“Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze. Perché non cerca la fine, ma va verso l’infinito”.
E’ questa, di Giacomo Leopardi, una delle citazioni che da sempre mi sono più care.
Nulla come la notte tra il 31 e il primo gennaio abita questo meraviglioso forse: una stasi che è moto in potenza, matrice dello scrivibile esistenziale, germinale del possibile.
Quest’anno, più che mai, lacerazione, fessura, cruna di passaggio.
La terra promessa è appena al di là di questo sofferto attraversamento.
Capodanno
Questa notte
di sbocciate malinconie
e futuristico furore
-dinamismo esasperato
in ipercinetiche istantanee-
di sogni archiviati
come braci spente
e paure rannicchiate
dietro spericolate carambole.
Questa notte
di alcolici bilanci
e pirotecnici esorcismi
di stelle eclissate
e terre promesse
ha l’incedere pesante della fine
e gli occhi incendiati
d’ogni nuovo inizio.
Claudia Erba, Adagio con brio (trentanove poesie e una “canzone”)
Catartica Edizioni, 2018
Collana Tremori
Foto di Copertina di Claudia Erba
Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari