In questi giorni, alle volte, capita che un raggio di sole attraversi l'aria fredda per sfiorarci. Quel calore che sentiamo su di noi sembra esistere per tranquillizzarci. Questi sono i giorni che dall'inverno ci introducono alla primavera e che segnano il passaggio ad un nuovo ciclo vitale. Senza fretta, però. La natura dà segni di risveglio e allo stesso tempo questa rinascita sembra di giorno in giorno rimandata, sospesa.
Non a caso sono questi i giorni in cui si svolge il Carnevale che sottolinea, nel suo significato piu' profondo, il momento di passaggio, del rinascere ciclicamente insieme alla terra, attraverso riti propiziatori che trasferiscono tutta l'energia positiva degli esseri umani alla terra stessa. Non dimentichiamo l'importante funzione apotropaica degli oggetti usati in queste tradizioni che allontanano il malvagio, nel preciso momento in cui la terra si sveglia pian pianino dal sonno invernale, per essere pronta a nutrire di nuovo tutti gli esseri umani che da lei dipendono.
La sua realtà antropologica rende questa festa ancora oggi viva e vegeta, infatti, da secoli il Carnevale mantiene le sue tradizioni inalterate nei vari luoghi d'Italia ed il suo patrimonio culturale è custodito nella saggezza popolare che lo conserva e tramanda, spesso con una certa fierezza, di generazione in generazione.
L'emergenza sanitaria che stiamo vivendo cancella il Carnevale nei luoghi e negli spazi popolari; troppi i rischi di contatti e assembramento e molti, quest'anno, saranno celebrati solo virtualmente. Ma questo non ci farà dimenticare la vera essenza di questa festa.
Da sempre il Carnevale mostra i segni di contestazione e di rigenerazione con la poesia dei travestimenti, della risata caustica e irriverente che ci svela tutta la sua storia secolare; tradizioni molto antiche collegano il riso e le danze alla fertilità della natura.
L'Italia delle tradizioni popolari si mostra in questo periodo con le maschere, ogni Regione ha la propria, che derivano dalla Commedia dell’Arte, teatro di prosa dialettale che portò la commedia buffa per tutta l' Europa, raggiungendo un successo senza precedenti.
“Arlecchino è il rifiuto di tutti i perbenismi, i luoghi comuni, le ipocrisie” ci dice Dario Fo a cui fa da contraltare Giorgio Manganelli affermando che “Pulcinella è insieme stolto e sapiente, è eroe e vigliacco, forse l’unico eroe umanamente possibile”. Due facce della stessa maschera: Pulcinella al sud, Arlecchino al nord esprimono un personaggio senza tempo, originale interprete di se stesso che dice la verità burlando.
Eccola qui la caratteristica principale del Carnevale italiano, che lo rende unico rispetto agli altri: ha trasformato le sue maschere in personaggi, che interagiscono gli uni con gli altri nella Commedia dell’Arte. I personaggi non sono rimasti intrappolati in un ruolo senza tempo come le altre maschere in giro per il mondo.
Se nei prossimi giorni vi capita di vedere un cappello senza testa camminare tranquillamente per la strada, non spaventatevi; non reagite come i passanti nella filastrocca Carnevale di Gianni Rodari:
“È scappato dalla vetrina! /
- E’ scappato dalla vetrina! - Certo, è un cappello ladro! - Portatelo in guardina!
Calma, -disse il cappello- oggi ogni scherzo vale. Molta gente va in giro senza testa anche quando non è carnevale".
Una filastrocca tra il fantastico e il surreale che ci insegna molto sulla grammatica della fantasia di cui Gianni Rodari rimane un maestro insuperato.
Annalisa Nicastro