18 maggio Ritorna puntuale l'appuntamento con La Bella di Monza, la rosa chinensis dello splendido roseto N. Fumagalli della Villa Reale a cura della Casa della Poesia di Monza, Parco Letterario Regina Margherita e il Parco Valle Lambro
Speciale Mirabello Cultura 2025
La Casa della Poesia di Monza con il Comune di Monza, il Parco Regionale Valle del Lambro, la Reggia di Monza, I Parchi Letterari e Zero Confini Onlus
Parco Letterario Regina Margherita e il Parco Valle Lambro,
invita a partecipare alla domenica 18 maggio alla 10 edizione de
La Bella di Monza
Programma
Ore 17.15 Roseto Niso Fumagalli
Visita guidata La Bella di Monza - Rosa modoetiensis Villoresi
Coordina Antonetta Carrabs
Ore 18.30 Sala degli Specchi Reggia di Monza
Concerto poetico È l'Immortale Rosa. D’Annunzio e il fiore dell’ebbrezza
Paola Goretti voce narrante
Vincenzo Zitello arpa celtica
Introduce Elisabetta Motta
Evento gratuito con prenotazione obbligatoria: eventi@lacasadellapoesiadimonza.it
Ritorna come ogni anno il consueto appuntamento con “La Bella di Monza”, evento dedicato alla rosa La visita guidata nel Roseto Niso Fumagalli si effettuerà dalle ore 17.15 alle ore 18.15 in compagnia del maestro giardiniere del Roseto e di Antonetta Carrabs, Presidente de La Casa della Poesia di Monza.
La seconda parte, il concerto poetico È l’immortale rosa. D’Annunzio e il fiore dell’ebbrezza si svolgerà nella Sala degli Specchi dalle ore 18.30 alle ore 19.30. Protagonisti dell’incontro Paola Goretti, autrice e voce narrante, e l’arpista Vincenzo Zitello che eseguirà alcuni pezzi dal vivo. Introduce Elisabetta Motta vice Presidente de La Casa della Poesia di Monza.
La storia della Bella di Monza
Nel 1777, i monarchi d’ Asburgo, sovrani del ducato di Milano, commissionarono la costruzione di un magnifico palazzo circondato da parchi e giardini, nei pressi di Monza. Lo splendido giardino fu residenza di Ferdinando d’ Austria, tra l’altro brillante botanico, fino all’arrivo dei francesi nel 1796. Con la proclamazione del Regno d’ Italia, il palazzo di Monza, divenne la dimora del Vicerè Eugene Rose di Beauharnais. Poco dopo essersi insediato nella Reggia di Monza, il Vicerè assunse un giovane agronomo come capo giardiniere, Luigi Villoresi, che non solo progettò e curò quello che il celebre paesaggista inglese Loudon, nel 1835 definì ‘il più bel giardino in Italia’, ma riuscì ad ottenere diverse rose tra le quali una chinensis chiamata ‘Rosa modoetiensis Villoresi’, ‘Rosa semperflorens Villoresi’ oggi nota come ‘Bella di Monza’. Di Villoresi Loudon scrisse: ‘Ottenne dai semi della Rosa Bengala, fecondati con altre rose, più di cinquanta varietà diverse, tra cui alcune profumatissime e Bellissime’. Della ‘Bella di Monza’, il medico Mezzotti scrive sempre nel 1835: ‘Nessuna rosa, io penso, raggiunge i meriti di quelle di questi Giardini Reali, che sono praticamente sempre in fiore e tra cui spicca la ‘Rosa di Monza’. Nella prima metà del 1800, il secolo delle rose, la rosa di Villoresi compariva nel cataloghi dei vivai di tutta Europa, anche in quello del grande Vibert che nel suo Essai sur les roses la cita come rosa molto resistente. (da Le rose italiane, Andrew Hornung, Pendragon, 2015)
Il concerto poetico È l’immortale rosa. D’Annunzio e il fiore dell’ebbrezza prende ispirazione dall’omonino libro di Paola Goretti edito da Silvana editoriale Il volume è la prosecuzione di un contributo solo accennato (Parole come Rose), proposto nell’ambito della tavola rotonda È l’immortale Rosa. Arti, storia, natura, architettura del paesaggio, ospitata presso Il Vittoriale degli Italiani il giorno 21 settembre 2019. Il simposio, curato da Sabina Antonini e moderato con Umberto Andolfato, che vide la partecipazione di relatori di approccio e formazione assai differente – Carlo Pagani, maestro giardiniere; Anna Caterina Furlani Pedoja, paesaggista; Beatrice Barni, dottore in scienze naturali e titolare dell’omonima azienda florovivaistica pistoiese; Tania Gianesin, Co-founder and Executive Board member di Moleskine Foundation -, voleva – anzitutto – dar conto della presenza della rosa nei più diversi contesti: storici, artistici, botanici, scientifici, culturali. A questa ricerca viene con questo volume fornito un contributo letterario che antologizza la presenza della rosa nella produzione dannunziana: prescindendo da intenti di sistematicità o censimento esatto, la volontà dell’autrice è piuttosto quella di, per usare le parole presenti nel saggio introduttivo, “illustrare un andamento capace di indicare una rotta, una costellazione di senso, un orizzonte spirituale, una categoria atmosferica all’interno della quale la danza della rosa (perché la rosa è una danza) sigla i riverberi emotivi del Poeta”.