La storia e le cronache del tempo ci tramandano l'antico amore di Gabriele d'Annunzio con la città di Mantova e il Palazzo Ducale, arricchito da aneddoti originali come originale e' stata la sua vita avventurosa spesso oltre le righe ma che fa di lui, oltre che un illustre scrittore, un personaggio inimitabile.
Il Vate visitò almeno quattro volte la città virgiliana rimanendo sempre incantato dal ponte di San Giorgio, con la vista del castello, e affascinato dalle acque tranquille dei suoi laghi e dal gracidare delle rane che, a suo dire, superavano in armonia perfino quelle del ravennate. Il suo grande amore fu però Palazzo Ducale fin dalla prima volta che giunse a Mantova nel maggio 1907, ed è proprio nel palazzo gonzaghesco che rimase colpito dal soffitto ligneo della camera del Labirinto con la scritta "Forse che si, forse che no", il motto del
titolo del suo libro pubblicato poi dai fratelli Treves di Milano nel 1910.
Evidentemente d'Annunzio ci pensò prima di dare il titolo al romanzo poiché, quando ritornò per la seconda volta in Palazzo Ducale nel settembre 1909, visitò e ammirò a lungo il soffitto ligneo a labirinto di una delle stanze ducali.
Nelle sue escursioni in città non mancò di andare nella Basilica di Sant'Andrea a visitare la Cappella con la tomba del Mantegna, mentre la terza volta, era il marzo del 1910, il Vate arrivò a Mantova nel tardo pomeriggio e si rammaricò di non poter andare in Palazzo Ducale, ma tenne una dotta conferenza al Teatro Sociale ricordando, tra l'altro la patria di Virgilio a lungo celebrato anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri. L'ultima volta , a quanto si sa, che Gabriele d'Annunzio tornò a Mantova fu nel luglio del 1937 per visitare la mostra Iconografica Gonzaghesca allestita in Palazzo Ducale con dipinti esposti nella Sala di Apollo o Sala degli Stucchi nell'appartamento grande del Castello.
Furono esposte nella rassegna in quell'occasione centinaia di opere giunte per la prima volta dai più importanti musei d'Italia e d'Europa, firmate da Pisanello, Donatello, Mantegna, Raffaello, Tiziano, Pourbous, Rubens e molti altri artisti. Sicuramente fu un evento grandioso, mai più ripetuto sulla ritrattistica gonzaghesca, al quale parteciparono invitati eccellenti. Oltre al Vate ci fu la presenza del re Vittorio Emanuele III e del principe Umberto di Savoia. La mostra si tenne anche con l'inaugurazione dei restauri della reggia e, in particolare della Camera Picta del Mantegna che il sommo poeta poté ammirare in tutto il suo splendore.
Ai suoi accompagnatori nella visita scherzando, affermò: "Voglio venire a stare sempre nel Palazzo Ducale. Mi volete come custode, come impiegato del Palazzo? Mi contento di poco, di settanta lire". Ricevette in omaggio, si presume dal Direttore Clinio Cottafavi a cui si devono ricondurre i restauri, un'acquaforte di Antonio Carbonati, un artista mantovano che aveva acquisito una certa fama anche a Parigi, che raffigurava il tanto amato Palazzo Ducale. Pensiamo che omaggio piu' gradito non ci potesse essere per d'Annunzio, cosi' come gradita e preziosa e' stata per la Società per il Palazzo Ducale, storica associazione senza scopo di lucro istituita nel 1902, la donazione testamentaria di oltre cinquecento opere dell'artista.
GRAZIANO MANGONI Presidente della Società per il Palazzo Ducale
*L'articolo è tratto con notizie dal libro di Gilberto Scuderi " Mantova -docet-storia di una citta' fantastica"
...propter aquam, tardis ingens ubi flexibus errat Mincius et tenera praetexit harundine ripas. (Georg. III, 10-15)