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nel parco Giuseppe Dessì

La cucina letteraria

A gennaio, nelle mattine chiare e fredde una pianta che sovrasta la siepe gli dava qualche oliva nera per tingere di sanguigno la fetta di pane dorata con il suo succo amaro e salutare. In autunno arrostiva qualche fungo, qualche lumaca. Tutt’intorno, a giro d’orizzonte, non c’era un’anima.

Io ricordo la sua logora bisaccia, le sue dure mani sugherigne dalle unghie spaccate come quelle della pecora, ricordo il candido tovagliolo di lino e la fetta di pane così delicatamente abbrustolita e saporosa, che il vecchio mi offriva, se io capitavo a passar di là con mio padre qualche volta.

Ricordo l’odore degli sterpi bruciati nell’aria della mattina. Il tovagliolo lo aveva tessuto la sua trisavola, quand’era giovinetta, forse al tempo degli Aragonesi,…Era da questo mondo oscuro che usciva, come da un forno spento e tiepido, il pane ben lievitato che Proto tagliava appoggiandoselo al petto, con il suo coltello a forma di foglia. Pane fatto in casa dalla giovane nuora, pane di grano duro, che per lavorarlo ci vuole tutta la notte quanto è lunga.

(Giuseppe Dessì - Paese d’ombre)

Percorrere i paesi del Parco può divenire un viaggio sentimentale all’insegna della scoperta di un mondo, abilmente narrato nelle opere del Dessì, ricco di cultura e di storia, di antiche tradizioni, di religiosità e riti popolari, espressione unica di una civiltà agro-pastorale nella quale, dalle abili mani di uomini e donne, prendono vita utensili, tappeti, gioielli, coltelli, cesti, ceramiche, terre cotte, cassapanche, intagli raffinati e prodotti enogastronomici genuini e ricchi di profumi: prelibati sapori, formaggi, dolci, pane, olio, vini realizzati in maniera tradizionale, manifestazioni di quella civiltà contadina e pastorale che popola le opere dello scrittore e rende la Sardegna un microcosmo singolare ed esclusivo.

Si tratta di un singolare viaggio nel quale il piacere della visita a luoghi ricchi di fascino si mescola abilmente con il piacere della scoperta di antichi mestieri artigiani (coltellinaio, cestinaio, pellaio, intagliatore, ceramista, orafo, tessitrice, ricamatrice e molto altro ancora), dell’arte della panificazione, della vinificazione, della produzione dell’olio, del miele, dei dolci e dei piatti tipici; … ma anche dei più inaspettati oggetti di uso comune, della tradizione locale, realizzati con il solo utilizzo delle materie prime offerte spontaneamente dalla natura: sughero, corna animali, lana, legno, rami di salice, di olivastro, argilla e terra cotta, erbe e radici.

Un vero e proprio percorso di conoscenza della millenaria cultura e identità  fatta di saperi e sapori, di profumi e di identità dei luoghi e degli uomini.
E’ possibile assistere nelle fiere e nelle sagre, o semplicemente nei laboratori artigiani, alla lavorazione dei tessuti, alla tintura delle lane con metodi naturali, alla lavorazione delle ceramiche e dell’oro, alla realizzazione dei cesti e all’intaglio del legno, alla realizzazione dei coltelli e delle lame.

Mentre ai più golosi, il Parco offre una vasta scelta di pregiate specialità enogastonomiche e di menù tipici composti da numerose pietanze, da quelle tradizionali a base dei prodotti offerti spontaneamente dalla natura (funghi, asparagi, cardi e finocchi selvatici, selvaggina, spezie: zafferano, basilico, rosmarino e menta…) e dall’antica tradizione contadina (vini, formaggi, agrumi, ciliegie, verdure, olio, olive…) e pastorale (latte, formaggi, carni: il porchetto, l’agnello, il capretto…), a quelle in cui i sapori della terra si sposano perfettamente con la creazioni delle piccole e medie aziende locali (pane, dolci, salumi, liquori ….).

Varie aziende producono un pregiatissimo e profumato olio d’oliva e le olive, vanto della zona, il pane tipico, i dolci, il torrone, il miele, gli agrumi e le ciliegie, le pesche e le mandorle, i formaggi, i salumi, il porchetto, l’agnello e ancora i liquori ( famosi quelli della Ditta Murgia tra i quali il famoso Villacidro Murgia), e tante altre prelibatezze.

Questo mondo di forti tradizioni gastronomiche, di profumi, spezie e gusti tipici del territorio, si propone al visitatore, che si ferma a degustare le pietanze tradizionali, e ai cultori delle opere di Giuseppe Dessì come una eccellente guida per scoprire i sapori e i profumi degli antichi ricettari.
I menù di Paese d’ombre offrono le pietanze semplici che i contadini consumavano in campagna durante la sosta per il pranzo, seduti accanto al fuoco:
Quando il pane ebbe acquistato un bel colore dorato, colse una manciata di olive nere dall’albero più vicino e intrise la fetta di pane dorato con il loro succo bruno e amaro. (Giuseppe Dessì - Paese d’ombre)
e quelle più elaborate, consumate a tavola:
…la minestra di formaggio fresco e finocchi, la polenta, la zuppa con il lardo, la lepre in salmì, l’agnello, il porchetto e il capretto arrosto, le mandorle tostate con il miele, le frittelle per il carnevale, il gateau, la frutta: le arance, i mandarini, le noci fresche, l’uva,…i vini e i liquori, le spezie e i profumi…

foto e testi parcodessi.it
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