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Il paesaggio e l’estetica. Modernità del pensiero di Rosario Assunto, il filosofo del paesaggio.

Il paesaggio e l’estetica. Modernità del pensiero di Rosario Assunto, il filosofo del paesaggio.

Ogni paesaggio è unico ed irrepetibile, ed ha una sua forma. Ogni paesaggio nasce dall’incontro armonioso di Storia e Natura. E' una immagine spaziale del tempo, che racchiude in sé la memoria del passato e l’anticipazione del futuro.

19 Aprile 2021

ParkTime n. 13

Voglio essere un giardino e che alla mia fontana

colgano i tanti sogni nuovi fiori,
gli uni in disparte e pensierosi,
gli altri riuniti in muti conversari.
E quando vanno, voglio su di loro

far stormire parole come alberi,
e se riposano, agli immemori sonni
col mio silenzio origliare.

 

Rainer Maria Rilke [1]


Nello stesso palazzetto accanto alla Chiesa di Santa Lucia, nel centro storico di Caltanissetta, in cui nasce nel 1887 Pier Maria Rosso di San Secondo, nasce, nel 1915, il filosofo Rosario Assunto.
Siamo nel cuore della città, vicino allo storico mercato detto “Strata ‘a foglia” e di fronte alla Biblioteca “Luciano Scarabelli”.

Sono gli anni dell’intensa attività mineraria nei giacimenti di zolfo presenti nel circondario: economia in crescita – nel 1862 nasce in città il primo Istituto Minerario in Italia - ma il tempo è scandito anche dalle sciagure nelle solfare e dalla povertà di quelle famiglie che sono costrette a vendere i loro figli ancora bambini perché facciano i “carusi” nel sottosuolo. C’è a Caltanissetta anche un nutrito gruppo di intellettuali – Luca Pignato, Luigi Monaco, Salvatore Sciascia, Leonardo Sciascia, per citarne alcuni - che si incontra, discute, elabora un pensiero critico, che forma ed affascina i due giovani.
Le loro vite condivideranno, pur in due momenti storici diversi, non solo la casa di nascita, ma anche una serie di esperienze: gli studi al Liceo Classico “Ruggero Settimo” e poi, lasciata la Sicilia, l’Università, il lavoro, i viaggi, la passione per la cultura tedesca, il successo all’estero piuttosto che in Italia, una donna come compagna di vita, la piccola città natale sempre nell’animo.
Rosario Assunto si trasferisce a Roma con la famiglia tra il 1938 e il 1939, e dopo la laurea in Giurisprudenza si dedica alla Filosofia. Studioso appassionato, docente universitario, spazia dalla filosofia tedesca agli studi storici sul Medioevo, intrecciando in modo personalissimo storia, arte, letteratura, filosofia.

Negli anni del dopoguerra, in cui il tema prioritario è la gestione del territorio come risorsa per la crescita economica e la produttività, Rosario Assunto, in assoluta controtendenza, comincia a studiare il processo di disorientamento e di impoverimento che si accompagna a tale crescita: la perdita della Bellezza dei luoghi, una cultura che guarda solo all’utile e vede nella Natura soltanto un giacimento di risorse da sfruttare[2] [foto 1]. L’eliminazione della diversità, la ripetizione dell’identico in ogni luogo, la perdita delle peculiarità e delle identità delle città – la globalizzazione – condizionano il benessere della vita e abituano l’uomo ad un pensiero amorfo, prevedibile. La “distruzione della Bellezza” colpisce sia la campagna sia la città, ed è più vistosa proprio in Italia, dove “il paesaggio della memoria e della fantasia è stato ridotto a puro e semplice spazio della geometria”[3]. La sostituzione di giardini, piazze, edifici storici con rotatorie, aiuole, edifici “funzionali” ed anonimi, causa la scomparsa della “ciascunità” dei luoghi: “una via, una piazza, è quella che è, e non un’altra, perché qualificata dall’aspetto degli edifici che la fiancheggiano o la delimitano, oltre che dal percorso o dalla configurazione geometrica[4].

Il saggio di Marc AugèNon luoghi. Introduzione ad una antropologia della surmodernità” sarà pubblicato nel 1992.
Il paesaggio e l’estetica” di Rosario Assunto, opera quasi visionaria, viene pubblicata nel 1973.

Sono gli anni in cui la parola “paesaggio” è quasi sempre sostituita dalla parola “ambiente”, conseguenza del nascente interesse verso l’ecologia, l’inquinamento: e invece Rosario Assunto parla di paesaggio.

Ma che cos’è, per il filosofo, il paesaggio? È un’opera d’arte, uno spazio aperto, sia urbano sia naturale, limitato ma non finito, aperto all’infinito, caratterizzato da una “unità di stile” che gli dà forma. Ma non esiste, per Rosario Assunto, un canone estetico unico che possa definire il paesaggio: si tratta di individuare, per ogni singolo caso, quegli elementi che qualificano e connotano lo spazio rendendolo “metaspazio”. Ogni paesaggio è unico ed irrepetibile, ed ha una sua forma. Ogni paesaggio nasce dall’incontro armonioso di Storia e Natura[5]. È unico il paesaggio delle Marche che genera in Leopardi il senso dell’infinito, sono uniche le strade di Torino che per Nietzsche sembrano condurre direttamente alle Alpi. Nell’incontro tra la città e il paesaggio nasce un “metaspazio”, in quanto i due elementi comunicano e si arricchiscono a vicenda. [foto 2]

Il paesaggio è l’infinito della città, il completarsi della città in una realtà dalla quale la città riceve un senso che la oltrepassa, che la colloca al centro di un orizzonte più vasto, potenzialmente illimitato. Ma anche la città è l’infinito del paesaggio al quale conferisce valore, perché anche la presenza della città concorre a fare dello spazio un paesaggio. Sarebbe altrettanto bello il golfo di Napoli senza Napoli? O la costa delle Cinque terre senza i paesi che vi compaiono?[6]. [foto 3]
La continuità del passaggio dalla città al paesaggio viene purtroppo spezzata dal sorgere delle periferie, che negano la Bellezza, in quanto incuranti del “metaspazio” e della dimensione temporale. Rosario Assunto ritiene infatti che un paesaggio è una immagine spaziale del tempo, che racchiude in sé la memoria del passato e l’anticipazione del futuro. E i luoghi della civiltà industriale appaiono al filosofo fondati sulla negazione della memoria e della continuità, il volto degradato di una modernità che ha smarrito i valori dell’Estetica.

