di Stefano Carboni
Il “Sasso del Regio” è un grosso masso caratterizzato dalla presenza di complesse incisioni rupestri. È situato sul dorso di un contrafforte del monte Falterona nel territorio di Pratovecchio Stia, nella stretta valle che caratterizza il primo tratto dell’Arno (Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi).
Il petroglifo evidenzia una struttura a linee verticali e coppelle organizzata in due parti principali che si sviluppano rispettivamente a destra e a sinistra di una nicchia campaniforme centrale a doppia profondità. Simboli sessuali sono chiaramente identificabili al di sotto della nicchia: dal basso verso l’alto si incontrano un fallo eretto ed una vulva.
La figura stilizzata di un orante è presente in basso a sinistra della composizione. In alto al centro è incisa, a tratto profondo, una testa rudimentale con espressione triste, la quale è sormontata da una piccola croce, forse apposta posteriormente.
Sui lati della testa sono presenti due figure femminili stilizzate, caratterizzate da lunghi capelli. La figura a destra appare sottile ed allungata mentre quella a sinistra di chi guarda risulta visibilmente incinta. Al culmine della pietra, poco sopra la croce, è inoltre presente una cavità naturale, artificialmente aggiustata a formare un piccolo bacino di circa 200 cl. Intuitivamente, è possibile interpretare i simboli descritti come appartenenti al campo semantico di fertilità e fecondità e questo stabilisce una relazione con le proprietà taumaturgiche e galattofore tradizionalmente attribuite alla fonte della Docciolina che sgorga dalla roccia a pochi metri di distanza.
Un mio recente studio ha rilevato che la superficie piana, quasi verticale, ove è stata realizzata l’incisione rupestre, si trova orientata verso il punto di tramonto del sole nel giorno del solstizio d’inverno.
Questa geometria produce un interessante effetto: nei giorni intorno al 21 dicembre il sole, tramontando, illumina completamente la parte più profonda della nicchia campaniforme.
Secondo il suddetto studio, il complesso simbolico del Sasso del Regio sarebbe ascrivibile ad un culto della fertilità, ma non legato alla natura umana, quanto piuttosto al morire e risorgere della vegetazione (o della divinità ad essa associata) che si manifesta, nel corso dell’anno, come conseguenza della variazione stagionale delle ore di luce e della posizione del sole. L’ipotesi della “gestazione” del mondo vegetale si realizza nelle due figure femminili che rappresenterebbero lo status della terra, raffigurata da un lato come fanciulla e dall’altro come madre gravida. Pertanto l’analisi ci porta ad identificare un ciclo di fecondazione, parto, morte e rinascita, in cui le parti in gioco sono un elemento maschile ed uno femminile. La lettura dei simboli proposta rappresenterebbe quindi la natura ciclica delle stagioni: simili raffigurazioni sono presenti nelle culture primitive a partire dal tardo neolitico e permangono, evolvendosi, in età classica nelle figure di Demetra, Persephone e Dioniso, in epoca romana nei culti di Liber, Libera e Cerere.
Alla luce di ciò, la struttura regolare a barre e coppelle presente sul Sasso del Regio, interpretabile come un abaco, suggerisce una funzione di conteggio del tempo basato sulle fasi lunari: un parapegma.
Molto rilevanti sono infine i ritrovamenti archeologici delle aree circostanti, che possono essere messi in relazione col reperto e che datano dal II secolo a.C. al IV d.C. e quelli, più arcaici di crinale che risalgono al VII a.C.
Il Sasso del Regio si trova all’interno di una proprietà privata ed è visitabile solo accompagnati.
Sono organizzate visite guidate in alcuni periodi dell’anno, pubblicate sui seguenti siti:
www.altertrek.it www.equinatura.it
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Per informazioni: Stefano Carboni, carboste@gmail.com
Stefano Carboni nasce ad Arezzo nel 1983. Dopo la maturità scientifica, nel 2008 si laurea a pieni voti in Scienze Fisiche e Astrofisiche all’Università degli studi di Firenze e consegue il dottorato di ricerca in Fisica Nucleare presso lo stesso ateneo nel 2012.
Durante il periodo da ricercatore presso l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è autore di varie pubblicazioni su riviste specializzate (Nuclear Instruments and Methods e Physical Review).
Da sempre cultore di astronomia, mineralogia, archeologia ed antropologia, coltiva le sue passioni fin dalla giovane età viaggiando per il mondo, prediligendo mete d’interesse archeologico ed etnografico.
Studioso di archeoastronomia dal 2009. E' autore del saggio "Il Sasso del Regio, un calendario luni-solare" e di altri articoli pubblicati in collaborazione con L'Accademia Petrarca delle Arti e delle Scienze di Arezzo e con la Società Storica Aretina.
Ricopre il ruolo di consulente scientifico per le tematiche di "reliability" e "physics of failure" per una azienda leader nel settore fotovoltaico.
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