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India. Il Paese delle grandi leggende. Di Stanislao de Marsanich

India. Il Paese delle grandi leggende. Di Stanislao de Marsanich

#iorestoacasa in India, il Paese delle grandi leggende. Dalle cascate di Nohkalikai a Darjeeling e Kalimpong dove soggiornò Tagore Di Stanislao de Marsanich per www.lagenziadiviaggi.it

18 Aprile 2020
Appunti di viaggio in India. Il Paese delle grandi leggende
Dalle cascate di Nohkalikai a Kalimpong doveso soggiornò Tagore 
di Stanislao de Marsanich per www.lagenziadiviaggi.it

Riordinare gli appunti di viaggio seduti a un tavolo di una tea room di Darjeeling a più di 2mila metri di altezza è di per sé un’ esperienza fantastica. Il caso vuole che siano le canoniche 5 del pomeriggio e dal balcone del Golden Tips, che si affaccia sulle vette del Kangchenjunga (i cinque forzieri della grande neve), terzo ottomila dell’Himalaya, il tramonto oscura lentamente il verde delle piantagioni di tè che dominano il paesaggio dall’Assam al Sikkim. Siamo nel Nord-Est dell’India per l'International Tourism Mart: una porzione di Paese per quarant’anni quasi inaccessibile ai turisti, e che oggi è un paradiso tutto da scoprire. Sede della fiera è Shillong, capitale dello Stato del Megalaya che in hindi e sanscrito significa, non a caso, dimora delle nuvole

In un paio di ore si raggiunge Cherrapunji, uno dei luoghi più umidi del pianeta. Un panorama inaspettato sulle piane fluviali del Bangladesh introduce a percorsi meravigliosi nelle foreste pluviali circostanti. La prima sorpresa sono i “ponti viventi” formati dalle radici dei ficus elastica, veicolate nella crescita fino a formare mirabolanti passaggi sopraelevati nella vegetazione. Il processo richiede almeno 15 anni e il risultato è quasi irreale. Per raggiungere il Double Decker Bridge di Nongriat ci vogliono almeno 6 ore di trekking tra andata e ritorno. Più accessibile è il Living Root Bridge di Riwai. Con un’oretta di cammino, accompagnati dai suoni della foresta si entra in un mondo fiabesco sulle rive di un torrente incontaminato. Un sogno che continua nel vicino villaggio di Mawlynnong, il Giardino di Dio, microesempio di sviluppo responsabile e sostenibile. Il paesino è stato più volte riconosciuto come il più pulito in Asia per la dedizione della popolazione all'ambiente. 

Il Megalaya è noto per il gran numero di imponenti cascate che nella stagione del monsone mostrano tutto il loro vigore. A una ventina di minuti da Cherrapunji si trovano le Nohkalikai Falls: 335 metridi caduta libera che terminano in una piscina naturale di un azzurro tenue che contrasta con il verde intenso degli alberi e con il marrone metallico della rupe retrostante. Come le altre cascate che si svelano a sorpresa tra la vegetazione e i banchi di nebbia (bellissime le Seven Sisters Waterfalls), le Nohkaliakai Falls legano il proprio nome a una leggenda. Una storia tragica che gli abitanti del posto invitano a raccontare per mettere in guardia bambini e visitatori dalle degenerazioni umane. Ka Likai era una vedova che viveva sulla montagna insieme alla figlia. Si risposò con un uomo che corroso dalla gelosia uccise la bambina e la diede in pasto alla moglie a sua insaputa. Presa dalla disperazionela donna si gettò dalla rupe che così prese il nome di caduta di Ka Likai.

Il fortissimo legame tra uomo e natura si ritrova nel Bosco Sacro di Mawphlang. Da oltre 500 anni la comunità di Mawphlang non permette che siano tagliate e portate fuori dall’area piante e fiori per non offendere gli dei. Ciò ha permesso la protezione di una biodiversità unica con più di 450 specie diverse di alberi, orchidee, insetti e animali in appena 80 ettari. Gli dei non sono insensibili alla devozione della comunità locale e permettono da sempre l’utilizzo delle erbe medicinali rigorosamente all’interno dell’area sacra, che è oggi un luogo unico dove mito, ambiente, tradizioni e ricerca (le erbe hanno realmente proprietà terapeutiche e curative) coesistono nella maniera più naturale possibile. La ricchezza di etnie, tradizioni, storie e costumi del Nord-Est dell’India è tale che pochi giorni non bastano peraverne un’idea completa. Prima di lasciare Shillong merita una visita il The Don Bosco Museum che fa parte del Don Bosco Centre for Indigenous Cultures, dove i salesiani (che parlano un italiano perfetto studiato a Roma) fanno un lavoro incessante per preservare e fare conoscere le diverse culture del territorio. 

