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La cura delle parole

03 Dicembre 2024
La cura delle parole
Le conseguenze della guerra, la violenza, le passioni: infine, la cura, che si esplica attraverso i gesti, la preparazione del cibo, le carezze, le parole che curano l’anima.

Sono Maurizia Girlando e sono stata avvocato civilista e del lavoro a Torino. Da sempre scrivo ma, da quando sono in pensione, mi sono dedicata a curare le mie narrazioni e tre di loro sono state pubblicate.

Il primo dei miei romanzi si intitola: Perduto - Il buio dietro al successo, edito nel 2019 da una piccola ma nota casa editrice torinese, Voglino editrice.
È la storia di un torinese che fu cantante negli anni ‘60. È una biografia romanzata. Ho conosciuto personalmente Franco Castellani in arte Pierfranco Colonna e l'ho intervistato nel 2006. E’ uno spaccato degli anni ‘60 nell'ambiente della musica leggera. Si svolge fra la swinging London, Torino, Roma e il Sudamerica. Chi lo volesse leggere lo può ordinare su Amazon. 

Il mio terzo lavoro pubblicato è un racconto lungo illustrato adatto dai 15 agli 80 anni. Si intitola: Sotto la superficie ed è il frutto della collaborazione di due generazioni. L'illustratrice, che è anche l'editrice, è una trentenne, mentre io, che ho scritto il testo, sono molto più anziana. L'editore è: www.casaninalab.com al cui sito può rivolgersi chi lo volesse leggere. La trentenne, titolare di Casaninalab, opera quasi ed esclusivamente online. 

