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La Poesia di Isabella Morra

La Poesia di Isabella Morra

La Poesia di Isabella Morra è la trasposizione reale degli stati d’animo di una giovane donna che insegue sogni e costruisce progetti, che coltiva le sue aspirazioni e le difende dagli assalti esterni. Di Maria Antonietta Elia

03 Marzo 2021

La Poesia di Isabella Morra è la trasposizione reale degli stati d’animo di una giovane donna che insegue sogni e costruisce progetti, che coltiva le sue aspirazioni e le difende dagli assalti esterni ricorrendo a diverse forme di evasione riconducibili alla sua condizione di solitudine esistenziale. “Fiore del deserto” *, Isabella espande il suo profumo in luoghi aridi e selvatici e resiste al vento che prepotentemente l’assale con il suo canto libero.

I versi della Poetessa come rivoli di una sorgente nascosta fra dirupi e fratte scorrono dal suo animo ora inquieto, ora trepidante, ora in preda a suggestioni dettate dalla speranza, ora rasserenato dalla luce di Dio. Se nei Sonetti si colgono in modo evidente le contraddizioni tra le aspirazioni di Isabella e l’ambiente nel quale sboccia la sua giovinezza, nelle Canzoni, in particolare nella dodicesima e tredicesima, assistiamo ad uno stemperamento di tali contraddizioni e ad una rivalutazione di quei luoghi considerati ostili e responsabili del fallimento dei suoi progetti di vita. Se nei Sonetti la “crudel fortuna” è più volte richiamata e avvertita come la “Natura matrigna” che non fa alcuna concessione a Isabella anzi le sottrae impietosamente le illusioni che sono fonte di vita, “d’ogni mio ben son cassa e priva” e “nel più bel sperar poi mi dispero”, nelle Canzoni si fa avanti una nuova risorsa che modella dolcemente l’animo di Isabella.
E’ “l’amor celeste” a distrarla dalla fallacità dei beni mondani e a sottrarla al “procelloso mar pien di tempeste”.

Se nei 
Sonetti si coglie la concretezza dei luoghi: “Siri mio amato”, “alto monte, valle inferna, fiume alpestre, ruinati sassi, selve incolte, solitarie grotte” e il riferimento a personaggi con i quali Isabella si relaziona: il caro padre, il re Francesco I, la signora di Senise, il poeta Luigi Alamanni, nelle Canzoni i luoghi già menzionati rappresentano delle oasi che concedono a Isabella la possibilità di trascendere il reale e di elevarsi nelle alte sfere per contemplare Dio.

E’ proprio in questi luoghi, precedentemente denigrati per la loro selvatichezza e oscurità, che Isabella contempla la bellezza di Gesù ed assiste ad alcune visioni, tutte legate all’esperienza terrena di Gesù. Questo passaggio, da una poesia che documenta la condizione esistenziale di Isabella tutta ancorata alla realtà ed espressione di stati d’animo comprensibili e propri di una giovane donna che si affaccia alla vita con gioiose aspettative ad una poesia “religiosa” che scopre una sua nuova dimensione, quella di estasi contemplativa, che riduce e poi annulla i richiami del mondo terreno e che la pone in uno stato di benessere spirituale, è graduale; infatti già nel decimo sonetto la poetessa, pentita “del suo cieco error”, “spera arricchirsi in Dio”. **

Nella tredicesima Canzone, Isabella infiammata dall’Amore divino si eleva negli spazi celesti “nel solare e glorioso lembo”, lì dove “è perfetta, matura e intera ciascuna disianza” come dice San Benedetto da Norcia, spirito contemplante presente nel Cielo di Saturno del Paradiso di Dante.

*Maria Antonietta Elia, “I sonetti di Isabella Morra” Ed. Adda – Bari a cura di Maria Antonietta Elia

**“Le Canzoni Religiose” di Isabella Morra Ed. Adda – Bari di Maria Antonietta Elia

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foto di Italia on the road

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