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Nel 2021 il settimo centenario della morte di Dante

06 Gennaio 2021
Nel 2021 il settimo centenario della morte di Dante
La tomba di Dante è rimasta fino ad oggi a Ravenna, circondata da una zona dantesca nella quale si raccomanda di mantenere il silenzio per rispetto dell'anima del poeta. di Paolo Patrizi

Ricorre nel 2021 il settimo centenario della morte di Dante, e sarà il caso di dire due parole sulle circostanze che costellarono questo evento.

Ricordiamo che Dante Alighieri, di famiglia diremmo oggi agiata, si occupava anche di politica e più di una volta fece parte del Consiglio in carica dell'Amministrazione della città. Le città, i Comuni dell'Italia settentrionale e della Toscana in particolare nel XIV sec. , si dividevano in due fazioni fra Guelfi, sostenitori e sostenuti dal potere temporale del Papa, e Ghibellini, piu vicini all'Imperatore del Sacro Romano Impero che in genere era un tedesco. Firenze, città Guelfa, era ulteriormente frazionata in Guelfi Bianchi e Guelfi Neri rappresentati rispettivamente dai Donati di vecchia stirpe aristocratica e i Cerchi considerati “la parte selvaggia. Dante, malgrado avesse sposato Gemma Donati faceva parte dei Bianchi.

Il Papa Bonifacio VIII chiese a Firenze di inviare 100 cavalieri in difesa dello stato pontificio dall'aggressione degli Aldobrandeschi, una importante famiglia della Maremma. Al Consiglio Dante si espresse contrario all'appoggio al Papa. Quando Carlo di Valois, fratello del Re di Francia fu chiamato dal Papa per ristabilire l'ordine in Italia e in particolare a Firenze, i Bianchi furono cacciati e Dante nel 1302 fu condannato all'esilio perpetuo. Nei canti dell'inferno della Divina Commedia scritti dopo la data dell'esilio si ritrova la figura di Bonifacio VIII.

Proviamo a metterci nella pelle di un uomo del trecento che viene esiliato dalla sua Firenze. Non si tratta di un evento banale come forse potremmo giudicarlo se accadesse oggi. Oggi la pena di essere costretto ad abbandonare una città può essere vissuto in maniera si traumatica, ma si tratta di una punizione tutto sommato di second'ordine rispetto ad esempio alla galera.

Invece negli anni dei Comuni, quegli anni in cui l'amministrazione delle città veniva affidata a “consigli” di venti, trenta o anche dieci persone, in quegli anni la cosa pubblica veniva amministrata veramente come un affare di famiglia, come un bene comune e le frontiere fra una città e le altre erano ben piu' significative di quanto non siano oggi le frontiere tra stati, con tutto che passiamo il tempo a cercare di eliminarle.

Nel trecento essere esiliato da Firenze voleva dire non essere piu' parte di una famiglia che ti dà ben piu di una cittadinanza. Ti dà una protezione. Con tutto che i familiari di Dante (moglie e figli) in un primo momento restarono a Firenze forse approfittando della protezione dei Donati parenti di Gemma.

Come è anche logico Dante inizialmente sceglie di rimanere nell'orbita di Firenze e si rifugia ad Arezzo dove sembra anche fare comunella con l'amministrazione Ghibellina della città – Guelfi Bianchi e Ghibellini avevano quel nemico comune che erano i Guelfi Neri. Dopo un passaggio per Verona, Dante decide finalmente di stabilirsi a Ravenna, dove le sue doti di saper manipolare con sapienza la nascente lingua italiana ne fanno un ambasciatore ideale, protetto fra gli altri da Guido da Polenta. La zia di Guido era la Francesca amante di Paolo che fu messa da Dante all'inferno nel cerchio dei Lussuriosi. “La bocca mi bacio tutto tremante, Galeotto fu il libro e chi o scrisse, Quel giorno piu non vi leggemmo avante”...Viene inviato a Venezia per convincere la Serenissima a chiudere un occhio sui commerci di sale dei valli di Comacchio che Ravenna voleva tenere per sè. Il tosco non ha il tempo di perorare la causa perchè muore febbricitante nelle paludi tra Ravenna e Venezia. Nel Settembre 1321 raggiunge senza sofferenze “l'amor che move il cielo e l'altre stelle”.

Dopo averlo rifiutato da vivo, la notorietà crescente di Dante, spinse Firenze a richiederne inutilmente le spoglie alla Basilica di San Francesco di Ravenna. L'anima dell'Alighieri dev'essersi rivoltata nella tomba per questo tardivo ravvedimento. Anche Papa Leone X, fiorentino, nel 1519 insieme al compatriota Michelangelo che si offerse di fare una teca, chiese che i resti fossero traslati da Ravenna a Firenze, ma quando aprirono il sarcofago con grande stupore lo trovarono vuoto. Sembra infatti che i frati francescani avessero trafugato quel che restava del poeta per metterlo al sicuro in una stanza attigua. Nel 1865 è stata finalmente ritrovata la cassetta in legno contenente i resti mortali di Dante.

La tomba di Dante è rimasta fino ad oggi a Ravenna, circondata da una zona dantesca nella quale si raccomanda di mantenere il silenzio per rispetto dell'anima del poeta. Qualcosa si muove anche sul piano ufficiale e solo nel 2008 la Commissione Cultura del Comune di Firenze chiede la revoca del bando che condanna Dante all'esilio.

Ricordiamo l'epitaffio di Bernardo Canaccio (1366).

“I diritti della monarchia, i cieli e le acque del Flegetonte
visitando cantai, finché volle il mio destino mortale.
Ma giacché la mia anima andò ospite in luoghi migliori
e più beata raggiunse fra gli astri il suo Creatore,
qui son racchiuso io, Dante, esule dalla patria terra,
cui generò Firenze, patria di poco amore”

Credits foto di Copertina: Rhodan 59

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