Tuttavia intendo qui parlarvi del mio secondo romanzo pubblicato e lo scelgo poiché conferisce lo spunto per trattare l'argomento secondo il taglio dei Parchi Letterari. 
È una storia ambientata nel territorio e nella storia. S’intitola: La cura delle parole - 2019 - Santelli editore Milano. Si tratta, infatti, di una storia geograficamente e storicamente ambientata. 
La vicenda si svolge fra Torino e Fenestrelle, che è un paesino in Val Chisone a 1200 m di altitudine, sotto il passo del Sestriere, nel periodo compreso fra il 1878 è il 1919. 
La Grande Storia è molto importante in questo romanzo perché entra prepotentemente nella vita di persone comuni provocando un grandissimo dolore. Il presente della narrazione è nel 1919 e, grazie al racconto di una dei personaggi, la Maestra Olga, gli avvenimenti della vita privata ma anche quelli della Grande Storia vengono percorsi a ritroso.
Nel 1919 siamo a Torino nella casa di uno dei personaggi, Gisella, che si trova in un borgo che ancora oggi si chiama Vanchiglia, vicinissimo al Po. È una casa costruita non più di trent'anni prima frutto della bonifica iniziata dopo il 1870. 
Prima della bonifica la zona era considerata fuori le mura ed era a prati limitrofi al fiume. Salici, canne, case diroccate, qualche bettola, erano il paesaggio di Vanchiglia. Dopo la bonifica vennero costruiti i primi condomini, quelli tipici della fine del 1800 ma semplici, popolari, in fondo, si continuava ad essere in periferia.
 In uno di questi edifici il padre dello zio di Gisella affitta in un primo tempo e poi compra un grande magazzino con il tiraggio per il forno da fabbro con due stanze abitative annesse. Casa e bottega. Il quartiere era diventato il luogo delle attività artigianali favorite dalla grande spinta economica dovuta all'industrializzazione.
Nel 1919 Olga la Maestra, Gisella diventata proprietaria della casa, Ortensia l'allieva giovane, si trovano insieme nell'alloggio di Gisella per curarla.
Gisella ha tentato il suicidio in Po ed è stata salvata e riportata a casa mezza morta e fradicia da due uomini che, a notte fonda, stavano tornando casa ubriachi. La zona era ancora una zona di bettole periferiche.
Oggi Vanchiglia è un quartiere interessante. Nella via che si chiama proprio Vanchiglia c'è la sede di molti artisti. Si tratta di vecchi palazzi che venivano affittati per poco e così si sono riempiti di operai e di chi vive d'arte. Ultimamente il quartiere è sede della nuova movida e gli alloggi dei palazzi costruiti dopo la bonifica del 1870 sono ambiti ed abitati dalla borghesia intellettuale.
Ma torniamo alle nostre tre donne, Olga, Gisella e Ortensia che dentro la piccola casa in Vanchiglia affrontano il dolore di una di loro cercando di curarla.
È Olga che prende l'iniziativa e comincia con la cura del corpo di Gisella che è pieno di geloni e di febbre. Con gli strumenti del 1919 e con l'aiuto di Ortensia riesce a cavare dalla morte Gisella e a farle iniziare una guarigione. Tuttavia, anche se sta meglio, Gisella non si alza dal letto, non vuole riprendere a vivere.
Olga, come molti dei suoi contemporanei, crede nel progresso ma crede anche nell'affetto e nella forza delle parole e dei ricordi e così inizia a raccontare. 
Racconta e spera. 
Fin da subito Olga racconta a tutti di quando partì per la sua prima sede di maestra: Fenestrelle. Un paesino di montagna con un'importante fortezza che allora veniva ancora usata come carcere. Il romanzo, però, non descrive la Fenestrelle reale quella vera del tempo. Descrive una Fenestrelle sognata desiderata. È una licenza personale che mi sono presa: ho trascorso tutte le vacanze di bambina a Fenestrelle e così, nello scrivere questo romanzo, ho tralasciato la Fenestrelle che per via della presenza del forte aveva moltissime taverne, bettole, postriboli. L'ho descritta per come me la ricordo io nei primissimi anni del secondo dopoguerra, quando il Forte era chiuso e dormiente. Oggi il Forte è stato messo in sicurezza ed è visitabile se si è capaci di superare a piedi una scalinata di 4000 scalini e un dislivello di 650 m. Dopo la visita ci si può riposare nel paesino che è semplice non toccato dall'attraversamento dello stradone che costruì Napoleone e che passa in mezzo a quasi tutti i paesi della valle ma aggira Fenestrelle.
Ebbene, Olga arriva a Fenestrelle percorrendo il primo tratto da Torino a Pinerolo in treno e poi in diligenza fino a Fenestrelle e va a vivere in sacrestia. Come noto, le Valli del pinerolese vedono una forte presenza di valdesi ma nella Valle Chisone la controriforma fu davvero terribile e l’edificio della chiesa cattolica a Fenestrelle campeggia al centro del paese insieme ad un antico convento di gesuiti.
Olga continua a raccontare di quando conobbe Gisella andando nella cascina in fondo al paese per rifornirsi di latte e polli. Olga è una maestra progressista, figlia della riforma Coppino, quella dell'attenzione al fanciullo e ai suoi interessi. Olga racconta e ricorda come fu maestra e qui ci si potrebbe dilungare sulla storia della didattica ma questo lo farò, eventualmente, in un altro scritto.
Olga racconta, accarezza Gisella e spera. Crede nelle parole, crede che i ricordi che legano lei, Gisella e anche Ortensia possano consolare Gisella e riportarla alla vita.
Racconta della vita in montagna e di come e del perché a un certo punto Gisella sia venuta a vivere a Torino con gli zii Alfio e Lucia, benestanti ed artigiani.
Si apre dunque tutto il racconto del lavoro artigiano. Dell'artigianato che nei begli anni fra il 1880 e il 1915 ha portato prosperità grazie alla spinta industriale della città.
Lo zio Alfio non ha proseguito il lavoro di fabbro del padre ma ha seguito un nuovo filone proposto da un suo amico Mauro Forgia che era stato allievo di Don Bosco. Potremmo parlare per pagine e pagine di Don Bosco e della sua importanza a Torino ma lo faremo un'altra volta.
Il fatto è che Alfio con Mauro Forgia ha ‘messo su’ un prospero laboratorio di artigianato artistico di incisione e stampa nel locale che è attiguo alla casa. Gisella, dotata nel disegno, ci lavora anche lei come incisore.
Si apre quindi il periodo delle Esposizioni Universali che a Torino furono almeno quattro in vent'anni e importantissime e dove gli artigiani, protagonisti del racconto, vanno per imparare. Chi visita Torino può ancora vedere i resti di queste esposizioni prima fra tutte la bellissima Fontana dei mesi al Valentino.
Olga racconta, racconta e a un certo punto Gisella inizia a partecipare e descrive il suo lavoro di incisore. A Torino c’è il Museo Civico della stampa che percorre lo sviluppo dell'arte tipografica dal suo sorgere fino ad oggi.
Olga racconta ed infine si arriva alla visita all'ultima esposizione prima della guerra. È una visita inquietante e foriera dell’imminente terribile futuro. Le protagoniste vedono un grosso cannone costruito dalla Krupp e rimangono molto impressionate. Tornando a casa nessuna di loro apre bocca.

L'epilogo lo lascio a chi vorrà leggermi.

Nello scrivere il mio romanzo ho anche fatto una ricerca di stile. Il romanzo vuole una lettura attenta e partecipata perché ho cercato di fare in modo che il lettore avesse l'impressione di trovarsi nella stessa casa con annesso laboratorio delle tre protagoniste in Vanchiglia a Torino e che potesse vivere il tempo storico del racconto. La cura delle parole - 2023 - Santelli editore Milano. Si trova su Amazon.

Maurizia Girlando


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