E se sarà
da parte tua un no,
io lo prenderò
colorandolo
prima di giallo,
poi di rosso,
verde, rosa.
Ne farò un filo
di luce
e avrò
almeno
un arcobalenoGinevra Lilli - Poesia inedita
Alcune malattie sono invisibili, e in quanto tali hanno uno status pari a un ‘non pervenuto’ agli occhi di molti e sono molto più difficili da capire, da accettare, cogliere, da diagnosticare, e spesso le persone che circondano chi ne è colpito sono e si sentono impotenti, inadeguate ad aiutare.
Il primo dicembre è la Giornata mondiale contro l’AIDS - sindrome da immunodeficienza acquisita. Antonello Dose, autore e conduttore radiofonico della seguitissima trasmissione “Il ruggito del coniglio”, un contenitore di puro buonumore quotidiano su Radio Due, ha reso noto pubblicamente di essere sieropositivo.
Ha dato alle stampe: “La rivoluzione del coniglio”, (Ed. Mondadori, 2018), in cui racconta il suo rapporto con il buddismo, la sua omosessualità e spiega come riesce ad affrontare la sua vita e la sieropositività con grande forza e ottimismo. Il conduttore, che da molti anni pratica il buddismo di Nichiren Daishonin, racconta: “Ci sono stati anche dolori, malattie, lutti. E l'energia vitale per affrontarli. Ma ciò che conta è che direzione diamo all'esistenza, alla nostra mente e al nostro cuore insieme, kokoro in giapponese. Il buddismo mi ha cambiato la vita, e ve lo racconto senza pudori”.
Hervé Guibert, (1955-1991) artista francese, scrittore e fotografo, documentò la sua vita colpito dall’AIDS negli stessi anni in cui nacque, visse e morì Pier Vittorio Tondelli. Lo scrittore francese spiega: "E’ quando scrivo che sono più vivo. Le parole sono belle, le parole sono giuste, le parole sono vittoriose, non dispiaccia a David, che è rimasto scandalizzato dallo slogan pubblicitario" La prima vittoria delle parole sull’AIDS […]. Sapevo già che ogni anno decine di persone, curiose, innamorate, ragazze, esegeti arzigogolati e puntigliosi avrebbero fatto un pellegrinaggio all’isola d’Elba per raccogliersi sulla mia tomba. A quindici anni, prima ancora di cominciare a scrivere, conoscevo la celebrità, la ricchezza e la morte".
E scrive ancora, nel volume edito da Gallimard nel 1990, À l’ami qui ne m’a pas sauvé la vie: “Mi dico che questo libro non ha la sua ragione d’essere che in questa frangia d’incertezza, che è comune a tutti i malati del mondo”.
Esiste, nell’incertezza, una parte in tutti noi, una linfa, una guida, seppur apparentemente nascoste, che, nel dolore aiuta a procedere contro tutto. Questa piccola frazione di noi ha il coraggio del seme, capace di innestarsi lì dove soffriamo e senza che ce ne rendiamo conto indirizza e permette di portare avanti le nostre lotte nonostante le paure, e le tante emozioni che si attraversano in queste terre di nessuno dove si diventa trasparenti al mondo e la vita ha un altro scandire del tempo, come se gli orologi di chi soffre fossero regolati su altri fusi orari.
È con delicatezza che bisogna scrivere sul tema della malattia, distruttiva e alienante. Sono ancora molte le resistenze mentali nei confronti di chi è sieropositivo nel nostro paese e nel mondo
Viene da chiedersi la ragione di questa ingiustizia che vede persone già minate nel profondo subire ulteriori allontanamenti e lo stigma, l’offesa di un invito implicito a diventare invisibili per la società.
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Ginevra Sanfelice Lilli
Vive a Roma dove è nata nel 1972. Scrive poesie e testi in prosa, disegna unendo i due mondi.
Ama la luce, il mare, la scrittura, la lettura, il senso di armonia e Gla buona cucina. I viaggi per terra e per mare come quelli interiori le hanno insegnato a leggere i paesaggi.