L’amicizia di Domenico Faro e Leonardo Sciascia *
Ho conosciuto Domenico Faro attraverso un comune amico nella sua casa-studio di Roma. Volevo vedere le sue incisioni, ed eventualmente intervistarlo. Rimasi sorpresa, guardando le incisioni che Faro incominciò a mostrarmi: meraviglie di precisione nel segno, e la poesia, fonda e appagante si trovava nascosta in ogni foglio; luci e ombre nel velluto della carta alternavano ritmi diversi, paesaggi e fiori. Attraverso un tortuoso cammino fra carte e acidi, fatica e bulini, l’artista misterioso fermava nel tempo le sue emozioni. Nel silenzio dello studio, presentava il suo lavoro con semplicità e con la inconsapevole asprezza che possiedono molti artisti grandi. Faro era un ingegnere elettronico con la passione della pittura e della tarsia ed infine si era dedicato all’incisione.
La stanza più grande della sua casa era il suo attrezzato laboratorio di incisione. Si incominciò a parlare, Faro ed io. Ed a registrare le nostre conversazioni. La mia curiosità cresceva se all’argomento dell’incisione si univa quello riguardante la sua amicizia con Leonardo Sciascia. Lo scrittore, appassionato raccoglitore e “lettore” di incisioni cosa avrà mai visto in queste opere se a proposito di Faro aveva scritto: “in pittura saremmo alla banalità; in acquaforte siamo all’essenza”? La precisione e profondità del segno mi portavano agli scritti di Sciascia a loro volta minuziose composizioni di precise parole formanti un tutto chiarissimo. Le figure di questi due artisti le sentii subito in qualche modo affini. Nella ricca biblioteca di Mimmo (così tutti lo chiamavano) fotografie di Leonardo e di altri comuni amici stavano appoggiate ai libri. Nel cuore ancora vicini gli avvenimenti e gli incontri a Roma o d’estate in Sicilia. Un intero scaffale conteneva gli scritti di Sciascia, tutte prime edizioni con dedica autografa, tracciata negli ultimi tempi, con grafia sempre più incerta; e scrive nella copia del suo ultimo romanzo, Il cavaliere e la morte, un malinconico addio: “All’amico Domenico Faro affettuoso ricordo di Leonardo Sciascia “.
Mimmo, nato a Catania, era solito andare, durante le vacanze estive, in Sicilia e visitare Sciascia nella sua casa di campagna in contrada Noce a Racalmuto, lo stesso Leonardo, conoscendo il suo amore per gli scrittori siciliani gli aveva tracciato, su un foglietto, un itinerario dei luoghi degli scrittori: Verga, Capuana, De Roberto, Brancati ed anche di scrittori meno noti: Nino Savarese, Lanza e tanti altri. Sciascia gli annotava: Verga a Vizzini, Capuana e Bonaviri a Mineo, De Roberto a Catania, Pirandello ad Agrigento, Lanza a Valguarnera, Savarese a Enna, Brancati a Paghino, e poi Consolo a San Fratello, Borgese a Polizzi Vittorini “Il Traghetto”, perché Vittorini, essendo del siracusano, faceva la spola fra la Sicilia e Milano, e Leonardo scherzando lo aveva soprannominato “il traghetto”, immaginando che la sua casa fosse un traghetto. Gli indicava anche dove avrebbe potuto trovare le case, le biblioteche, perfino i parenti! Mimmo partiva in macchina da Racalmuto sulle tracce dei suoi amati scrittori e tornava stanchissimo la sera.
Tutti e due progettarono una cartella di incisioni sui luoghi degli scrittori siciliani che avrebbe avuto l’introduzione di Leonardo; non riuscirono a realizzarla, ed infine vennero separati dalla malattia e dalla morte dello scrittore.
Adriana Pedone
Immagine: dettaglio Lettera 22 (Wikipedia)