Nella valle del Casentino che ha ispirato Emma Perodi per il suo capolavoro, in passato la viticoltura era molto diffusa. Già Lorenzo il Magnifico ne esaltava la qualità e ne inviava come dono prezioso alla corte pontificia
VINI IN CASENTINO
Tini, bigonci e botti
Nella valle del Casentino che ha ispirato Emma Perodi per il suo capolavoro, in passato la viticoltura era molto diffusa; ne sono testimonianza alcuni documenti che risalgono ai secoli XV e XVI: una lettera datata 1491 che Lorenzo il Magnifico a Roma Piero Alamanni all’ambasciatore nella quale esalta la qualità del vino casentinese che ha inviato come dono prezioso alla corte pontificia : "Tre dì or sono vi mandai due some di vino, di quelle due sorte di Casentino, et doveranno esser costì presto, perché questi tempi sono a proposito, et freschi: desidero che si conduchino in modo, che rieschino come sono qui alla botte, che parecchi anni fa non ci furono i migliori…".
Machiavelli nel poema incompiuto “L’asino” (cap.4, vv. 34/36) cita il vermiglio del Casentino paragonandolo al Chianti : “Ancor questa guastada porta piena Di vin, che ti parrà, se tu l’assaggi, di quel che Val di Grieve e Poppi mena”.
Anche nel Seicento, non manca un indizio addirittura di sperimentazioni enologiche nei monti casentinesi, come si evince dall’erudito settecentesco Angelo Maria Bandini che nel suo famoso “Odeporico del Casentino”, percorrendo la via della Consuma, annota quanto segue: “Vedei la bella villa detta di Loretino, dove la prima volta furono nel secolo passato introdotti i vitigni dell’Aleatico, fatti venire dalla Grecia”.
In tempi recenti i ricercatori del CREA (Centro Vini del Casentino) hanno recuperato 21 varietà autoctone ancora presenti in piccoli vigneti secolari come il morellone del Casentino, il sanvicetro, la sepaiola e hanno rivitalizzato l’antica tradizione di “vino vermiglio” delle colline della valle: note sono le etichette di Poggiotondo, Civettaja con il suo famoso Pinot nero, il Borbotto rosso prodotto alla Mausolea è affinato nelle grandi botti di legno della cantina storica, la cantina di Ornina può vantare tre etichette per il rosso e una per il bianco.
La manifestazione autunnale “Il gusto dei Guidi” che annualmente viene organizzata a Poppi, è un festival del vino che valorizza la produzione locale ed ha raggiunto notorietà nazionale.
Di questa secolare tradizione non poteva non tener conto la scrittrice Emma Perodi che nella cornice che precede la novella “Lo sposo di Oretta”, narra di Carlo Buoni, il giovane fidanzato dell’Annina, la nipote di nonna Regina, figlia di Maso, che intende mettere a Farneta una cantina : “ Per ora avrebbe comprato le uve dai contadini per fare con quelle un tipo di vino che sperava smerciare bene, mercè i molti rapporti che aveva con albergatori di fuorivia; in seguito si sarebbe dato anche alla coltivazione delle vigne. Intanto però affidava a Maso la direzione della cantina e gli assegnava la metà degli utili …. Carlo e Maso visitarono subito la tinaia di Farneta e stabilirono il numero e la capacità dei vasi da vino che occorreva comprare … Maso girava le fattorie in cerca di tini, di botti e bigonce e quando non trovava vasi usati, li ordinava a Poppi …”.
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Foto della Mausolea, antica fattoria dei monaci camaldolesi gestita oggi da una cooperativa agricola . Le prime due foto sono
delle antiche cantine e l'altra della cantina moderna.