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John Keats, tra bellezza e verità

10 Febbraio 2021
John Keats, tra bellezza e verità
Il prossimo 23 febbraio ricorre il bicentenario della morte di Keats. Abbiamo voluto omaggiare il sublime poeta con un'intervista a Giuseppe Albano, direttore della Keats-Shelley House a Roma. Di Annalisa Nicastro

“Bright star, would I were stedfast as thou art” ("O stella ardente, foss'io costante come tu sei") è l'incipit del sonetto che John Keats scrisse durante il suo viaggio pieno di speranza che lo portava dall'Inghilterra in Italia. Fu un viaggio fatto nel tentativo di risanare le conseguenze della tubercolosi che lo affliggeva. Roma rappresentava la possibilità di stare meglio grazie al suo clima piu' mite, ma non fu così, purtroppo.
Dal 1820 al 1821 insieme all'amico e artista Joseph Severn affittò l'appartamento in Piazza di Spagna, oggi divenuto sede della Keats-Shelley House, che contiene la biblioteca, gli spazi espositivi con una pregiata collezione di dipinti e ritratti, busti e miniature, reliquie e prime edizioni, manoscritti letterari e lettere.
Questo museo è molto attivo e ospita regolarmente programmi culturali, conferenze accademiche e mostre temporanee. Per omaggiare Keats a duecento anni dalla sua morte sono in programma una serie di eventi, tra i quali anche una storia video, intitolata "La morte di Keats" e narrata da Bob Geldof. Sempre il 23 febbraio, la Keats-Shelley House lancia il tour panoramico con guida dal vivo e visibile al seguente link: https://ksh.roma.it/panoramic-tour?lan=it

“Beauty is truth, truth beauty"("Bellezza è verità, verità è bellezza") sono i versi finali di una tra le sue odi piu' note, Ode su un'urna Greca che racchiudono tutta l'essenza del poeta inglese. Keats morì a 25 anni lasciandoci una produzione letteraria bellissima, pensiamo a tutte le sue Odi, e ad opere come Endymion, Hyperion, The Eve of St. Agnes fino ad arrivare a La Belle dame sans merci. I suoi versi e le sue opere rimarranno per l'eternità.
La bellezza rivela la verità più intima della vita e la verità possiede la qualità inseparabile della bellezza, questo lo scorgiamo anche sull'epitaffio posto sulla sua tomba al Cimitero Acattolico di Roma: “Questa tomba contiene i resti mortali di un GIOVANE POETA INGLESE che, sul letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua” 

John Keats venne qui a Roma con la speranza che la sua debole salute migliorasse. Purtroppo non fu così e il 23 febbraio 1821 si spense nella sua casa a Roma (oggi la Keats-Shelley House) con accanto Joseph Severn, amico e suo compagno di viaggio. Cosa ci racconta Severn di questo tragico evento?

Nel suo diario, nelle sue lettere e nelle sue memorie, scritte durante la sua vecchiaia, Joseph Severn descrive le tribolazioni del loro viaggio in Italia partendo da Londra, e le sofferenze, le angosce e la morte di tubercolosi a Roma di Keats. Le descrizioni di Severn sono tanto vivide che la lettura delle sue lettere può essere alle volte molto pesante, ma presenta Keats anche nei suoi momenti di tenerezza, e cattura anche l’umorismo laconico del poeta, assieme al suo amore per i giochi di parole, che non lo abbandonarono fino al termine della sua vita, neanche durante la malattia.
La morte di Keats è documentata con scrupoloso dettaglio, incluse le sue ultime parole, in una lettera inviata dalla Casa da Severn all’amico intimo di Keats, Charles Brown, il 27 febbraio, quattro giorni dopo la sua morte. La lettera fa parte della collezione del museo ed è in esposizione nella camera da letto di Keats.

“Qui giace colui il cui nome fu scritto sull’acqua», cosa ci dice questo epitaffio posto sulla tomba di Keats al Cimitero Acattolico di Roma e da lui stesso voluto?

