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nel parco PierMaria Rosso di San Secondo

La vita


"...Tutta la vita è un'avventura colorata: giallo è lo zolfo colato, ma sotto terra è cupo, come la galera; il cielo è turchino, bianche le nuvole o grigie; i paesi, sopra le montagne, paiono greggi quando c'è verde all'intorno, ma spesso che non ce n'è, sembrano bruciati e ferrigni. Si va e si viene, si gira: qua è fiera, e là carestia; la servitù umana non trova modo di liberarsi ".


Di nobili origini e raffinato intellettuale, Pier Maria Rosso di San Secondo si pone come figura di primissimo piano nella storia letteraria europea contemporanea, sia per la sua produzione narrativa che per la sua opera teatrale.
Nasce a Caltanissetta il 30 novembre 1887 dal conte Francesco Maria, padrone di alcune miniere del bacino zolfifero ricadenti nel territorio nisseno ed ennese, e da Emilia Genova. Compie gli studi nella sua città natale e vi consegue la maturità classica al Liceo Classico “Ruggero Settimo”, sito in quel tempo presso il Collegio dei Gesuiti (attuale Biblioteca Scarabelli).
Nel periodo della sua giovinezza la città si ingrandì grazie alla ricchezza delle miniere. In occasione della visita di Re Umberto I e della Regina Margherita erano stati realizzati il Viale Regina Margherita e la Villa Amedeo ad esso adiacente, che rappresentarono i luoghi principali delle eleganti passeggiate nissene dell’epoca.

Alla regina, allora principessa, era stato intitolato il teatro comunale, denominato da quel momento Teatro Regina Margherita, inaugurato nel 1875 e a lei intitolato nel 1881. Riportato all’antico splendore con il recente restauro, è uno dei più antichi e più belli dell’Italia dell’epoca. Dopo aver svolto gli studi in Giurisprudenza a Roma, lo scrittore e giornalista nisseno inizia, dal 1907 in poi, una serie di viaggi nel Nord Europa (Olanda, Francia, Germania). In Olanda si avventura su un peschereccio per chiedere «ai freddi mari del Nord sollievo al suo ardore isolano e mediterraneo». Nel 1915 partecipa alla prima guerra mondiale. Intorno agli anni ‘20 comincia ad affermarsi come autore teatrale e romanziere. Nel 1930 sposa Inge Reidlich, una studentessa tedesca, di diversi anni più giovane, conosciuta durante uno dei suoi soggiorni berlinesi.

Tutta l’opera sansecondiana si presenta come un lungo percorso circolare a tappe, che inizia come una “fuga” dall’estremo Sud, rappresentato (in questa fase) da una Sicilia pervasa da un sole che brucia e inaridisce, da un entroterra insulare che odora di zolfo ed evocato (spesso in una forma allucinata e delirante) con amarezza e delusione, perché condizionato e sopraffatto da tutto ciò che è apparenza e perché incapace di comprendere e assecondare i sogni, le potenzialità e le aspirazioni degli animi più sensibili: «… Ah io ben conosco la perfidia struggente del sud! Ogni volontà s’attutisce, ogni nobiltà ingenua si smorza, ogni sacra aspirazione è travolta dall’alito sulfureo: ogni virtù, adescata, cade, poi mefistofelicamente derisa, imputridisce: folgoranti apparenze di laici desideri, abbagliante sfaccettìo d’un’unica miseria, fosforica incandescenza della più triste magia dei sensi» (La Fuga, 1917). Il cammino artistico rimane, dunque, saldamente legato al viaggio reale e metaforico della sua vita avventurosa e “vagabonda” (come egli stesso la definì), che lo porta a ricercare il senso dell’esistenza umana, vivendo esperienze belle, dolorose, inquietanti, curiose e che lo spingono a guardare il suo mondo interiore e quello della società del suo tempo con occhi a volte incantati come quelli di un bambino, e a volte disperati come quelli di chi non vede nessuna via d’uscita all’infelicità umana e alla decadenza sociale.

Una seconda tappa è costituita dai ripetuti soggiorni in l’Olanda e successivamente in Germania, durante i quali lo scrittore nisseno sviluppa una formazione espressionista che gli consente di esternare le sue passioni attraverso una stile espressivo aperto e spesso disarmonico, disorientando in tal modo la critica e lasciando spesso perplesso il pubblico, ma che rappresenta il suo punto di forza e la vera innovazione all’interno del Teatro del grottesco, avanguardia letteraria nella quale molti critici lo hanno confinato. Le esperienze nel Nord Europa sono fondamentali per lo scrittore perché gli rivelano se stesso nel confronto e nelle relazioni con le culture altre. Egli acquisisce, così, la consapevolezza di quelli che erano in nuce i motivi e le forme della sua drammaturgia, che si arricchisce, si evolve e si raffina e che conduce l’autore stesso a dedicarsi spasmodicamente all’analisi e al rapporto-contrapposizione Nord-Sud. Animato da questo fervore Rosso si avvia verso la tappa conclusiva del percorso intrapreso anni prima, attuando così un ricongiungimento metaforico e “mitico” con la Sicilia delle sue origini, il cui sole, adesso, torna a scaldare, accarezzare e cullare.

