I luoghi
Il Colle dell'Infinito
E' la sommità del Monte Tabor da cui si domina un panorama vastissimo, ispiratore dell'omonima poesia composta da Leopardi a ventuno anni. Una stradina segue il muro di cinta ed è percorribile uscendo da Palazzo Leopardi e dal Centro Nazionale di Studi Leopardiani. Sul colle c'è un convento, un tempo sotto la regola di San Francesco e Santa Chiara e poi delle monache del Sacro Cuore. A
La Torre del Borgo
Alta 36 metri e coronata da merlatura ghibellina, fu costruita nella seconda metà del secolo XII come simbolo della fusione in un unico Comune degli antichi Castelli. Rimase isolata dopo la demolizione del quattrocentesco Palazzo Comunale nel 1872. L'attuale merlatura ghibellina su beccatelli a sporgere appartiene ad un posteriore rifacimento. Sulla torre: targa dei caduti di Guido Cirilli (1923); bassorilievo bronzeo rappresentante la Traslazione della Santa Casa di Loreto di Pierpaolo Iacometti (1634); orologio il cui quadrante risale al 1562; leone rampante raffigurato nello stemma cittadino, scultura del Sansovino.
La Torre del Passero Solitario
Questa torre (sec XIII) che terminava in cuspide a tronco di cono, decapitata da un fulmine alla fine dell'800 e resa celebre dalla poesia leopardiana Il passero solitario, è ubicata nel Chiostro della Chiesa di S. Agostino. La chiesa costruita nel secolo XII in stile gotico e poi rifatta un secolo dopo, conserva un bel portale in pietra d'Istria, eseguito da Giovanni di Fiandra su disegno di Giuliano da Majano. L'interno, rifatto sul disegno del Bibbiena, conserva delle tele del Bellini.
La Scalinata di Nerina
O Nerina! E di te forse non odo questi luoghi parlar? caduta forse dal mio pensier sei tu? Dove sei gita. che qui sola di te la ricordanza trovo, dolcezza mia? Più non ti vede questa Terra natel: quella finestra, ond'eri usata favellarmi ed onde mesto riluce delle stelle il raggio, è deserta.[...] [...]Ogni giorno sereno, ogni fiorita piaggia ch'io miro, ognigoder ch'io sento, dico: Nerina or più non gode; i campi, l'aria non mira. Ahi tu passasti eterno sospiro mio; passasti e fia compagna d'ogni mio vago immaginar.[...]
Palazzo Antici-Mattei
L'edificio risale al XVI secolo, ha linee semplici ed eleganti e iscrizioni in latino sulle architravi delle finestre che richiamano il lustro della famiglia, un tempo "Antiqua" e poi "Antica", Casa nativa della marchesa Adelaide Antici, madre del poeta. Da questa casa uscirono illustri uomini di armi, di lettere e di fede come Rinaldo capitano dei crociati, i cardinali Tommaso e Ruggero e marchesa Giulio al cui nome è legata l'amministrazione della città di Recanati per circa 25 anni. Il cardinale Tommaso Antici di fronte all'ingresso del palazzo fece costruire una scuderia ornata di un tipico prospetto con alcune statue e busti di epoca romana provenienti dal Circo Flaminio di Roma. Nella galleria del palazzo si sposarono Monaldo e Adelaide.
Chiesa e Convento dei Frati Cappuccini
Nel 1616 furono costruiti il convento e la chiesa, dedicata alla Madonna di Loreto. I frati cappuccini hanno sempre avuto rapporti con la vicina Famiglia Leopardi: tre cappuccini appartenevano alla nobile casata, appartiene alla Famiglia Leopardi la prima cappella laterale destra, all'interno della Chiesa, dove fu esposto il quadro della Madonna Consolatrice degli afflitti, protettrice dei Conti Leopardi. Si celebra la festa della Madonna, fin dal 1737, la seconda domenica di novembre: Giacomo Leopardi menziona questa festa in una lettera scritta alla sorella Paolina il 23 novembre 1823, durante il suo soggiorno a Bologna dicendo: "Avrete già fatto la festa della Madonna e io non mi ci sono trovato. Ti assicuro che ci pensai e mi dispiacque. Pazienza. Addio, addio". Il Poeta soleva, insieme ai suoi fratelli, giocare a tombola o a bocce o ad altro nell'orto del convento; egli stesso in una sua scherzosa lettera si firmò "Fra Jacopo di Montemorello" alludendo sicuramente al Convento dei cappuccini.
Palazzo Leopardi
Casa natale del Poeta è tuttora abitata dai discendenti della sua famiglia. L'elegante edificio, che riunisce due antichi palazzi, fu eseguito su disegno del canonico conte Orazio Leopardi (1714-1799). Al primo piano vi è la Biblioteca-Museo di quattro sale dove sono conservati 25.000 volumi consultabili da parte di studiosi, previa autorizzazione della famiglia. Si deve a Monaldo Leopardi, il padre di Giacomo la costituzione della preziosa biblioteca da lui dedicata "filiis, amicis, civibus" tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Il percorso museale conduce il visitatore in alcune sale del palazzo arredate con mobili d'epoca e decorate con delicati stucchi e tempere ai soffitti.
Piazzuola del Sabato del Villaggio
La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell'erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole, Onde, siccome suole, Ornare ella si appresta Dimani, al dì di festa, il petto e il crine [...] [...]I fanciulli gridando Sulla piazzuola in frotta, E qua e là saltando, Fanno un lieto romore [...]