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Il volto ritrovato di Francesco Petrarca

Il volto ritrovato di Francesco Petrarca

Il cranio del Petrarca purtroppo non è assieme alle sue altre ossa nella celebre tomba di Arquà Petrarca, ma esiste un suo calco e si trova nel Museo di Antropologia di Padova. Ne parliamo con il dott. Nicola Carrara, curatore del museo.

20 Ottobre 2021

ParkTime Magazine n. 17

A luglio il Parco Letterario® Francesco Petrarca ha presentato il libro del Prof. Claudio Povolo "Il frate, il conte e l'antropologo. Tre personaggi in cerca di Francesco Petrarca in Arquà" Omaggio a Petrarca che ricostruisce le vicende che hanno interessato le ossa di Francesco Petrarca, conservate ad Arquà Petrarca all’interno dell’arca marmorea posta davanti alla chiesa di Santa Maria Assunta. 

È ormai assodato che il cranio purtroppo non è più quello originale, anzi è di una donna, ma esiste ancora un calco in gesso realizzato usando le misurazioni effettuate dall’antropologo Canestrini, professore dell’Università di Padova, che aveva potuto vedere il cranio originale, prima della scomparsa. 

I suoi disegni, misure e il profilo frenologico sono contenuti nella sua pubblicazione del 1874 “Le ossa di Francesco Petrarca: studio antropologico”. Libro di Canestrini 

Il calco venne realizzato nel 1873 da Flippo Fanzago, Ferdinando Moroni e B. Belzoni ed è conservato attualmente nel museo di Antropologia dell’Università di Padova, Palazzo Cavalli. Calco del cranio di Petrarca 

Ne parlo oggi con Nicola Carrara, conservatore del Museo.


Claudia: dottore, innanzitutto questo calco è visibile al pubblico? 

Nicola: attualmente no, in quanto sono in corso il lavoro di un grande progetto dell’Università che riguarda la realizzazione di un nuovo Museo della natura e dell’uomo. La sua apertura è prevista tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 e fa parte del palinsesto delle attività per festeggiare gli 800 anni dell’Università patavina, fondata ufficialmente nel 1222. 

Questo museo unirà quattro musei esistenti: Antropologia, Zoologia, Mineralogia e Geologia e Paleontologia. L’impronta generale è naturalistica, ma essendo universitario puntiamo sulla storia delle collezioni, di come nascono e del loro legame con l’attività di studio e ricerca fatto dall’Università a partire dal 1700. 

Per quanto riguarda la figura di Canestrini, è sicuramente il padre comune per il Museo di antropologia e zoologia. Arriva a Padova nel 1869 e ottiene la cattedra di zoologia e di anatomia comparata, ma poi, per sensibilità sua, fa partire un corso di antropologia che era uno dei primi in Italia e comincia a raccogliere collezioni di interesse antropologico. Si può dire quindi che sia stato uno dei primi antropologi sul campo in Italia. 

Proprio a seguito di questo ruolo, nel 1873 viene incaricato di seguire le operazioni della apertura del sarcofago marmoreo di Arquà, per studiare i resti di Petrarca con le più avanzate tecnologie dell’epoca con foto, disegni, misurazioni e realizzazione di un calco. Solo che, come scrive lui stesso nel resoconto del 1874, il cranio, una volta aperta la tomba si disgrega in pezzi non diagnostici a contatto con l’aria. Subito si notano delle incongruenze: se il cranio si sgretola dopo pochi minuti dall’apertura, come ha fatto ad effettuare quelle cinquanta misurazioni e i disegni, che corrispondono al calco? 

C’è qualcosa che non torna tra quello che racconta e i dati oggettivi che ritroviamo.

Comunque, nel museo ci sarà una sala dedicata a Canestrini, zoologo, antropologo e archeologo e quindi sarà visibile il calco.

Claudia: Lei collabora con Arc-Team, un gruppo di esperti di archeologia e beni culturali, che ha realizzato delle ricostruzioni facciali di personaggi importanti che hanno caratterizzato la storia di Padova, che sono state protagoniste di due mostre, FACCE, i molti volti della storia umana nel 2015 e la più recente Imago animi. Volti dal passato del 2018. In entrambe le mostre un posto importante spetta proprio a Francesco Petrarca. 

