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Giornata della Poesia e delle Foreste nel Parco Letterario Francesco De Sanctis

Giornata della Poesia e delle Foreste nel Parco Letterario Francesco De Sanctis

21 Marzo 2020

Con il Patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco e 
il Patrocinio dell'Accademia Nazionale di San Luca
I Parchi Letterari in collaborazione con la Società Dante Alighieri 
Vi invitano a celebrare insieme la
Giornata Mondiale della Poesia indetta dall’Unesco

e la
Giornata Internazionale delle Foreste istituita dalle Nazioni Unite
nel
Parco Letterario Francesco De Sanctis

(consulta il programma generale)

Il Comune di Calitri, il Gal Cilsi, la Fondazione Appennino e il Parco Letterario Francesco De Sanctis Vi invitano 

sabato 21 alle ore 18.00 presso la Casa della Musica di Calitri (Av) 

alla presentazione del volume 

Civiltà Appennino
L'Italia in verticale tra identità e rappresentazioni

di Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo

Donzelli Editore 2020

a cura della 

Fondazione Appennino

Saluti
Michele di Maio, Sindaco di Calitri
Enrico Indelli, Vice Sindaco di Morra De Sanctis
Mario Salzarulo, Referente Parco Letterario Francesco De Sanctis
Intervengono
Leandro Pisano, Gruppo di Lavoro Parco Letterario Francesco De Sanctis
Alfonzo Nnnariello, Gruppo di Lavoro Parco Letterario Francesco De Sanctis
Piero Lacorazza, Direttore Fondazione Appennino
Raffaele Nigro, Scrittore

In foto: Raffaele Nigro in vicolo De Sanctis a Morra De Sanctis (Av)

Raffaele Nigro, nato a Melfi, è stato caporedattore della Rai. Ha scritto saggi sulla letteratura italiana del Quattro e Cinquecento e sulla letteratura del ribellismo, reportage come Diario Mediterraneo (Laterza, 2001) e Il mondo che so (Hacca, 2019) e una ventina di romanzi tradotti in molte lingue, tra i quali ricordiamo I fuochi del Basento (Cde, 1987; Premio SuperCampiello) e Malvarosa (Rizzoli, 2005; Premi Mondello, Biella, Flaiano, Selezione Campiello).

Giuseppe Lupo è nato in Lucania e insegna Letteratura italiana contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano e Brescia. Per Marsilio ha pubblicato diversi romanzi, tra i quali L’americano di Celenne (2000; Premio Giuseppe Berto, Premio Mondello), L’ultima sposa di Palmira (2011; Premio Selezione Campiello, Premio Vittorini), Gli anni del nostro incanto (2017; Premio Viareggio-Rèpaci) e Breve storia del mio silenzio (2019). È autore di numerosi saggi e collabora alle pagine culturali del «Sole 24 Ore».

«Quella che qui si propone è una risalita. Una camminata sul pendio della storia e della rappresentazione, per recuperare quota e aprire lo sguardo su un mondo. Nessun languore, nessuna nostalgia; l’Appennino è il luogo di riconquista di una lunga e radicata tradizione letteraria, artistica, identitaria che vuole essere aperta all’innovazione. Già nel nome, un lettore attento al futuro e sensibile al passato potrebbe scorgere la prefigurazione di questo doppio passo». 

Spina dorsale del nostro paese, l’Appennino attraversa territori molto diversi tra loro, dalla Calabria silana ai monti lucani, dall’Abruzzo del Gran Sasso ai percorsi delle Marche interne, fino ai monti tosco-emiliani e a quelli liguri, che lo proiettano verso l’incontro con le Alpi.

Eppure, nella loro diversità, sono luoghi accomunati da una profonda identità. Sono proprio i tratti fondativi della «civiltà Appennino» quelli che Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo ci rivelano in questo libro, mettendo in rapporto suggestioni e nozioni provenienti dalla letteratura, dalla storia, dall’antropologia, dall’arte. Da questo insieme di elementi emerge un paese interpretato non più secondo la tradizionale prospettiva orizzontale – Nord, Centro, Sud – ma in chiave verticale, cioè secondo la sua struttura fisica, che favorisce una lettura altimetrica della società del passato, del presente e del futuro. Una linea che fa da trait d’union tra il Mediterraneo e l’Europa, senza dimenticare le componenti socioculturali di Oriente e Occidente. ... (Donzelli Editore, Roma)

Calitri la nebbiosa. La nebbia si levava. Il cielo era fosco. Volammo più che andammo. E giungemmo che era ancor giorno. […] Vidi Calitri in un mal momento. La strada era una fangaia; ci si vedeva poco, e un freddo acuto mi metteva i brividi. A sinistra era una specie di torrione oscuro, che pareva mi volesse bombardare; a destra una fitta nebbia involveva tutto; l’aria era nevosa, e il cielo grigio tristamente monotono. Salii a una gentile piazzetta, e passando sotto gli sguardi curiosi di molte donne ferme lì sulle botteghe, volsi a mancina in una specie di grotta sudicia che voleva essere un porticato, e giunsi in casa Tozzoli […] Anche per Calitri verrà il progresso. E forse un giorno qualche fortunato mortale scriverà un nuovo capitolo, intitolato: il Sole di Calitri”. Francesco De Sanctis

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