Cinque Terre, i giorni della vendemmia
Un racconto per immagini, con le foto di Claudio Barontini e una selezione di versi di Eugenio Montale
Le pagine si susseguono una dopo l’altra, come i passi di un viaggiatore lungo un antico sentiero riscoperto.
Sfogliandole seduti sulla poltrona, confinati in questo momento così incerto della nostra epoca, sembrano ritmare un percorso per immagini che lascia evadere la mente alla scoperta di paesaggi aspri e pietrosi, suggestivamente sospesi tra cielo e mare.
Sono le Cinque Terre (Patrimonio Unesco) ambienti iconici e ricchi di poesia che ogni anno, a fine estate, diventano la scenografia d’eccezione di una festa, un’antica tradizione collettiva.
I riflettori sono puntati sulla raccolta dell’uva, un dono prezioso quanto faticoso da conquistare e i protagonisti indiscussi sono i viticoltori, uomini qualunque eppure eroici che - sorpresi lungo i viottoli stretti, confusi tra le vigne o aggrappati al cielo sui terrazzamenti verticalizzati a strapiombo sul mare - sfidano da secoli il paesaggio, facendosi custodi della cultura e della biodiversità di un ambiente unico e irripetibile, plasmato dal lavoro e dall’ingegno dell’uomo.
A ben vedere ha il sapore di un viaggio il libro fotografico “Cinque Terre, i giorni della vendemmia”. Si tratta di una narrazione attuale eppure fuori dal tempo che il Parco Nazionale delle Cinque Terre ha voluto realizzare nel 2019 con il patrocinio dei Parchi Letterari - Parco Letterario Eugenio Montale e delle Cinque Terre, per celebrare il ventesimo anniversario dell’ente, con testi introduttivi di Donatella Bianchi, Presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre, Patrizio Scarpellini, Direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre e Stanislao de Marsanich, Presidente dei Parchi Letterari.
Attraverso gli scatti in bianco e nero di Claudio Barontini - raffinato ritrattista di volti celebri, con all'attivo migliaia di pubblicazioni su prestigiosi periodici e numerose collaborazioni artistiche - prendono così vita le giornate della vendemmia, le più corali e rappresentative delle Cinque Terre, quelle che racchiudono in maniera intensa e palpitante l’essenza di un territorio tenuto insieme da un legame identitario fatto di bellezza, creatività, tradizione, vino, paesaggio, profumi e persone.
Non Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola o Riomaggiore prese singolarmente, dunque. Piuttosto un unico grande flusso di immagini in costante dialogo tra loro, che vanno al di là dei confini geografici, oltre le geometrie delle case, la logica dei borghi e delle cantine, per mettere in primo piano gli elementi ricorrenti e condivisi che uniscono queste cinque suadenti realtà.
“Il corpus di immagini – spiega Barontini – è il risultato dell’incontro, spesso empatico, con i viticoltori che ho ritratto nei terrazzamenti e nelle vigne, a picco sul mare, durante il loro paziente e faticoso lavoro che ha inizio all’alba, quando il sole è ancora lontano dai campi”.
Ad essere fotografati sono dunque uomini, donne e bambini, ma anche alcuni cani, compagni fedeli di avventure che seguono svogliati i padroni su e giù per i vigneti. Sono tutti personaggi dell’oggi, nostri contemporanei.
Eppure i gesti, le pose simboliche, i muretti a secco costruiti come una volta, le antiche operazioni di zappatura, la legatura delle viti con la ginestra, le espressioni di fatica e gli occhi colmi d’orgoglio di fronte ai contenitori straripanti d’uva matura, ci trasportano in una dimensione che va ben oltre il tempo, dritta alle radici più profonde di un’antica cultura contadina, intimamente ligure.
E così, lasciando correre lo sguardo tra le trame scure di un “rovente muro d’orto” che nelle foto si impossessa dello spazio dell’inquadratura per assumere le fattezze di una scultura monumentale, o soffermando l’attenzione sulle sinuosità dell’agave “che s’abbarbica al crepaccio dello scoglio” mentre i viticoltori raccolgono l’uva con il mare alle spalle...è difficile non lasciarsi sedurre dal gioco istintivo d’inseguire connessioni tra le immagini attuali e le suggestioni immortali accumulate nei versi della raccolta “Ossi di Seppia” di Eugenio Montale, giornalista, poeta e scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1975, che a Monterosso trascorse molte delle sue estati.
Nel libro, una intensa selezione di suoi versi ispirati proprio a questi paesaggi diventa così una bussola, una sorta di ulteriore segnale dipinto sul sentiero dell’interpretazione, per guidarci alla scoperta delle Cinque Terre attraverso un groviglio di itinerari fisici e mentali, letterari, poetici, culturali fatti di volti, mani, grappoli, pietre, prospettive audaci, stati esistenziali… Per restituirci, infine, tutta la complessità di un paesaggio che trova nelle contraddizioni la sua insolita maestosità.
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Photo ©Claudio Barontini. www.claudiobarontini.com
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Con "Cinque Terre, i Giorni della Vendemmia" il Parco Nazionale delle Cinque Terre - Area Marina Protetta, ha scelto di rendere omaggio ai suoi vignaioli, da secoli creatori di paesaggio, depositari di cultura materiale e custodi di biodiversità con il Reparto Carabinieri Parco Cinque Terre
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e del Parco Letterario Eugenio Montale e delle Cinque Terre
(..) per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni. (..)
Eugenio Montale (I Limoni, Ossi di seppia)