A poche ore da Shillong,  Guwahati, nello stato dell’Assam, sorge sulle rive del Brahmaputra (il figlio di Brahma) che dal Tibet, dopo avere aggirato la catena himalayana, attraversa Arunachal Pradesh e l’Assam per entrare in Bangladesh, dove confluisce nel Gange. Un fiume la cui portata idrica è paragonabile al Rio delle Amazzoni e che la cui navigazione da Guahwati regala al viaggiatore un’esperienza unica tra città storiche, parchi nazionali, miti e monumenti religiosi che forse solo il Nilo permette. L ’esperienza del tramonto dalla nave sul bellissimo Tempio Kamakhya arroccato in cima alla collina Neelachal è meravigliosa. Il tempio sorge nel luogo dove la dea Shakti incontrava il suosposo Shiva. Inseguito a un litigio, Shiva fece esplodere la dea i cui resti caddero in diversi luoghi dell’India dove vennero elevate città sante. Lo yoni della dea (che in sanscrito indica i genitali femminili) cadde a Guwahati dove venne costruito il Kamakhya, luogo tantrico per eccellenza.

 Il percorso in treno da Guwahati a Alipurduar nel Nord del Bengala Occidentale è un viaggio nel viaggio. I vagoni sono mondi viventi dove commercianti, famiglie, turisti, religiosi convivono in una specie di confusione ordinata e non si riesce a scegliere se guardare con sfacciata invadenza e incredulità dentro gli scompartimenti aperti o fuori dai finestrini dove si alternano nel paesaggio villaggi, piantagioni di riso e di tè. Alipurduar è la stazione più vicina per raggiungere il bellissimo Jaldapara National Park situato ai piedi dell’Himalaya orientale. La sveglia all’alba è imperativa per potere assistere al sorgere del sole nella foresta a dorso d’elefante in attesa che il rinoceronte si avvicini ai corsi d’acqua. Passare l’alba tra foresta e prateria, assistere al risveglio dei cervi,dei leopardi dei cinghiali selvatici e fare colazione giocando con i cuccioli di elefante sotto gli occhi vigili della madre, vale da solo il viaggio. 

Non lontano sulla linea di confine con il Buthan,nel piccolo villaggio di Totopara sulla riva del fiume Torsha, vivono i Totos, una delle tribù più primitive del mondo, che con generosità accolgono i rari visitatori cercando di mantenere con orgoglio e grande dignità il proprio stile di vita. Partendo dalle piane di Jaldapara il percorso verso Kalimpong, nel Darjeeling, è una scoperta continua. “Dove sarà mai la strada del paradiso? Il cielo non rispose, solo le stelle scintillavano” . Così recitava Rabindranath Tagore, Nobel per la letteratura nel 1913 che a Kalinpong fu ispirato dalla incredibile alba che si gode  sul Monte Kangchenjunga

Lentamente cambia il paesaggio e cambiano etnie e culture. Lavicinanza con il Tibet, il Nepal e il Buthan si vede, si sente e si assapora. Ai teagarden che interrompono la foresta ricca di pini e conifere si alternano le stazioni della mitica Ferrovia Darjeeling Himalayan (Patrimonio Unesco) e i bellissimi monasteri buddisti in cui capita che i bambini che fanno il noviziato ti invitino a fare una partita a biglie nelle pause tra lo studio e le funzioni religiose.

Ormai è buio a Darjeeling ma la vita continua a essere intensa. Ai rumori del mercato, del traffico e dei festival etnici si uniscono i profumi che invitano a sedersi a tavola con un popolo straordinariamente ospitale e allegro. Intanto, non lontano daqui, nel Sikkim, iniziano i preparativi per il prossimo International Tourism Mart.

Stanislao de Marsanich, appunti di viaggio in India

Articolo originale pubblicato su www.lagenziadiviaggi.it del 19 lnovembre 2016

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