Gli studenti della scuola di Cireglio (Pt) in scena nel Castagneto di Castello con una recita tratta dal racconto di Petrocchi “Il matto di Carpineta”, riadattato per l'occasione dalle insegnanti
Castello di Cireglio, paese montano del Comune di Pistoia, è sede dall'aprile 2021 del Parco Letterario intitolato al lessicologo e scrittore Policarpo Petrocchi, che ivi nacque e spirò.
A poca distanza, percorrendo un breve tratto di sentiero nei boschi, arriviamo in un suggestivo castagneto a lui dedicato. Si tratta di una deliziosa selva, recuperata grazie all'intervento dei volontari del Parco Letterario, dalle sembianze di un vero e proprio “Anfiteatro” romano. Questa sua particolare conformazione fa sì che il Castagneto venga impiegato per rappresentazioni teatrali, come lo spettacolo della compagnia di Massimo Fochi che lo scorso luglio ha messo in scena “La tempesta” di Shakespeare.
Nel Castagneto si esibirono alcuni anni fa anche gli alunni dalla nostra scuola primaria, ubicata a Cireglio, località poco distante da Castello, e allo stesso autore intitolata.
I bambini e le bambine, magistralmente preparati dalla maestra di musica, si esibirono in canti e balli e i ragazzi della classe quinta inscenarono la recita tratta dal racconto di Policarpo “Il matto di Carpineta”, rivisitato e adattato dalle insegnanti per l'occasione.
Ma perché parlare di teatro a scuola? Perché il teatro costituisce uno degli strumenti più potenti per lo sviluppo dell'empatia, ovvero la capacità di calarsi nell'intimità dell'altro e di percepirne emozioni e sentimenti. Nella società attuale, infatti, ormai proiettata verso traguardi prettamente digitali, le relazioni tra le persone stanno perdendo sempre più la loro autenticità, per dirla in altre parole: siamo sempre “più connessi virtualmente” e sempre “più disconnessi sul piano umano e sociale”.
E purtroppo sono soprattutto i più piccoli a farne le spese, in quanto gli apparecchi tecnologici stanno sostituendo in modo preoccupante il gioco simbolico per eccellenza, “Il far finta di...”che, invece, riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel riconoscimento delle proprie emozioni e di quelle degli altri, poiché permette di entrare in contatto con la propria e l' altrui interiorità.
E quindi niente di meglio che proporre ai ragazzi di vestire i panni di altri personaggi così da favorire l'acquisizione di nuove consapevolezze e la maturazione di comportamenti e atteggiamenti all'insegna dell' empatia.
In fin dei conti i cosiddetti “Bulli” non sono altro che ragazzi “Emotivamente analfabeti”.
E allora...emozioniamoci nel Castagneto di Policarpo!
Il matto di Carpineta
“Lo sa dove resta Carpineta? Mi diceva una donna dei mi' posti tagliando l'aria con una mano verso i poggi; di lì e là... è un pezzo in là.
E' stato sempre un paese di gente curiosa: matti, balzani, capiscarichi se ce ne sono mai stati, lo sa Gesù! Ma questo che le racconterò superava tutti, tanto è vero che per la montagna è rimasto in proverbio.
Era figlio di una vedova, alto e anche di bell'aspetto, ma con quel poco di cervello che si ritrovava non ne faceva una buona. Era la disperazione di sua madre che con consigli e insegnamenti cercava di rimettergli la testa a posto...ma era tutto inutile!”
Il matto deve recarsi al mulino per far macinare un sacco di grano; la madre si raccomanda che il mugnaio non lo prenda tutto ma che, come ricompensa, ne prenda un “bozzolo per stajo” e, visto che per arrivare deve passare per diversi paesi, suggerisce al figlio di ripeterlo nella sua mente fino a destinazione... e da qui, al Matto, capiteranno una serie di disavventure!!
Silvia Panerai