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Un testimone secolare della vita di Badia Prataglia, nel cuore del Parco delle Sacre Foreste

Un testimone secolare della vita di Badia Prataglia, nel cuore del Parco delle Sacre Foreste

Un Paese,la sua storia, i suoi personaggi, 300 anni di gioie, dolori, speranze sono la linfa di questo grande guardiano immobile. Il vecchio “castagno dindo” sta perdendo la sua ombra e la mano che tanto l’ha curato abbatte il grande tronco ammalato

21 Marzo 2023

Per la celebrazione delle Foreste lo scultore Armando Tacconi,  che vive in Casentino, ci regala un pensiero sull'opera "Le Sacre Foreste" da lui realizzata sul tronco del castagno secolare, ormai secco,  che si trovava davanti alla badia di Prataglia, nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Una testimonianza d'arte e rinascita delle foreste, capaci, anche con l'uomo, di rigenerarsi. 

Un Paese, la sua storia, i suoi personaggi, trecento anni di gioie, dolori, speranze sono la sola linfa di questo grande guardiano immobile. Il vecchio “castagno dindo” sta perdendo la sua ombra e la mano che tanto l’ha curato abbatte il grande tronco, ormai ammalato.

Disteso, biforcato è rimasto abbandonato, pronto per lo smembramento da camino.

Dino si oppone, chiede che non sia tolto del tutto alla memoria dei Badiani, non sa ancora come, ma vuole tenerlo. Lo ottiene e mi chiede di prolungarne la vita, affinché possa continuare a essere vigile testimone, concreta memoria e laico punto di riferimento.

Non potevo che cercare ti tirar fuori l’anima più “radicata” di Badia e della sua ricchezza: la foresta e la sua sacralità.

Il tronco, ormai denudato della sua corteccia, si è coperto di una patina grigio-nera per tutelare l’essenza di un’entità ancora integra.

Una robusta cerniera lampo apre il mantello protettivo che lo fascia.

Con il prezioso aiuto del fantasioso amico Marco togliamo “il di più” e per magia affiorano gli antichi monasteri già orientati nello spazio “intra Tevere et Arno”. 

In basso la pieve di Prataglia da cui tutto ha avuto inizio, costruita da monaci Benedettini giunti, prima del mille, negli inaccessibili luoghi di brigantaggio. 

La chiesa, nella sua segreta cripta, intimamente custodisce l’Orante che, nella parte centrale della composizione, protegge benedicendo con le braccia tese, le antiche foreste e la vita di chi ci abita.

Ad oriente, come nido d’aquila affacciato su un dirupo, il monastero di Francesco, tutela Casentino e Val Tiberina, facendo rivivere il miracolo delle sacre stimmate quando i raggi del sole lo illuminano trafiggendo le oscure nebbie.

Come luna piena lo stemma che Romualdo ha scelto per unire l’esperienza cenobitica ed eremitica, in un luogo simile al Paradiso, veglia dall’alto un eremo da “mille abeti mille volte cinto”. 

Sono i tre luoghi religiosi, di tre grandi ordini monastici, a rendere sacra la foresta?

Credo che sia la millenaria foresta con le sue atmosfere, pregne di spiritualità a i suoi silenzi, i suoi mormorii di fronde e ruscelli, con i suoni di animali liberi e schivi rendere superiore tutto ciò che le appartiene e accoglie da sempre fra le sue braccia chi la percorre in silenzio, con attenzione e rispetto, immergendosi in lei in un abbraccio, libero e avvolgente, leggero e protettivo, come il liquido primordiale da cui siamo nati. Ci regala così un dono prezioso: ritrovare se stessi.

L’opera per ricordare che dove il passo del boscaiolo badiano ha segnato i ripidi sentieri, i piedi veloci dei giovani atleti, ogni anno, si sfidano nel “Trail Sacred Forest” arrivando a organizzare nel 2017 il Campionato Mondiale Trail Running.

Armando Tacconi

Immagini da Armando Tacconi

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