Il Casentino è per antonomasia terra di pievi e castelli, dove il Medioevo e le sue vestigia inondano la vista del visitatore parimenti alle bellezze naturalistiche magnificamente esemplificate dai boschi e dai “ruscelletti” di dantesca memoria del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Accanto a tutto ciò esiste però un Casentino che non si vede, o almeno che è meno intellegibile, che rimanda a una storia molto più antica e che affonda le proprie radici agli albori della prima valle dell’Arno: il Casentino dell’antichità, il Casentino archeologico.
La prima valle dell’Arno è stata fin dagli albori dell’umanità un territorio frequentato dall’uomo, anzi, dagli “Homines”, essendo stato interessato dalla presenza non solo della nostra specie, l’Homo sapiens, ma anche da uno dei predecessori, l’Homo heidelbergensis, e dal più vicino “cugino” Uomo di Neanderthal. Ne abbiamo testimonianze grazie al rinvenimento di decine di siti che hanno restituito centinaia di strumenti in pietra lavorata, che coprono un arco temporale lunghissimo, che dai 500.000 anni fa arrivano fino agli albori delle prime civiltà umane.
Le testimonianze archeologiche, anzi paleontologiche, ci fanno fare anche un salto più indietro, e siamo intorno ai 700.000 anni fa, quando il Casentino… non c’era… O meglio, era molto diverso da come lo conosciamo oggi: la presenza di un lago di fondovalle, che da Borgo alla Collina si estendeva fino a Bibbiena, e i resti di fossili di elefanti e ippopotami, ci restituiscono l’immagine più simile a una cartolina africana che non a ciò che siamo abituati a vedere, e vivere, oggigiorno.
Ma la sua prima “età dell’oro”, se così si può dire, il Casentino l’ha conosciuta nel I millennio a.C., in particolare fra VI e III secolo, quando la prima valle dell’Arno fu fittamente interessata dalla presenza del popolo etrusco, che scelsero questa valle appartata fra le montagne interne come sede di due importantissimi santuari, Lago degli Idoli e Pieve a Socana, entrambi tuttora visitabili e che la connotano come vera e propria valle sacra del popolo Rasna.
Non dimentichiamo poi la presenza romana, che fece del Casentino una valle prettamente agricola con l’impianto di molteplici “ville rustiche” o fattorie, fra le quali merita citare quella di Domo, a due passi da Bibbiena, che ha restituito fra l’altro uno stupendo impianto termale di circa 30 m di sviluppo e che è tuttora in corso di scavo.
Tracce evidenti del passaggio in Casentino di questi popoli si possono ancora intuire se si è disposti a percorrere in lungo e in largo la prima valle dell’Arno. Ma certamente il luogo da cui partire per scoprire come era il Casentino “prima del Casentino” è il Museo Archeologico ‘Piero Albertoni’ a Bibbiena.
Il Museo, nato già nel 1996 come mostra permanente grazie all’opera indefessa che il Gruppo Archeologico Casentinese ha compiuto (e tuttora compie) sul territorio dal 1975, dal 2000 è riconosciuto ufficialmente dalla Regione Toscana e dal 2014 è stato insignito di struttura di rilevanza regionale. L’allestimento, interamente rinnovato dopo il trasferimento nella nuova sede di Palazzo Niccolini nel centro storico di Bibbiena, è progettato per presentare al visitatore come il Casentino si sia trasformato dalla preistoria alla tarda età romana, passando per quella etrusca.
Il cuore dell’impianto espositivo è certamente la sezione dedicata alla religiosità degli Etruschi, e in particolare ai due importantissimi santuari del Lago degli Idoli e di Pieve a Socana, che connotano il Casentino come vera e propria valle sacra del popolo dei Lucumoni. Passeggiare fra le teche che ospitano le decorazioni a colori del tempio di Socana, o perdersi fra le centinaia di bronzetti di devoti recuperati al Lago degli Idoli, la più grande stipe votiva etrusca mai rinvenuta situata sul monte Falterona a due passi dalle sorgenti dell’Arno, è un’esperienza unica che riporta agli albori della civiltà toscana e che fa del Casentino letteralmente una terra impregnata di un misticismo e di una sacralità che travalicano il tempo e le religioni e che da 2500 anni fa arrivano fino ad oggi.
Il Museo, che ospita nella biglietteria anche il punto informativo comunale, l’infopoint ufficiale della Via Romea Germanica e un fornitissimo bookshop con pubblicazioni sul territorio, offre ai visitatori non solo la possibilità di conoscere la storia antica della valle ma che di scoprirne gli angoli più caratteristici, grazie al servizio di noleggio di biciclette elettriche e alle attività outdoor studiate per legare la struttura alle evidenze storico-naturalistiche del territorio. Inoltre, grazie al totale abbattimento delle barriere architettoniche e alla presenza di un percorso di visita dedicato al pubblico ipo e non vedente, il Museo è totalmente fruibile anche per visitatori diversamente abili.
Ultimo, ma certamente non per importanza, l’attenzione ai piccoli visitatori, per i quali fa da guida la nostra mascotte Guerrino accompagnandoli per l’intero percorso, grazie alla pannellistica dedicata e al libretto didattico appositamente realizzato.
Non solo valorizzazione infine, ma anche ricerca: il Museo collabora infatti con università italiane e straniere, enti di ricerca, singoli studiosi, per ampliare la conoscenza sul Casentino antico. Rientra in questo campo la collana editoriale “I Quaderni dell’AR.CA.”, attraverso la quale vengono pubblicati saggi e ricerche inerenti la storia antica della valle. L’ultimo numero, “I castelli dei conti Guidi in Casentino”, scritto dall’archeologo Riccardo Bargiacchi, uno dei massimo esperti del medioevo casentinese, si configura come una delle più complete pubblicazioni sull’argomento, che unisce al dato storico-documentale anche quello archeologico.
Se dunque venite in Casentino, perdetevi pure fra natura, pievi e castelli, ma non dimenticate di fare un salto da noi!
Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari
Foto: Museo Archeologico del Casentino
Museo Archeologico del Casentino ‘Piero Albertoni’
Via Berni 21, Bibbiena 0575-956527
www.arcamuseocasentino.it
info@arcamuseocasentino.it
FB: Museo Archeologico del Casentino
IG: @archeocasentino
YouTube: Arca Museo