Nicola: Per varie ragioni, un giorno mi sono trovato sulla scrivania tre visi ricostruiti: uno di un fossile di australopiteco, l’altro di una mummia egizia del museo di antropologia e il terzo erano in realtà più calchi facciali legati al tema delle razze. Da qui l’idea di approfondire l’idea del viso e con il team abbiamo lavorato per ricostruire i visi dei fossili legati alla storia umana e poi dei personaggi legati a Padova, come Sant’Antonio, Beato Luca Belludi, Giovan Battista Morgagni (il padre della medicina patologica) e appunto Francesco Petrarca, come spiego nella mia intervista Intervista Nicola Carrara 

Claudia: Parlando di crani e ossa, vi si immagina un po’ come quelle serie televisive, Bones o Csi

Nicola: In effetti in comune abbiamo la tecnica della “ricostruzione forense“ che nasce proprio in contesto investigativo, per scoprire un’identità scomparsa di qualcuno di cui si ha solo lo scheletro e bisogna riattribuire un’identità.

Agli albori, parliamo di metà anni Novanta, gli esperti erano quasi degli artisti, ma dall’avvento dei software è un metodo che ha un buon riscontro scientifico con 80 e 90 % di attendibilità, anche se qui non dovevamo scoprire di chi fosse il cranio, già sapevamo che era di Petrarca. 

Claudia: Fa un po’ soggezione avere in mano un cranio, per Lei è un lavoro, ma all’inizio cosa ha provato? 

Nicola: L’antropologo lavora spesso con i crani. Con il primo scheletro da studente la prima cosa a cui pensavo, era di immaginarmi il volto della persona a cui era appartenuto, magari la sua storia. 

Claudia: E adesso state lavorando ad altri volti? Chi sono i committenti? 

Nicola: Sì, ci capita ancora di lavorare per alcuni altri visi, devo dire molti sono di santi, infatti il prossimo riguarda San Teobaldo, a Badia Polesine. La venerazione popolare parte dal viso, perché dei santi non c’è spesso una fisionomia, quindi viene spesso richiesta una ricostruzione che sia corretta dal punto di vista scientifico. 

Claudia: Com’era il volto di Francesco Petrarca? 

Nicola: Innanzitutto specifico che la ricostruzione forense restituisce il volto nell’età della morte. 

Il viso di Petrarca è proprio quello un uomo di 70 anni e sappiamo che Petrarca muore proprio di quell’età. Per quanto riguarda la pelle, ci sono delle informazioni generali che possediamo in merito a come la pelle si altera nel tempo, sono standard di partenza. Il calco poi dà il volume della muscolatura, abbinando le caratteristiche tipiche dell’età ai dati storici in possesso su Petrarca. Ne è uscita una persona decisamente in salute, ma senza tratti speciali. Insomma, grazie a Canestrini abbiamo il volto di Petrarca, anche se purtroppo il teschio che si trova nella tomba di Arquà non è più quello del poeta, sulla cui sorte non abbiamo notizie certe.

Claudia: Bene, grazie mille e visto che Canestrini era originario della Val di Non, magari scopriremo che il cranio del poeta si trova proprio da quelle parti!


Nicola Carrara è conservatore del Museo di Antropologia dell'Università di Padova dal 2000. Biologo, collabora come antropologo fisico in molti scavi archeologici sia italiani che stranieri e come perito in contesti forensi. Come conservatore si occupa del riordino, studio, catalogazione e valorizzazione delle collezioni museali. Ha pubblicato più di cinquanta lavori dedicati ai suoi campi di interesse su riviste italiane e internazionali o come capitoli di libri. Ha ideato e collaborato alla realizzazione di una decina di mostre temporanee di ambito scientifico. Dal 2013 ha iniziato, assieme ad altri professionisti del settore, il progetto “FACCE” con lo scopo di ricostruire i volti di importanti personaggi storici o dei nostri antenati sulla linea evolutiva umana.


Visita il Museo di Antropologia dell'Università di Padova


Photo credits:
foto principale: calco del cranio di Petrarca, Università di Padova, Museo di Antropologia.
prima foto: viso di Petrarca ricostruito con tecniche analogiche, come è apparso nella mostra Facce: i molti volti della storia umana (Padova, 2015). 
seconda foto:  Il cranio di Petrarca come immortalato dal disegnatore dell’équipe di Giovanni Canestrini, alla riapertura della tomba nel 1873 (da Le ossa di Francesco Petrarca: studio antropologico, Padova 1874).
Terza foto: La tomba di Francesco Petrarca ad Arquà Petrarca (SdM)
quarta foto: immagine di Petrarca all'interno della Casa del Petrarca di Arquà Petrarca

La mano di Francesco Petrarca
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