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La letteratura è donna

03 Marzo 2021
La letteratura è donna
Abbiamo chiesto alle protagoniste del panorama editoriale una loro opinione che vada al di là delle celebrazioni dell’8 marzo. Di Paquito Catanzaro

Non è affatto semplice scrivere un articolo sulle donne. Difficile ipotizzare un punto di partenza, figuriamoci uno d’arrivo. Inoltre il timore che certe frasi possano sembrare stantii luoghi comuni o, peggio ancora, macigni pesanti con cui mancare di rispetto a qualcuno. Chiaro il tema: il volto e l’animo femminile della scrittura; vaga l’idea: chiedere alle protagoniste del panorama editoriale una loro opinione che vada al di là delle celebrazioni dell’8 marzo. Poi il guizzo: una collega d’ufficio che fa delle storie il proprio pane quotidiano.

«Se dico» chiedo a Serena Venditto «La letteratura è donna, cosa mi rispondi?»: «Ogni volta», risponde l’autrice de L’ultima mano di Burraco (edito da Mondadori) «in cui una donna prende carta e penna e lascia i suoi pensieri scorrere fra le dita, il mondo diventa un posto migliore».
Resto spiazzato, ma non abbastanza da aver appuntato su carta questa frase. Ci prendo gusto e comincio a scorrere i dorsi dei libri.
Eslcudo, per ragioni anagrafiche, le autrici di classici, salto le biografie sportive – domandandomi perché così poche atlete abbiano raccontato la loro carriera – e fermo l’indice su La penultima mossa, il romanzo di Carla Viazzi (edito da Morellini) ispirato alla morte di John Lennon.

Le mando un messaggio con la stessa domanda rivolta pochi minuti prima. La risposta arriva in pochi minuti: «Nelle parole degli altri spesso troviamo risposte alle nostre domande. Scrivendo possiamo completare il ciclo cercando di restituire quello che abbiamo ricevuto in dono. Mi sono sempre fatta prendere più dalla storia che dallo stile, probabilmente per assecondare la mia innata curiosità. Ho vissuto mille vite, ho visto i luoghi descritti e ho scoperto realtà diverse dalla mia. E soprattutto ho imparato che ci sono storie che possono essere raccontate in modi diversi». Clicco Salva e metto da parte il file per riprenderlo il giorno dopo.

Presentazione online del nuovo romanzo di Francesca Serafini, Tre madri (edito da La Nave di Teseo). Affronto l’argomento durante una chiacchierata molto piacevole, desideroso di conoscere il suo parere di autrice, ma soprattutto di lettrice. «Di una storia», dichiara guardando in camera «mi appassiona la forma in cui è strutturata: la sua lingua, il modo in cui sono trattati i personaggi (sono respinta dalla pagina se li sento giudicati da chi li ha creati). Quando scrivo cerco di prestare un’attenzione particolare proprio a questi aspetti. Cerco di scrivere qualcosa che la me stessa lettrice – molto esigente e certamente per forza di cose molto più esperta della scrittrice – non disprezzerebbe. E questo è uno di motivi per cui ho pubblicato molto meno di quello che ho scritto».

La letteratura, rifletto, è donna nella sua capacità di riconoscersi sempre umile, mai sottostimata. Torno al mio pezzo, all’ennesimo libro sul comodino. Pure stavolta si parla di genitori, della ricerca di un amore mancato. Il romanzo di Elena Mearini, I passi di mia madre (edito da Morellini), è un piacevole pugno nello stomaco. Un romanzo che ti tiene per mano prima di spingerti a un passo dal baratro. «La letteratura è donna» mi scrive via mail «quando riesce a riportare nelle storie le tracce femminili delle cose, quei segni di fragilità rivoluzionaria e forza conservatrice che permettono alla vita dei personaggi di trasformarsi senza dissolversi, cambiare forma continuando ad essere e restare. La letteratura è donna quando non teme di fare un passo indietro davanti al domani che si avvicina».

Intanto la direttrice mi chiama al telefono: «Questo pezzo?». «Ancora un giorno e ti invio tutto». Continuo a scrivere, continuo ad aggiungere battute e pareri. Chiedo pure a Sara Rattaro, autrice (ultimo libro La giusta distanza edito da Solferino), direttrice editoriale e docente di scrittura creativa. «La letteratura è donna» risponde «oggi più che mai. Le novità narrative scritte da donne sono oggi sempre più numerose e le “madri della narrativa e cultura italiana” sono le autrici che nel passato hanno lasciato un segno indelebile, lottando in una cultura sempre maschilista, di quello che è sempre stata la potenza e l’efficacia del pensiero femminile. Ma quante di queste vengono citate e di conseguenza studiate nelle antologie letterarie scolastiche? Troppo poche. La stessa grazia Deledda, nostro importante Premio Nobel, raramente viene ricordata».

Prima di inviare la recensione via mail, un ultimo messaggio indirizzato a Chiara Marchelli che nel suo ultimo romanzo, Redenzione (ed. NN), parla di donne, malattia mentale e anoressia. «La letteratura è essenziale» risponde «perché una vita non basta a nessuno. Avventure, pensieri, la compagnia del silenzio che accompagna le folgorazioni più importanti. Vogliamo ciò che è diverso, che non è nostro ma che, attraverso la lettura, diventa un sentire condiviso. Senza le storie non abbiamo una vera coscienza di noi. Le storie servono da sempre a trasmettere, comprendere, condividere, ricordare. Ci raccontiamo all’altro per esistere, per fare esistere ciò che è fuori da noi. La letteratura è essenziale perché racconta storie vere, anche quando non sono reali. Perché siamo attaccati alla vita con le unghie e con i denti, e non vogliamo morire».

Ritardo cronico, ma limite di battute rispettato e, soprattutto, un bel po’ di voci femminili con cui colorare il pezzo. Clicco salva, poi allega, infine invio.

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