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Le sacre sponde. Un viaggio a Zante

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Un viaggio a Zante è un viaggio alla ricerca delle radici della cultura dell’Europa moderna


Zacinto (Solomos)
Rise natura e surta ecco Zacinto,
Dal bel seno dell’onde; ecco di mirti
Il crine incoronato eterei spirti
Scendon fuggiti dal venereo cinto.
 
Par di bellezza ogni suo loco avvinto;
Che non sursero qua squallidi ed irti
Colli a quel bel sorriso anche le sirti
D’ erbe l’ arduo dirupo hanno dipinto.
 
Giacquer le valli, alzar le teste i monti,
E su strati di rose, e d’ amaranto
Mormorando spignean le linfe i fonti.
 
Elato surse alfin, che dall’ altura
L’ occhio scorrendo pel campestre ammanto
Possa veder quanto può far natura.

 

A Zacinto (Foscolo)
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
 
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque
 
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
 
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

 (Milano,1803)

L’isola di Zante è sia per Foscolo sia per Solomos la patria, il luogo d’origine, di cui, da lontano, si ricorda con nostalgia la bellezza.

Nel mare, che circonda l’isola, infatti, secondo la mitologia greca, “nacque Venere” che con il suo sorriso ha donato parte del proprio fascino ai luoghi, in cui è vissuta, per cui le valli, le colline, i monti e persino i “dirupi” presentano un aspetto armonioso. Mentre Solomos si limita a descrivere l’incanto del paesaggio, Foscolo aggiunge a questa tematica, quella dell’esilio. Il poeta è convinto, infatti, che non rivedrà più la propria terra d’origine, ma morirà in una terra straniera. I due poeti scelgono la stessa forma metrica: il sonetto che nella sua brevità condensa il senso di rimpianto e di nostalgia che suscita il ricordo della patria lontana.
Διονύσιος Σολωμός, Ποιήματα, A cura di Cristina Contilli e Silvio Corsini (2007)

L'opera di Solomos e Foscolo è sempre legata alla loro terra d'origine attraverso le evocazioni paesaggistiche ed emotive. Zante fu il luogo della loro ispirazione poetica e i ricordi di quell'epoca, che vide l'isola storicamente legata a Venezia ma già proiettata verso l'indipendenza della Grecia, sono ancora vivi oggi.


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