Home Mission Parchi Viaggi Eventi Almanacco Multimedia Contatti
Torna all'Almanacco
Il Parco di Monza

Il Parco di Monza

Il Parco di Monza fu istituito il 14 settembre 1805 per volontà dell'imperatore Napoleone per farne una tenuta agricola modello e una riserva di caccia, ma anche per preservare l’area dal disboscamento che in quegli anni interessava l’intera Brianza

20 Ottobre 2021

ParkTime Magazine n. 17

Il Parco di Monza fu istituito il 14 settembre 1805 per volontà dell'imperatore Napoleone con lo scopo di farne una tenuta agricola modello e una riserva di caccia, ma anche per preservare l’area dal disboscamento che in quegli anni interessava l’intera Brianza. La costruzione iniziò nel 1806, per volere del viceré Eugenio di Beauharnais, sui terreni a nord della Villa e dei Giardini Reali voluti da Maria Teresa d'Austria già nel 1777. Giuseppina Bonaparte chiede al figlio Eugenio di costruire un parco più grande di quello di Versailles. Il suo desiderio verrà esaudito: infatti mentre Versailles occupa un’area di 250 ettari, il Parco di Monza sarà di ben 700 ettari. 

In quegli anni Luigi Canonica, di origini svizzere, già allievo del Piermarini, era architetto "nazionale" della corte francese e venne incaricato della progettazione dell'opera, considerata da lui stesso in una lettera, come una "straordinaria incombenza". Il nuovo Parco si estende verso nord, quasi a lambire i primi rilievi collinari brianzoli. Vengono comprati i terreni, vasti circa 5 kmq dai proprietari locali, principalmente dalla Chiesa e dalle famiglie nobili, come i Durini e i Gallarati Scotti. L'acquisizione dei terreni avviene in tre riprese, dal 1805 al 1808; subito dopo si procedette alla costruzione del muro di cinta, utilizzando, tra l'altro, i resti del castello e delle mura medievali di Monza. Intorno al 1808 il Parco di Monza diventa così il più esteso parco cintato d'Europa, con un muro di recinzione lungo 14 km. 

All'interno della cinta muraria furono compresi campi agricoli, strade, cascine, ville e giardini preesistenti e ora facenti tutti parte del complesso, quasi un compendio del territorio agricolo lombardo. Il significato di tale operazione fu soprattutto politico: la costruzione di un parco come Versailles avrebbe provocato malcontento nella popolazione locale, mentre sembrava più giustificato un Parco di Monza, mantenuto a tenuta agricola, con serre botaniche, orti e frutteti. 

Il Canonica modella e modifica le strutture esistenti, abbatte le cascine di "cadente struttura" e preserva invece i complessi paesaggistici importanti come le ville Mirabello e Mirabellino, trasformandoli e ingentilendoli con elementi di stile neoclassico in collegamento con quello della Villa Reale. Furono individuate tre zone principali, corrispondenti ad ambienti naturali diversi: la zona vicina alla Villa Reale, a sud, mantenuta a giardino e campagna aperta; la zona a nord, sicuramente la più indicata allo scopo, venne piantumata a bosco, il cosiddetto "Bosco Bello", funzionale soprattutto alla caccia; la fascia lungo il fiume Lambro, in posizione inferiore rispetto alle ville e alla parte agricola centrale, mantenuta con vegetazione riparia da zona umida. Per collegare le diverse zone del Parco, Canonica creò un asse principale Nord-Sud, il viale Mirabello e il suo proseguimento, il viale del Gernetto, che porta sino al "Rondò della Stella", al centro del "Bosco Bello". Trasversalmente a tale viale una rete di viali secondari distribuisce i percorsi in tutto il Parco. 

 La strutturazione del vasto territorio, agricolo e boschivo con l'adattamento e la trasformazione delle cascine e delle importanti architetture di ville esistenti all'interno del territorio del Parco, la costruzione e il riordinamento di ampi viali rettilinei alberati, il modellamento del terreno e l'adeguamento del sistema idrico alle nuove esigenze del Parco, hanno dato vita ad un Parco senza precedenti, ancora oggi, unico nel suo genere. 

  Vagando d'oltremonte
 chi è che non abbia inteso parlare del real parco di Monza
 le cui amenità gli procacciarono tanta rinomanza? 

  Qual visitatore non si sia fermato ad ammirare 
 la più annosa e romantica selva 
 che nessun altro parco d'Italia può vantare? 

 E’ difficile rinvenir un pezzo di così simile visuale
un sì sorprendente panorama
con la sua magnifica Piazza Circolare
e gli otto maestosi alberati viali. 

 Nessuno incontra altrove 
una sì ampia selva che si estende da mezzogiorno a levante 
per due miglia circa 
coi suoi boschi forti di roveri e le 500 pertiche 
e il grande Rondò dove il Bosco poi diventa Stella. 

 Una sì tale meraviglia passò nel progresso dei tempi
in proprietà dei claustrali di S. Maria delle Selve
e divenne sacra alle popolazioni dei paesi vicini
che vi eressero nel mezzo della selva un tempietto
dedicandolo a Nostra Signora del Soccorso.

 In conseguenza di ciò
 ogni anno, per tanti anni a venire, il 15 di agosto,
 si celebrava il voto di riconoscenza
 con la grande festa nel bosco bello.

 V’eran feste e balli nelle Ville di Delizia.
 Dame e cavalieri con animo tripudiante
 procedevano accoppiati nel cammino
 battendo colla palma aperta sulla pelle d'un tamburello
 che effondeva un suono fragoroso
 e copriva gli strumenti campestri e le più semplici amorose canzoni

 a questa si susseguivano tre giorni di fiera
 era festa di galanterie e di manifatture
 frequentatissima, come era costume,
 presso gli abitatori delle rive del Lambro

 che si intrattenean in grandi balli
 e mangiate fino all’alba.

 Splendevan di metalli gli uomini d'arme
 e si vedean svolazzare le piume
 sui loro cesellati cimieri.

Lungo i sentieri che portavan alle Ville
 v’erano erbe odorose e fiori. 
Era bello vedere quella gioventù briosa
 ballare la danza dell'amor felice e della cortesia amorosa
 eseguire il balletto della barriera
 o il salto del fiocco.

 Altrove si vedevano svelti ragazzi
 arrampicarsi sull’albero liscio
 con su appesi stendardi sventolare
 e premi per i vincitori

 e giovani cavalieri a cavallo
 che giostravan festosamente
 e cantastorie che narravano storie d’amore e d’avventure.

 Tutt’intorno echeggiavano canti di gioia
 spari di schioppi, armonie fragorose di gighe,
 di tiorbe e di flauti.
 Vi erano giocolieri, burattini,
 danzatori coi contrappesi
 venditori di amorose storielle
 divertimenti di ciarlatani. 
 Era una gran festa di nobili famiglie e di cuori.

Antonetta Carrabs
Presidente della Casa della Poesia di Monza
Immagini a cura della Casa della Poesia di Monza
Creazione Siti WebDimension®