Keats era troppo malato per scrivere a Roma. Tutto ciò che sopravvive di lui, in questo senso, è una lettera datata 30 novembre 1820 e indirizzata al suo vecchio amico Charles Brown, una lettera molto dolorosa e difficile da leggere. Ovviamente fu a Roma che Keats concepì le sue ultime parole poetiche, l'epitaffio sulla sua tomba al Cimitero Acattolico: "Qui giace colui il cui nome fu scritto nell'acqua". Queste parole possono essere considerate l'ultima poesia di Keats scolpita nel travertino, oltre che un monumento alla sua vita e al tempo da lui trascorso nella città di Roma.
Nessuno è veramente sicuro del significato di queste parole ma sono state tentate diverse teorie. La mia è che esse contengano un riferimento al ruolo di Joseph Severn come custode delle parole e delle azioni di Keats durante i mesi finali della sua vita. Keats, che mantenne la sua passione per i giochi di parole fino alla fine dei suoi giorni, aveva già chiamato Severn con il soprannome di Fiume Severn, il fiume più lungo del Regno Unito.
Quasi tutto quello che pensiamo di sapere del tempo che Keats trascorse a Roma non fu scritto direttamente da lui, che era troppo malato per mettere mano alla penna se non in occasione di quell'ultima lettera menzionata sopra, ma riportato da Joseph Severn, e quindi di seconda mano. In questo senso le sue parole sono davvero trasportate dal Fiume Severn, scritte nell’acqua. Poi, secondo Joseph Severn, Keats aveva previsto di comporre un'ultima opera a Roma, il cui soggetto avrebbe dovuto essere Sabrina, il nome latino di Hafren, una leggendaria ninfa-principessa che, secondo Geoffrey di Monmouth, era annegata nel Fiume Severn. Sabrina si era affacciata nell'immaginazione di Keats durante la lettura del Comus di Milton sulla Maria Crowther, l'imbarcazione che lo portò in Italia, ma non riuscì mai a scrivere la poesia.
In questo senso l'epitaffio, con il suo gioco di parole sul nome del Fiume Severn, diventa tutto ciò che è mai emerso di “Sabrina”, l'ultima poesia di Keats.

Morì giovane, ma scrisse molto: Odi, Opere e Lettere dove troviamo gran parte della sua poetica. Nella vostra collezione quali manoscritti troviamo di Keats?

Keats era uno scrittore epistolare e un poeta eccezionale e prolifico, e scrisse, nell'arco di un anno, la maggior parte delle poesie che lo hanno reso famoso, incluse le sue Grandi Odi. Sfortunatamente, molte delle prime bozze delle sue poesie furono ritagliate in piccoli pezzi e distribuite tra gli amici a seguito della sua morte, ragion per cui abbiamo accesso soltanto ad alcuni frammenti della sua poesia “Lamia”, ad esempio, nella Keats-Shelley House.
Abbiamo due lettere scritte a mano da Keats, entrambe datate nel 1818. Una delle lettere è indirizzata a Severn quando entrambi vivevano ancora in Inghilterra, mentre l’altra fu inviata a Thomas Monkhouse il giorno prima che Keats si avviò nella sua escursione in Scozia, dove menziona il suo primo grande poema, Endymion (“Endimione”), e il suo eroe letterario William Wordsworth, che intendeva visitare al Lake District sulla strada per la Scozia.
Abbiamo anche una copia delle Orationes Omnes di Tacito, la quale contiene la firma e la dedica del giovane Keats, e la prima bozza esistente della sua poesia ‘Song, In Drear Nighted December’, scritta a mano dal suo amico John Hamilton Reynolds.

Romanticismo e classicismo si incontrano nella poetica del poeta inglese, in che modo?

