Tutti noi combattiamo nella nostra esistenza per la vita e c'è chi questa vita l'ha impegnata combattendo nello sport, attraverso una disciplina che non le apparteneva perché culturalmente lontano dal suo mondo
Tutti noi combattiamo nella nostra esistenza per la vita e c'è chi questa vita l'ha impegnata combattendo nello sport, attraverso una disciplina che non le apparteneva perché culturalmente lontano dal suo mondo, racchiuso in un'isola ricca di storia, di atleti e combattenti, portati oggi alla attenzione del grande pubblico attraverso la scoperta della statuaria di Monti Prama, rinvenute nel sud est dell'isola di Sardegna.
Elio Dessì appartiene a questo nostro mondo, forse ha ereditato una parte del DNA dei nostri padri, certamente l'altezza, noi sardi per la troppa insularità non siamo particolarmente alti, ma qualcosa altro lo ha accompagnato in questo percorso di vita, perché incuriositosi fin da giovane età delle arti marziali, a mio avviso dovuto ancora al nostro DNA del guerriero, ha abbracciato la più importante cultura orientale, che lo ha condotto inizialmente nella prestigiosa Accademia Nazionale Italiana di Judo e come molti sardi, per meglio comprenderne l'essenza materiale e spirituale della disciplina, ha dovuto prendere la via dell'esodo per approfondire ed allargare il suo orizzonte, dedicandosi allo studio dell'arte della spada, come i nostri guerrieri Shardana, nelle università più prestigiose d'arti marziali di Waseda a Tokio, a Osaka e Kioto, seguito da celebri maestri giapponesi.
Questo percorso culturale e sportivo le consentì di apprendere l'arte del samurai, diventando temibile spadaccino e indomito arciere a cavallo. Lo stretto insegnamento di uno dei maestri di una grande famiglia nobile giapponese Kenzo Nhishinoara lo rese un abile “spadaccino” portandolo a praticare l'arte del Kendo a livello internazionale e sin dentro il Giappone, sfidando e superando atleti internazionali in casa propria. L'esperienza le fece comprendere che il Kendo non era una semplice pratica sportiva, ma una vera disciplina strettamente connessa allo Zen, uno stile di vita che trasformerà Elio sino ai nostri giorni. Quando lasciato l'arte del guerriero non depose certo le armi, perché la vita lo chiamò ad un nuovo incontro, ma con la malattia, che in parte ha già sconfitto ma che ancora combatte, facendo uso di quella filosofia orientale che le ha permesso di ridurre la vita all'essenziale nella ricerca del proprio bene. Filosofia che ogni giorno fa propria e cerca di trasmettere, così come ha fatto dal letto dell'ospedale coinvolgendo lo stesso primario che lo ha operato. A due anni dall'ultima sfida che la vita le ha programmato, Elio così, con le sue parole ed una poesia, ricorda quell'incontro:
“Esattamente due anni fa ebbi la grave emorragia di sangue dalla bocca dopo il distruttivo intervento alla lingua alla gola e ai denti...dopo diverse anestesie e trasfusioni finì per sette giorni in rianimazione, ma il signore onnipotente non ha fischiato il novantesimo e mi ha concesso i tempi supplementari per finire la mia missione...ecco come ho commemorato quei ricordi:
L'onda impetuosa del maestrale percosse le cime dei ginepri che facevano corona alla chiesa di San Michele poco distante dalla stecca bianca e ben visibile dal mio letto dell'ospedale del reparto di otorinolaringoiatria... s'infranse sui muri antichi... E tutto terra e rocce apparvero diversi nei toni di un colore che non apparteneva al sole.
Poi, le fauci impetuose di una raffica mi travolsero e solo un infelicità viscerale, fu l'ultima coscienza.
Il triste Dio della notte mi avvolse nel suo manto e tutto divenne nero e silenzio.
Precipitavo in un cunicolo stretto e buio che poi divenne il caos...
Nemmeno un suono.
Tocai quegli istanti che sono l'eternità, in un universo probabilistico di
Stelle caotiche e nel vortice di giri concentrici che si andavano restringendo, fini la mia vita nell'incubo....
E mi svegliai...
Forse, come Cristo o Shiddarta, possedevo il potere della resurrezione?
O forse, se ad un anima è consentito di reincarnarsi in diverse esistenze, avevo percorso mondi e galassie, come Andromeda nebulosa in altre forme di vita, in un tempo che ha tempi diversi dai nostri, in un altrove estraneo ed inaccessibile al mondo reale che, diviene spazio-tempo nello schermo illusorio tetradimensionali del sogno?
Ed approdai, in quel labirinto geometrico, luogo di quei mille luoghi che compongono la realtà....