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Il mistero della scomparsa di Bert Hinkler a Pratomagno in Casentino

03 Dicembre 2024
Il mistero della scomparsa di Bert Hinkler a Pratomagno in Casentino
Il destino di uno dei più importanti piloti degli anni '20 e '30, scomparso nel 1933 durante un volo in solitaria tra l'Inghilterra e l'Australia. I rottami del suo "Puss Moth" e il suo corpo furono scoperti sulla cima del Pratomagno in Casentino

E’ ancora un mistero la morte di Bert Hinkler, il leggendario pilota australiano, schiantatosi col suo aereo sulla cima del Pratomagno, a 1592 metri, in Casentino, in una fredda giornata dell’inverno di quasi cento anni fa. Per svelare questo giallo non sono state sufficienti tre inchieste e neppure l’indagine del Montalbano dei cieli, il quale sosteneva di conoscere meglio Bert Hinkler che la sua stessa persona.
Per uno strano caso del destino, la vita di Hinkler è stata segnata dal numero 8. Nacque, infatti, l’8 dicembre del 1892 ed è morto l’8 gennaio del 1933. Aveva solo 41 anni.
Da bambino era affascinato dagli ibis che vivevano in un laghetto vicino casa, a Bundaberg, nel Queensland, uno degli stati più grandi del continente australiano, a circa 350 chilometri da Brisbane. Gli antichi egizi veneravano Thot, il dio della sapienza, della scrittura e della matematica, ma lo rappresentavano con la testa di un ibis. Anche Bert Hinkler adorava gli ibis australiani che planavano e decollavano dal laghetto vicino casa. Ammirava soprattutto il loro volo. Un volo lento, rettilineo, compiuto con il collo teso.

A vent’anni realizzò in casa uno dei primi alianti e lo fece volare dieci metri sopra le dune della spiaggia di Mon Repos. Proprio quell’anno, il 1912, arrivò a Bundaberg il pilota americano Arthur Burr Stone per un’esibizione. L’anno prima era finito nel lago Michigan, gettandosi dal suo aereo prima dell’impatto. Hinkler lavorò con lui diversi mesi per risolvere un problema al “Bleriot”, il primo monoplano al mondo.
L’anno dopo Bert si trasferì in Inghilterra. Lavorò per la Sopwith Aviation Company, azienda che progettava e costruiva aerei per le forze armate britanniche. Mostrò subito una intelligenza e un ingegno non comuni. Inventò uno strumento per far volare diritti gli aerei che fino ad allora procedevano leggermente su un fianco. E trovò il sistema per impedire che le cartucce dei proiettili sparati finissero sul petto degli artiglieri che li avevano esplosi.

Si arruolò nella riserva aeronautica. Durante la prima guerra mondiale abbatté diversi aerei nemici sul fronte francese conquistando una medaglia al valor militare. Il pubblico cominciò a interessarsi a lui nel 1920 quando con un piccolo aeroplano di 35 cavalli, un «Baby Avro», coprì la traversata da Londra a Torino in 9 ore e 55 minuti. Nel 1928 volò, senza scalo, da Melbourne a Cook, lungo una rotta di mille miglia, conquistando il record di distanza australiana. Nel 1931 volò in notturna da New York alla Jamaica e subito dopo attraversò l’Atlantico meridionale dal Brasile all’Africa orientale francese, mille e 200 miglia in 22 ore. Un pioniere. Fu il primo a compiere da solo il volo dall’Inghilterra all’Australia in 15 giorni e due ore, battendo un record dopo l’altro e ricevendo la medaglia dell’aviazione da Re Giorgio.

La notte del 7 gennaio 1933 partì dall’aeroporto di Feltham, nei pressi di Londra, per raggiungere l’Australia e battere il nuovo record stabilito da Butler in nove giorni, un’ora e trenta minuti. Quel record era suo. Lo aveva stabilito lui. E lo rivoleva. In questa sfida Hinkler pensava di avere la meglio e di compiere la trasvolata impiegando un paio di giorni in meno, facendo solo cinque tappe. La prima doveva essere Brindisi. Quella stessa mattina sorvolò Firenze alle 11,55. La rotta doveva portarlo verso il Valdarno e Orvieto. Ma, poco dopo, scomparve fra le nuvole come il Piccolo principe.