Abile latinista durante l’adolescenza, Keats è stato un lettore appassionato di storia e letteratura classica e di mitologia, e tra i libri a cui teneva di più vi erano The Pantheon, del padre di Mary Shelley, William Godwin, Bibliotheca Classica di John Lemprière, e Polymetis di Joseph Spence, oltre ad altri.
Inoltre, la poetica di Keats è permeata da temi e motivi classici, visto che aveva trascorso gli anni della sua formazione da poeta non solo leggendo la traduzione di Chapman dell’opera di Omero, ma anche disegnando schizzi del “Vaso di Sosibio” copiandolo da un’enciclopedia sul mondo antico e le sculture del Partenone, che erano appena giunte al British Museum, la cui visita ispirò la sua poesia “On Seeing the Elgin Marbles” (“Vedendo i Marmi di Elgin”).
Tuttavia, Keats è considerato prima di tutto un romantico per via del suo amore per linguaggio, che è molto più diretto, passionale e viscerale, per non parlare della sua melodia, rispetto al linguaggio dei poeti della cosiddetta età neoclassica della poesia inglese, come John Dryden e Alexander Pope.
Comunque, a conti fatti, è importante tenere a mente che questi termini storico-letterari sono spesso applicati in seguito agli eventi a cui si riferiscono, in retrospettiva. Keats non si considerava un poeta romantico, ma penso che fosse al corrente di essere un poeta che produceva all’avanguardia del linguaggio e dell’immaginazione.

Ci sono dei versi di Keats che le sono rimasti nel cuore più degli altri?

Le poesie di Keats che ho letto e apprezzato quando ero a scuola e all’università sono quelle rimaste maggiormente impresse nel mio cuore e nella mia mente, come le Odi e i sonetti. Di questi tempi amo ascoltare le poesie quanto leggerle, ed è sempre un piacere ascoltarle dal vivo recitate dall’attore Julian Sands che collabora spesso con il museo.
Le sue letture di La Belle Dame Sans Merci e dell’Endymion hanno cambiato il modo in cui penso a queste poesie.

Che caratteristica saliente rimane di Keats come persona?

Si è diffusa una tendenza a pensare a Keats come una figura perennemente fragile e tragica, e un individuo che era destinato a morire giovane. In verità, la maggior parte dei suoi venticinque anni sulla Terra furono caratterizzati da uno spirito tenace e un forte senso dell’umorismo. Aveva anche una notevole resistenza fisica, testimoniata dalla sua escursione a piedi in Scozia, che non fu certo un gioco da ragazzi!

Il 2021 segna il settecentesimo anniversario della morte di Dante, oltre che il bicentenario della morte di Keats. C'è qualche connessione tra i due poeti secondo il suo parere?

Nella sua poetica, Keats ha adottato vari temi, soggetti e scelte stilistiche dalla letteratura italiana, anche da Dante, specialmente nel suo sonetto “A Dream, After Reading Dante’s Episode of Paolo and Francesca” (“Un Sogno, Dopo Aver Letto l’Episodio di Dante di Paolo e Francesca”).
Inoltre, Keats possedeva e prese appunti su una copia dell’Inferno tradotta da Henry Francis Cary, dal quale trasse ispirazione nel tentativo di scrivere la sua opera epica, The Fall of Hyperion (“La Caduta di Iperione”).

La casa museo contiene una ricca collezione di quadri, sculture, manoscritti, oggetti e prime edizioni delle opere di Keats, Percy Bysshe Shelley e Lord Byron. Quali altri pezzi importanti della collezione ci sono?

La Keats-Shelley House non è un museo di grandi capolavori d’arte – anche se contiene piccoli tesori all’interno della sua collezione. Piuttosto, è un posto che crea una connessione viscerale tra i suoi visitatori e il passato tramite la sua arte, le sue opere, i suoi libri, i suoi manoscritti e le sue reliquie, che appartengono alla vita e alle opere dei poeti romantici.
Siamo particolarmente orgogliosi nella nostra collezione di reliquie, che vanno da oggetti semplicemente curiosi ad altri leggermente macabri e includono libri che appartenevano ai poeti come anche alcuni possedimenti personali, ad esempio lo scrittoio da viaggio di Mary Shelley o la maschera di carnevale di Lord Byron, oltre ad alcuni resti umani, come ciocche di capelli e addirittura un pezzo della mascella di Shelley. 

