Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, ottenne il 3 settembre 1539 il riconoscimento dell’ordine gesuita da papa Paolo III presso la Rocca Pia a Tivoli. L’ufficialità avvenne nel 1540 con la bolla REGIMINI MILITANTIS.
Nel 1548 il sacerdote spagnolo don Luis de Mendoza donò a Ignazio di Loyola la chiesa di Santa Maria del Passo con il Palazzo Teobaldi e un giardino, entrambi costruiti tra le rovine di un poderoso sistema di edifici di epoca romana, che solo molto più tardi verrà correttamente identificato con il Santuario di Ercole Vincitore. In particolare l’edificio ecclesiastico si inserì all’interno dei padiglioni voltati che si affacciavano lungo la valle dell’Aniene che segnavano il limite settentrionale del complesso architettonico.
L’8 settembre 1549 Ignazio si recò a Tivoli, con altri padri di Roma, per prendere possesso della chiesa, ove celebrò la festa della Natività di Maria con la santa messa e il sermone. La particolare intitolazione della chiesa, sembra facesse riferimento al passaggio di merci e persone lungo la sottostante via Tecta, antico tratto della via Tiburtina Valeria, come attestato da documenti già nel X secolo, quando la galleria era denominata Porta Scura. In questi ambienti, i padri Gesuiti si dedicarono all’istruzione e all’educazione dei giovani tiburtini, fondandovi la prima scuola gesuita sul continente europeo, dopo l’istituzione del collegio messinese. Il ricordo del soggiorno di Sant’Ignazio all’interno del Santuario è tutt’oggi suggellato dalla presenza della cappella a lui dedicata, un piccolo ma suggestivo ambiente con volta a crociera totalmente rivestita di stucchi, ricavato all’interno delle sostruzioni che sovrastano il corso dell’Aniene, con un affaccio spettacolare sul panorama circostante. Il Palazzo Teobaldi e la chiesa di Santa Maria del Passo furono invece demolita in epoca moderna per il riuso industriale dei locali.
L’opera che contraddistinse il profilo di questo grande personaggio furono gli Esercizi spirituali.
Si tratta di un classico della letteratura spirituale cristiana, elaborata da Ignazio di Loyola nel 1522, che costituisce il metodo spirituale della Compagnia di Gesù. Si tratta di un insieme di meditazioni e preghiere condotte in trenta giorni con la mediazione di una guida spirituale, in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita e alla sequela di Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo. Gli esercizi sono divisi in 4 settimane con 4 temi principali: il peccato e la pietà di Dio, episodi della vita di Gesù, la passione di Gesù e la Resurrezione di Cristo con la contemplazione dell’amore di Dio.
Dopo la fondazione della Società di Gesù, gli Esercizi divennero il testo fondamentale del programma dell’ordine. Nella prima osservazione introduttiva dell’opera Ignazio ci dà la definizione degli Esercizi spirituali: “Con Esercizi spirituali si intende ogni modo di esaminare la coscienza, meditare, contemplare, pregare vocalmente e mentalmente e altre operazioni spirituali. Come, infatti, il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiamano esercizi spirituali tutti i modi di disporre l’anima e liberarsi di tutti gli affetti disordinati e, una volta eliminati, a cercare e trovare la volontà divina nell’organizzazione della propria vita per la salvezza dell’anima”.
Nei primi giorni di distacco dalle cose del mondo, necessario per ritrovare sé stessi, gli Esercizi invitano l'esercitante a cercare di capire per quale fine abbia ricevuto esistenza e vita dal Creatore, in altri termini che cosa Dio si aspetta ch'egli faccia di buono nella vita. Una volta presa coscienza del perché della sua nascita, all'esercitante verrà spontaneo mettersi «avanti agli occhi stesa e spiegata la sua vita [...] scorrendola tutta pensatamente». Scoprirà allora tutte le deviazioni che, aderendo consapevolmente o inconsapevolmente ai moti ingannevoli dell'anima, egli stesso avrà fatto subire anno dopo anno al proprio destino.
A quel punto dovrà superare l'ostacolo più difficile tra quelli che una persona è chiamata a superare durante la vita: cambiare, mutare, rinnovarsi. Nessun uomo tuttavia può riuscire a conquistare la pace interiore e affrontare il difficile cammino della vita inventandosi ogni cosa da solo. Ogni uomo solitamente progredisce o regredisce imitando l'esempio positivo o negativo di altri uomini. In un solo uomo, tuttavia – secondo Ignazio di Loyola – la natura umana ha trovato la sua espressione più alta: nell'uomo-Dio, Gesù di Nazareth. È quindi Gesù che, conclusivamente, Ignazio propone come esempio da imitare fino a poter dire con san Paolo «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».
Di Giuseppina Morrone
Visita il Santuario di Ercole Vincitore - Villae - Tivoli