Tra le prime opere si ricordano le raccolte Elegie a Maryke (1914) e Ponentino (1916), pregne di un lirismo creativo e fantasioso che è caratteristico anche di molte delle sue opere teatrali in cui gli eroi e/o gli antieroi appaiono come proiezioni sbigottite ed ammaliate da quella contrapposizione fra ragione e istinto che è alla base della sua ispirazione. Le commedie sansecondiane, da Marionette, che passione! (rappresentata per la prima volta il 26 novembre del 1918 al Teatro Argentina di Roma, che è forse la più conosciuta) a La bella addormentata (1919), L'ospite desiderato (1921), Lazzarina tra i coltelli (1923), La danza su di un piede (1923), L'avventura terrestre (1925), Il delirio dell'oste Bassà (1925), Le esperienze di Giovanni Arce filosofo (1926), Tra vestiti che ballano (1927), La scala (1927) ecc. sono presentate dall’autore stesso come "avventure colorate", "incubi", "deliri", nelle quali un ruolo fondamentale giocano la scena e l'atmosfera, rette frequentemente da “urlati” e “sapienti silenzi”.
Uno dei temi più amati dallo scrittore nisseno è la cultura della zolfara con lo stile di vita dei minatori, dei “carusi” e il loro modo di sentire, di pensare e di vivere i rapporti sociali dentro e fuori la realtà delle miniere, la cui attività estrattiva dello zolfo (come è già stato sopra detto) segnò un grande sviluppo economico per Caltanissetta, tanto da farle conferire il titolo di “capitale mondiale dello zolfo”.

Lo scrittore riscopre pienamente il senso di appartenenza alle proprie origini e il legame alla sua terra nell’ultima fase della sua produzione. Il componimento teatrale Il Ratto di Proserpina (opera per banda, danza, canto e parola) riassume e conclude, infatti, la sua lunga attività di drammaturgo. Qui personaggi appartenenti alla mitologia classica e inseriti in un contesto paesaggistico che rievoca le antiche origini elleniche delle Sicilia, si congiungono e si mescolano a figure che simboleggiano “nuovi mondi” e raffigurano realtà sociali e culture “altre”, che agli occhi del drammaturgo rappresentano un rischio di inquinamento, alterazione, contaminazione e decadimento per tutto ciò che (secondo la visione conseguita in età matura) di sano e genuino offre ancora ai suoi occhi la comunità del mondo siciliano.

Afflitto e indebolito da una lunga malattia, Rosso di San Secondo trascorre l’ultimo decennio della sua vita nella villetta di Lido di Camaiore, costruita grazie al premio ricevuto dall’Accademia d’Italia su proposta del caro amico Luigi Pirandello. Assistito dalla moglie Inge, muore il 22 novembre 1956. Le spoglie si trovano nella parte più antica del Cimitero storico monumentale degli Angeli di Caltanissetta, nella parte che dal basso consente di contemplare le rovine del Castello di Pietrarossa (così come espresso dallo stesso scrittore), dove la moglie Inge lo raggiungerà ben quarantasei anni dopo. Nel sarcofago, una citazione, tratta da un canto popolare e ripresa dallo scrittore: «Caltanissetta fa quattro quartieri la meglio gioventù li zolfatari».

Importanti per la conoscenza complessiva dell’Autore, oltre a diverse monografie, il “Teatro” in tre volumi a cura di Ruggero Jacobbi, edito da Bulzoni nel 1976; l’opera omnia di narrativa edita da Salvatore Sciascia nel 2004 a seguito dell’impegno assunto dal Comune di Caltanissetta nel 1987 nel quadro delle iniziative realizzate in occasione del Centenario della Nascita; “Tutto il Teatro – La dimensione europea” a cura di Andrea Bisicchia edito da Salvatore Sciascia nel 2009. Una documentazione ricca e articolata contiene il volume “Pier Maria Rosso di San Secondo Narratore e drammaturgo 1887-1956 (Vita, opere, memorie, testimonianze, critica, profilo e inediti) di Calogero Rotondo edito da Terre Sommerse nel 2016.
Il volume è stato presentato nel corso di un convegno appositamente organizzato dal dott. Paolo Mandalà , proprietario del Teatro Moncada – Bauffremont, da lui intitolato a Rosso di San Secondo nel 2014. Per l’occasione la famiglia Mandalà ha anche commissionato allo scultore prof. Calogero Barba un busto in gesso dello Scrittore nisseno, collocato all’interno della Galleria del teatro; un ritratto giovanile era stato realizzato dal pittore Francesco Guadagnuolo nel 2014 in occasione dell’istituzione della Strada degli Scrittori.  

testi a cura di
Marina Castiglione
Maria Luisa Sedita
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