Di lui non si seppe più nulla per quasi quattro mesi. Centoundici giorni dopo, il 27 aprile, due carbonai, Tocchioni e Carli, scoprirono i resti del velivolo a Pian dei Ciliegi, sul Pratomagno, nel Casentino, in provincia di Arezzo. I resti del pilota erano a trecento metri dal monoposto. I pezzi di tela delle ali erano finite sul crinale. Il taccuino di Hinkler, con la rotta da seguire, era a più di due chilometri di distanza. In tasca gli venne trovato l’orologio d’oro, il passaporto rilasciato dalle autorità di Ottawa, 6500 lire in buoni del tesoro canadesi e 75 lire italiane. Il governo decretò i funerali di Stato che si tennero a Firenze il primo maggio. Venne sepolto nel cimitero degli Allori, alle Due Strade, quadrato Q, prima fila, tomba numero 23. Si era sposato l’anno prima.

Per cercare di scoprire la causa dell’incidente ci sono state tre inchieste, una delle quali britannica. Di questo caso si è interessato anche il Montalbano dei cieli. Si chiamava Ted Wixted, ex giocatore di football di serie A e padre di sei figli. Era stato in marina e aveva navigato nei mari della Cina. Diventò uno storico dell’aviazione australiana dopo che due dei suoi sette fratelli — Bobby e Tommy — furono uccisi mentre su bombardieri sorvolavano i cieli dell’ Inghilterra e della Birmania. Nel 1975 nel deserto algerino aveva ritrovato i resti di Bill Lancaster e del suo aereo, la «Croce del Sud».

Cinque anni prima a Melbourne aveva scoperto un «Avro baby», un piccolo aereo monosposto, utilizzato molto tempo prima dal più grande trasvolatore australiano, Bert Hinkler. Diceva di sapere più cose sul conto di Bert che sulla sua stessa vita. Dalla sua casa in Australia si era preso cura della sepoltura di Hinkler per molti anni. E per molti anni ha cercato si svelare il segreto della sua morte. Venne a Firenze. Si recò sulla tomba di Hinkler alle Due Strade. e poi andò sul Pratomagno dove il piccolo aereo si schiantò al suolo nel 1933. Esaminando il luogo, ricostruendo la vicenda del famoso pilota, si convinse che la causa del disastro non poteva essere stata la nebbia o le nuvole che avvolgevano il monte. Secondo lui l’aereo era stato sabotato. Ma non poteva dimostrarlo fino a quando non ritrovava la pala dell’elica. Una pala lunga 106 centimetri e quattro millimetri. Tornò a casa e lanciò un appello su Internet. C’era la foto di Bert su un piccolo aereo, il disegno esatto della forma della pala, la sua lunghezza, e infine le due rotte, quella progettata e quella seguita dal trasvolatore. Secondo Ted Wixted la pala si era staccata durante il volo perché qualcuno l’aveva sabotata durante la sfida fra Hinkler e Butler per il primato di trasvolata fra l’Inghilterra e l’Australia. Era convinto che quella parte d’elica, finita a centinaia di metri distanza, fosse stata raccolta da qualche persona che l’aveva conservata come un cimelio. Le voci sull’elica si moltiplicarono, dopo l’appello. Ci furono persone che dissero di aver fotografato curiosi che portavano via pezzi dell’areo e perfino un fiorentino che raccontò di aver comprato un’elica di legno al mercatino delle Pulci, ma che non era sicuro che fosse proprio quella cercata dal Montalbano dei cieli. La ricerca di Ted Wixted si è conclusa con la sua morte, avvenuta a Brisbane il 17 maggio 2001, dopo aver scritto un libro dal titolo: L’ultimo volo di Bert Hinkler.

Sul Pratomagno c’è un cippo commemorativo dedicato al pilota, proprio vicino alla Croce. E poco più sotto, sul luogo dell’impatto, un memoriale. L’anno scorso, per i 90 anni della tragedia, ci sono state in Casentino varie iniziative per ricordare l’episodio. Intanto aviatori australiani, con un lavoro da certosino, ma fatto anche di passione e amore, hanno smontato pezzo per pezzo la casa inglese di Bert Hinkler e l’hanno riportata in patria. L’hanno rimontata a Brisbane. E l’hanno trasformata nel museo di Bert Hinkler.

Nicola Coccia

Immagine: 

Pratomagno, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Croce_Pratomagno.JPG

Copertina: Edward Patrick “Ted” Wixted. The Last Flight of Bert Hinkler,  Vantage Press, 1992



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