15 febbraio. Nell'ambito della stagione teatrale del Teatro San Francesco, Pescina, Città di Silone e Mazzarino, invita a partecipare ad un nuovo imperdibile appuntamento: Aspettando Godot, di Samuel Beckett. Teatro Immediato di Pescara
Nell'ambito della stagione teatrale del Teatro San Francesco, Pescina, Città di Silone e Mazzarino, invita a partecipare sabato 15 febbraio ad un nuovo imperdibile appuntamento
Aspettando Godot
di Samuel Beckett
diretto da Vincenzo Mambella ed Edoardo Oliva
con Edoardo Oliva, Vincenzo Mambella, Ezio Budini, Umberto Marchesani e Federico Budini. Scene Francesco Vitelli
Un’iconica opera del teatro dell’assurdo, capace di riflettere sui temi dell’attesa e dell’esistenza. Proposta con una nuova interpretazione, rappresenta una pietra miliare della drammaturgia contemporanea. Uno spettacolo imperdibile per gli appassionati di teatro.
Vladimiro ed Estragone , due vagabondi in bombetta, aspettano su una desolata strada di campagna un certo "Signor Godot". Non vi è nulla sulla scena, solo un albero dietro ai due personaggi che regola la concezione temporale attraverso la caduta delle foglie, che indica il passare dei giorni. Ma il misterioso Godot non appare mai sulla scena, e nulla si sa sul suo conto. Egli si limita a mandare un ragazzo dai due mendicanti, il quale dirà ai due protagonisti che Godot "oggi non verrà, ma verrà domani". Eppure, i due continuano ad attenderlo di giorno in giorno, senza speranza, con patetica tenacia (Scheda bibliografica Einaudi, 1956)
Il Teatro Immediato di Pescara , porta in scena il capolavoro del drammaturgo irlandese che rientra nel filone del teatro dell’assurdo e lo fa utilizzando anche il dialetto abruzzese, con una ricerca originale per «avvicinare il teatro e i capolavori assoluti della drammaturgia contemporanea al grande pubblico utilizzando luoghi , accenti e parole tipiche dialettali in maniera comica, senza rinunciare alla grande tematica dell’esistenza e dell’infelicità umana affrontata nell’opera teatrale. Citando Beckett, la compagnia ricorda che «non c’è niente di più comico dell’infelicità» e che in questa asimmetria lessicale, c’è più verità e poesia di quanta se ne possa trovare nel cosiddetto “politicamente corretto” (Il Centro.it)