Per sintetizzare all’indispensabile, in questa
sede, la storia e i tanti beni artistici e
architettonici presenti sul territorio di
Laurenzana, per mera comodità, si rimanda alla
descrizione che ci trasferisce Salvatore Sebaste
nella sua scheda descrittiva allegata ai Percorsi
D’Arte commissionatigli della Regione Basilicata
e che nel merito recita:
(…) Secondo il Flechia, il toponimo Laurenzana
deriva dal latino Laurentius, con il suffisso
femminile ana; il Racioppi avanza l’ipotesi di una
Villa Laurentiana.
Le sue origini risalgono all’alto medioevo. L ’abitato si sviluppò sulle pendici della collina cretosa intorno al castello e alla chiesa madre, secondo la cultura e l’ideologia feudale medioevale.
Al diradarsi delle incursioni longobarde, bulgare, saracene e col prevalere dell’ordine normanno, svevo e angioino, il progetto di difesa si allentò, perciò la popolazione si sentì più sicura e cercò spazio per la propria abitazione fuori del perimetro delle “Sette torri”.
Nel Catalogo dei Baroni del 1154 risulta che Guglielmo, figlio di Matteo di Tito, è il feudatario normanno di Laurenzana.
Appartenne come feudo agli Orsini del Balzo, ai
Poderico, ai Loffredo ai quali si susseguirono i
Filangieri, i De Ruggieri, i Gaetani, i Quarto e i
Belgioioso.
Percorrendo le stradine del centro storico si
giunge al Castello, situato in cima alla rupe,
collegato per secoli da un ponte di legno e ora
da archi di pietra.
Fu roccaforte bizantina e longobarda, poi
trasformata in castello dai Normanni.
Disabitato fino alla metà del XVII secolo, si
trasformò in palazzo con una serie d’interventi.
Le tracce più antiche sono individuabili nella
cinta muraria e nella torretta circolare.
Dopo il sisma del 1980 è stato finalmente
riaperto al pubblico, per quanto si stia ancora
procedendo in un’opera di restaurato secondo
un valido progetto di recupero.
Ammirato dalle varie angolazioni, mostra
sempre la maestosità del classico maniero,
specialmente di sera grazie ad un’accurata
illuminazione.
Sul versante opposto all’ingresso del castello è la Chiesa Madre di S. Assunta, edificata nel 1212, restaurata in epoca barocca, ampliata più volte, danneggiata dal terremoto del 1980 e riaperta al culto nel 1997.
Si accede da un’elegante e imponente gradinata a due rampe, divaricate leggermente da un ovale, che mette in comunicazione l’ampio sagrato sovrastante e le vie del borgo medioevale.
La facciata principale in pietra locale a vista, di tipo palaziale, evidenzia il portale in pietra del 1780.
Il campanile, originariamente più alto, è stato ricostruito nella parte superiore in seguito ai danni provocati da un fulmine nel 1955, modificando il sistema della cuspide.
La chiesa presenta un impianto irregolare a tre navate, separate da pilastri e archi che inquadrano l’altare maggiore in marmi policromi del tardo Cinquecento, sovrastato dall’arco trionfale. Nella zona retrostante è sistemato il coro ligneo, del Settecento, costituito da due ordini di stalli decorati, da ascrivere ad un abile artigiano locale. Sulla cornice mistilinea e modanata si notano sette busti reliquiari di santi, in legno dorato e policromo, di bottega napoletana del Seicento. Sulla parete di fondo dell’abside è l’ancona, in legno dorato e intagliato, d’artefice meridionale, operante nella prima metà del Seicento.
Si notano: (alla base) due figure aggettanti di
angeli reggi-cartiglio, (lateralmente) due
colonne decorate con motivi vegetali e
mascheroni e (al di sopra della trabeazione) la
cimasa, costituita da due lunette tra le quali
s’inserisce un medaglione con l’immagine
dell’Eterno Padre.
Nella nicchia dell’ancona è la scultura lignea di
Cristo benedicente, databile fine Cinquecento
inizio Seicento.
La volta è decorata da affreschi raffiguranti
Evangelisti e Dottori della Chiesa di Pietro di
Giampietro da Brienza (pitt. doc. 1709-1750).
Dello stesso artista è nel presbiterio a sinistra il
polittico murale di affreschi raffiguranti: Dio
Padre, Madonna con Bambino e santi.
Sui soprarchi della navata centrale si notano
dipinti murali, opera di un artista locale,
operante tra la fine del Settecento e l’inizio
dell’Ottocento.
Nella navata destra, sull’altare in marmo
policromo, in una struttura lignea decorata in
oro, è racchiuso un Crocifisso ligneo del
Settecento tra la Madonna e S. Giovanni.