Che immagine avevano di Roma e dell'Italia tout court gli artisti inglesi che la visitavano? Che cosa ha rappresentato il Grand Tour per gli scrittori, soprattutto quelli romantici?

I romantici, come le generazioni del Grand Tour che giunsero a Roma prima delle guerre napoleoniche, venivano principalmente per vedere le rovine dell'antica Roma. Non erano interessati ai palazzi rinascimentali o alle chiese barocche. A differenza della maggior parte dei gentiluomini aristocratici giunti nel corso del XVIII secolo, tuttavia, i romantici di seconda generazione vennero soprattutto per motivi personali: per fuggire dalla madrepatria ed esplorare nuove terre, e non solo, dunque, per vedere i luoghi del Grand Tour e vantarsene una volta a casa.

La Keats-Shelley House è un luogo di vita e di energia. Sul vostro sito internet sono disponibili in formato digitale la maggior parte del materiale della vostra collezione. Si sono sempre fatti molti eventi e i visitatori annuali sono sempre stati moltissimi. Come avete accolto la recente notizia della riapertura dei musei, essendo Roma diventata zona gialla?
Ovviamente siamo entusiasti del fatto che la Casa abbia potuto riaprire ai visitatori dal 1° febbraio. Significa tanto poter aprire nel mese del bicentenario della morte di Keats a Roma. Possiamo solo sperare di essere ancora "gialli" il 23 febbraio, data del bicentenario, in modo che alcune persone possano visitarci.
Per garantire che il maggior numero di persone possibile possa condividere le nostre celebrazioni della straordinaria eredità di Keats, tuttavia, stiamo lanciando una serie di progetti digitali nel giorno del suo bicentenario, tra cui un nuovo tour online del museo con una guida personale, una ricreazione in computer grafica di Keats basata sulla maschera mortuaria e altri ritratti, e una storia video coinvolgente intitolata "La morte di Keats" narrata da Sir Bob Geldof.

Che emozioni le trasferisce questo luogo meraviglioso, la Keats-Shelley House?

Meraviglia, stupore, ispirazione e umiltà.

“Sono i luoghi stessi che comunicano le medesime sensazioni che hanno ispirato tanti autori per le loro opere e che i Parchi intendono fare rivivere al visitatore elaborando interventi che ricordano l'autore, la sua ispirazione e la sua creatività, attraverso la valorizzazione dell'ambiente, della storia e delle tradizioni di chi quel luogo abita”, come ci ricordano le parole di Stanislao de Marsanich, Presidente dei Parchi Letterari. Cosa ne pensa dei Parchi Letterari?
Ho avuto il piacere di visitare Arquà Petrarca e i Colli Euganei ed è stata un'esperienza che non dimenticherò mai. L'Italia è un paese di straordinaria bellezza naturale con un patrimonio artistico senza rivali al mondo. Il rovescio della medaglia è che il patrimonio letterario unico italiano a volte è oscurato dai suoi successi nell'arte visiva e nell'architettura. I Parchi Letterari servono a ricordare al mondo la ricca eredità degli scrittori italiani e il loro rapporto con le terre che amavano. 

Visita la Keats-Shelley House con il direttore  Giuseppe Albano (En)

Per informazioni e approfondimento:
Sito Keats-Shelley House
Canale youtube con eventi virtuali e video panoramici  (tra cui una lettura di Julian Sands) 

John Keats di Assia Karaguiozova, designer artista, ispirata dalle parole di John Keats, poste sulla tomba del poeta inglese al Cimitero Acattolico di Roma: "Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell’acqua"

Foto credits: Keats-Shelley House

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari


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