Italia Libera , 30 1 2023. Costruito dal regime fascista a seguito delle leggi razziali, per molti aspetti il campo fi Ferramonti è stato un unicum nella storia della Shoah. Di Annalisa Adamo
La pubblicazione curata dalla figlia di David Henryk Ropschitz, il medico psichiatra che nel 1982 decise di mettere nero su bianco la sua personale storia di sopravvivenza, racconta la vicenda del più grande campo di concentramento italiano. Costruito dal regime fascista a seguito delle leggi razziali, per molti aspetti il campo in provincia di Cosenza è stato un unicum nella storia della Shoah. Vi si celebrarono diversi matrimoni, nacquero tanti bambini, furono aperte molte sinagoghe, una cappella cattolica, una scuola e una biblioteca. Il clima di umanità e solidarietà rese possibile a Ferramonti una ricca vita artistica dal momento che tra gli internati vi erano molti musicisti di valore. Se a Ferramonti la dignità umana e la compassione prevalsero, fu soprattutto grazie al direttore del campo Paolo Salvatore e al monaco cappuccino Callisto Lopinot, che ebbe un ruolo fondamentale nel rapporto tra il Vaticano e la comunità ebraica.
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