All’ingresso, a destra, è il dipinto su tela
Madonna con Bambino e i Ss. Francesco e
Antonio di Attilio De Laurentis (pitt. doc. 1626-
1650) e un’acquasantiera in pietra del
Settecento.
Da notare lo ‘scarabattolo’, urna in noce
intagliata dal maestro locale Egidio Motta,
contenente la statua della Madonna
Addolorata.
Nella navata sinistra è collocato il dipinto ad olio
su tela Santissima Trinità e Santi, d’autore
ignoto, di scuola napoletana, realizzato alla fine
del Cinquecento.
Arricchiscono il patrimonio artistico numerose
tele dipinte ad olio e sculture lignee del
Settecento, tra cui la Madonna della mela.
In sacrestia è conservato un armadio ligneo,
dalle forme semplici e funzionali, di notevoli
dimensioni, datato 1733 e ascrivibile ad un
intagliatore meridionale.
In Piazza Carità si notano la Torre dell’orologio e l’ex Palazzo Carlucci che evidenzia un portale in pietra con due mascheroni.
Attaccata vi è la Chiesa Potentissima Coronata,
che mostra un bel portale in pietra.
Ad aula unica, custodisce sulla sinistra, su un
altare di marmo policromo riccamente
decorato, la tela dipinta ad olio Madonna con
Bambino, che forse copre un altro dipinto.
Dietro la Mensa, in nicchie, ci sono tre statue
lignee del Settecento: Immacolata, S. Maria
dello Reto (proveniente dall’antica cappella dirito bizantino), S. Giuseppe, mentre a destra c’è
Sant’Antonio di Padova, anch’essa del
Settecento.
In Piazza Carlo Pisacane è la Chiesa di S. Giorgio
(1726). In una struttura lignea barocca è la statua
dell’Immacolata che poggia su una tela dipinta
ad olio del Seicento, in parte rimaneggiata.
Ai piedi del paese è la Chiesa del Carmine.
Fu un’antica Abbadia, come risulta da
documenti archiviali (ASP Lo stato delle chiese),
trasformata in Beneficio alla fine del Seicento
dopo la Riforma.
Nella zona absidale, dietro l’altare maggiore, sui
sopralzi del coro in una ricca cornice barocca
decorata, si erge imponente la tela dipinta ad
olio, del 1611, Madonna del Carmine con anime
purganti e i Ss. Giovanni Battista e Giovanni
Evangelista di Giovanni Battista Serra (o Scerra)
da Tricarico.
A destra spicca un meraviglioso Crocifisso
ligneo del Quattrocento e la scultura lignea di S.
Giuseppe, forse di Giacomo Colombo (scult.
doc. 1679-1714), mentre a sinistra c’è il dipinto
murale di una Crocifissione (1996) di Ida Zito.
Il paese è noto per aver dato i natali al Beato
Egidio, frate dapprima eremita e poi
francescano.
Egli dimorò nel Convento di S. Maria della Neve,
edificato nel 1473 per i Frati Osservanti nei
pressi di un’antica cappella dedicata a S. Nicolò
e demolita con parte del convento nel 1807, per
trasformare il luogo in cimitero.
Dell’antico sito rimane un’ala del chiostro, alle
cui pareti è affrescata una serie cristologica con
Profeti, fra cui “Viaggio dei Magi” assemblato a
brani di caccia col falco” e la Natività con S.
Francesco e S. Antonio da Padova “illuminata da
una luce di candela che S. Giuseppe scherma
con una mano”, di Giovanni Todisco.
Il Municipio è ubicato in una struttura moderna, progettata dall’architetto Romano Vicario, di Potenza.
Nella vicina villetta comunale è collocato il Monumento ai Caduti di bronzo, realizzato dall’artista Rumeno – nato da genitori italiani – Roberto Ruta negli anni 50’ su commissione del poeta Michele Parrella.
In Largo Fiera, in un’aiuola, c’è il gruppo scultoreo in bronzo raffigurante il Beato Egidio e il contadino, di Domenico Molinari, scultore di Laurenzana che vive a Parigi. (…)
Bibliografia
• Giacomo Racioppi, Storia della Lucania e della Basilicata, Roma,
Ermanno Loescher & C., 1889. Ristampa anastatica, Matera,
Grafica BMG.
•Angelo Lucano Larotonda e Rosario Palese, Potenza, una
provincia di cento comuni, Milano, Arti Grafiche Motta, 1999
•Anna Grelle Iusco, Arte in Basilicata, Roma, De Luca Editore,
2001.
•Pro loco, Chiesa Madre di S. Maria Assunta in Laurenzana,
Anzi (PZ), Centro Grafico, 1997.
•Rocco M. Motta, Sulle tracce della storia, Potenza, Grafica,
Composizione e Stampa, da Estate Laurenzanese 1996.
A cura di Roberto Zito