Ma quale deve essere, allora, il comportamento dell’uomo? Come può restituire Bellezza ai luoghi e riappropriarsene? Rosario Assunto ritiene che l’uomo, dotato di capacità di critica e capacità di scoperta, abbia il dovere di studiare filosoficamente la Natura così come studia filosoficamente l’Arte, e abbia anche il dovere di tutelare e conservare il patrimonio artistico e paesaggistico che proviene dal passato, in una visione olistica che consideri i luoghi non soltanto come spazi da riempire, ma come opere d’arte in cui ogni luogo è una forma in cui trova espressione estetica la Storia.

Un mondo che è nello stesso tempo città e paesaggio, un mondo nel quale c’è dialogo e integrazione tra spazio urbano ed extra-urbano “la città nel paesaggio (la città che è nel paesaggio, in quanto spazio extracittadino, ma non si oppone ad esso, non lo nega) attesta, allora, e quasi sancisce, l’infinito del paesaggio: il quale a sua volta è l’infinito della città, nella quale esso non finisce. Il paesaggio extracittadino, infatti, può avvolgere la città, come nelle città murate, ovvero variamente compenetrarsene” [7]. [foto 4]

L’uomo dunque non deve dimenticare la Natura, ma vivere in essa cercando una dimensione di armonia e di equilibrio. E soprattutto l’uomo deve creare giardini: “Non altra salvezza vi può essere per la città moderna ed i suoi abitanti, cioè per noi tutti, uomini che viviamo in questa età dimentica della natura e della bellezza, se non quella che potrebbe venire da un ribaltamento dell’urbanistica in giardinaggio su vastissima scala. Un’urbanistica che esplicitamente si proponga di sostituire al modello della città tecnologico-industriale quello di un giardino popolato di abitazioni, luoghi di lavoro e servizi: un giardino la cui estensione dovrebbe coprire tutta l’area al presente invasa dalle costruzioni intensive[8].[foto 5]

Per Rosario Assunto, dunque, il giardino – così come il paesaggio - è lo spazio privilegiato di dialogo tra l’uomo e la Natura, perché per contemplare il paesaggio bisogna viverlo. L’uomo, nell’atto della contemplazione, dissolve la finitezza della propria vita con l’infinitezza della Natura, e recupera la dimensione del tempo della vita, elevando la propria mente ad una contemplazione che gli regala la felicità esistenziale di sentirsi oltre il tempo finito della Storia.

Chi dovesse scrivere la storia del paesaggio si troverebbe subito senza soccorso, in balia di una cosa che a lui è incomprensibile, estranea, lontana. Ché noi siamo abituati alle forme umane, e il paesaggio non ne ha una; noi siamo abituati a pensare dietro ogni gesto un atto di volontà, e il paesaggio non vuole, anche se si muove. Le acque scorrono, e in esse ondeggiano e tremano le immagini delle cose e nel vento che anima le fronde dei vecchi alberi crescono a poco a poco i giovani boschi: crescono verso un futuro che noi non vivremo mai. Con gli uomini siamo abituati a intuire molto dalle loro mani, moltissimo poi dal viso nel quale come su un quadrante sono visibili le ore che reggono e pesano nel tempo della loro anima. Il paesaggio invece non ha mani, non ha faccia – oppure è solo faccia, e appunto per questa sua grandiosità, per la incommensurabilità delle linee del suo volto, impressiona e avvilisce l’uomo quasi come quella “apparizione di spiriti” [Geistererscheinung] che si vede in un noto disegno del pittore giapponese Hokusai[9].
 Rainer Maria Rilke 


Fotografie di Donatella Frangiamone: Docente e Presidente dell’Associazione fotografica “Fotonauti” di Caltanissetta. Ha all’attivo alcune mostre fotografiche personali e collettive e la partecipazione a rassegne e concorsi nazionali (www.fotonauti.it/)

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[1] Rainer Maria Rilke, Poesie, Giulio Einaudi Editore, a cura di Giuliano Baioni
[2] Rosario Assunto, La natura, le arti, la storia. Esercizi di estetica, Guerini e Associati, Milano 1990, p. 23
[3] Rosario Assunto, Il paesaggio e l’estetica, 2 voll., Giannini Editore, Napoli 1973, vol. I, p. 7. Ristampato nel 2006, ed. Novecento.
[4] Rosario Assunto, Il paesaggio e l’estetica (1973), cit., vol. I, p. 31.
[5] Cfr. Rosario Assunto, Iniziazione a un’altra Sicilia, saggio introduttivo a Mario Giorgianni, La pietra vissuta, fotografie di Giuseppe Leone, Sellerio Editore 1978
[6] Paola Giacomoni, 5 giugno 2015, in 
[7] Rosario Assunto, Il paesaggio e l’estetica (1973), cit., vol. I, p. 44
[8] Rosario Assunto, Il paesaggio e l’estetica (1973), cit., vol. I, p. 285.
[9] Rainer Maria Rilke, Del Paesaggio e altri scritti, Piccola Biblioteca Adelphi, 202


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