Ripartire, in questo periodo storico così duro, attraverso la scrittura e le sfide personali, collettive è un atto di coraggio, ma non automatico. Perché non bisogna mai desistere e come il rinnovamento ci tocchi nel profondo. Riflessioni, pensieri.
Il mese di gennaio freddo e vitreo ci insegna, come ogni giro di boa, e come accade anche nel mese di settembre, che la ripartenza può essere annebbiata e incuneata nei ‘giorni del sonno’, quei giorni che fanno da custodi alla chiusura delle feste: l’Epifania.
I giorni del sonno si protraggono per quasi tutto il mese, con riprese delle attività a scaglioni, in varie parti della città, dei settori, del paese. Ripartenze-scommesse.
La riflessione a gennaio si coniuga con i freddi dispettosi che costringono alla casalinghitudine, molto spesso all’inattività, alla possibilità di sognarci diversi. Per ricominciare bisogna cambiare ottica restando fedeli a sé, capire nel profondo cosa tenere e cosa lasciare, di quale cappotto privarci, di quale nociva certezza. Una ricetta non esiste per riaffrontare la vita, e riaffrontarci tutti in questo gioco di specchi complesso e spesso doloroso.
Compito individuale e al tempo stesso collettivo sarebbe bello poter chiedere agli scrittori, ai poeti, agli studiosi del passato cosa abbia significato per loro la ripartenza, individualmente e come membri della società.
In una ‘intervista indovinata’, si potrebbe domandare a Isabella Morra cosa l’abbia portata a resistere così strenuamente nel castello di Valsinni, e quali ripartenze abbia conosciuto, di cosa si sia nutrita nella sua vita così dura, e strenua. Così come per Giacomo Leopardi e anche per altri autori che conosciamo forse la ripartenza è stata agevolata dall’esercizio costante della scrittura perché è attraverso la scrittura, la diaristica, la poesia e la stesura di saggistica che l’uomo si specchia, si analizza e getta i semi per riuscire a rinascere, a rinnovarsi. Edmond Jabés scrive: “La poesia è nemica dell’apparenza. È appartenenza immemoriale. Del giardino la poesia è piuttosto la terra feconda, umida: la miracolosa umidità del suolo nelle sue profondità. Può essere, anche, la linfa, le radici." (Edmond Jabès, Poesie per i giorni di pioggia e di sole e altri scritti, Manni 2002).
La scrittura è evoluzione interiore, l’ispirazione è quel vento che si nutre e spazza quel terreno profondo dentro di noi, quel terriccio che dobbiamo nutrire come possiamo, con spezzoni di vita, di esperienze, viaggi, emozioni, scoperte e affetti. La ripartenza tuttavia non è un interruttore. Click: riparto. Programmiamo il timer. Ecco, fra cinque minuti si salpa. Mesi fa avevo iniziato a scrivere di questo argomento, ma le parole non scorrevano si bloccavano come muli incaponiti. La scrittura non può mentire, quella onesta, almeno.
Ginevra Sanfelice Lilli
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