Le spettacolari pareti rocciose del canyon hanno da sempre affascinato gli innumerevoli viaggiatori che si avventuravano nelle terre d'Abruzzo. Tra questi vanno ricordati gli inglesi
Richard Keppel Craven e
Edward Lear, entrambi autori di interessanti resoconti di viaggio, che ci danno una descrizione dettagliata dell’Abruzzo della prima metà dell’800.
Poi negli anni venti arrivarono le Ferrovie dello Stato e costruirono la diga di San Domenico al Sagittario, per alimentare la centrale idroelettrica di Anversa.
Una parte delle gole fu definitivamente sommersa e il canyon divenne tristemente silenzioso. Solo a valle di Anversa, grazie alle abbondanti sorgenti del Cavuto, il fiume Sagittario riprende vita e ricompare così la preziosa vegetazione acquatica.
A difesa dell'ambiente umido delle sorgenti e della flora rupicola delle gole (fortunatamente conservatasi intatta), si è deciso di istituire nel 1991 l'Oasi WWF delle Gole del Sagittario, che poi nel '97 è divenuta una riserva naturale regionale di 450 ettari.
Grazie all'intervento della Riserva le acque del Sagittario sono tornate a cantare.
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