12 aprile, Brienza (Pz). Quando ancora si abitava nel borgo, e i nostri nonni e genitori erano giovani, la notte tra il sabato e la Domenica delle Palme non era una notte qualunque. Era la notte della Favᵉlopᵉ.
Favᵉlopᵉ o ramod’ulivo?
La notte della Favᵉlopᵉ a Brienza
Quando ancora si abitava nel borgo, e i nostri nonni e genitori erano giovani, la notte tra il sabato e la Domenica delle Palme non era una notte qualunque. Era la notte della Favᵉlopᵉ.
Ce la raccontano così: i ragazzi, quelli che durante l’anno avevano ricevuto un rifiuto, preparavano la famigerata pianta e la lasciavano davanti alla porta della ragazza… un segno di disprezzo, sì, ma anche parte di un gioco sociale che tutti conoscevano. Tanto, si sapeva sempre chi era stato rifiutato: c’era “l’ammasciata”, come dicevano le nonne.
Ma non finiva lì. Le nonne e le zie vegliavano fino all’alba, pronte a togliere la pianta incriminata prima che i vicini la vedessero. Per salvare la faccia… o almeno provarci.
Ma non c’erano solo Favᵉlopᵉ A chi si voleva bene si portava il ramo d’ulivo intrecciato al rosmarino. E a volte, proprio lì, legato al ramo, compariva anche un anello di fidanzamento.
Una tradizione antica, ironica, un po’ crudele ma anche piena di verità e sentimenti. E oggi, la riportiamo alla luce con un sorriso e un pizzico di nostalgia.
La notte che precede la Domenica delle Palme si avvicina… e con lei torna una delle più temute (ma anche più divertenti) tradizioni di casa nostra, ma le tradizioni si rinnovano: c’è chi bussa col ramo d’ulivo per chiedere la mano di una ragazza o il braccio di un ragazzo……e chi, dopo essere stato respinto, lascia una Favᵉlopᵉ come segno di malcontento…
Un mix perfetto di romanticismo e disprezzo popolare, tutto made in Burgentia.
Volete sapere chi riceverà cosa? Non vi resta che aspettare/partecipare con o senza foglie.