Scoprendo il sito e la rivista dei Parchi Letterari, la nostra prima
reazione è stata evidente: anche noi abbiamo dei parchi naturali, ma noi non
abbiamo avuta la bella idea di creare dei Parchi Letterari!
Partecipare alla bella iniziativa dei nostri amici italiani sarebbe un onore di grande significato in quanto la nostra identità si fonda sull'eredità
della civiltà romana.
L'Uzège-Pont du Gard si trova nel corridoio del Rodano tra il
Mediterraneo, nostro mare comune, il maestoso Monte Ventoso e la catena dei Monti blu delle Cevenne.
Territorio rurale tra Avignone, Nimes e Arles, vi si
coltivano vigna, frutti, asparagi, olivo e tartufo.
Il maestrale soffia potente, il sole è ardente; la luce cristallina ha sedotto numerosi artisti. La lingua è musica. La parola è volubile dalla parte provenzale, austera in quella
occitana.
Francesco Petrarca, François Rabelais, Michel Montaigne, Jean Racine, Jean Jacques Rousseau, Alexandre Dumas ,Victor Hugo, Alphonse Daudet, Lawrence Durrell, André Gide… Chi meglio di questi autori può invitare le persone a scoprire, capire, vivere più intensamente questa bella terra del Sud che è Uzège.
La lettura delle loro opere ci introduce alla complessità e alla bellezza dei paesaggi. Un invito a tutelarli, ad averne cura.
Ma lasciamo che ce lo raccontino loro stessi...
"Dapprima, colpito da quell'aria insolitamente leggera e da quello spettacolo grandioso, rimasi come instupidito" scrive Francesco Petrarca dopo l'ascesa al Monte Ventoso. Con questo sguardo meravigliato per lo spettacolo che si presenta ai suoi occhi, il poeta offre all'Occidente la visione della modernità, l'idea di paesaggio (parola inventata dai pittori una secolo dopo) e invita a un nuovo rapporto con il mondo, premessa dell'umanesimo.
"Uno dei ricordi a me più cari è il giorno in cui ho letto René per la prima volta, in una grotta scoscesa a metà altezza della macchia. Di fronte a me, dall'altro lato della valle, Uzès in pieno sole, ero solo in un'ombra deliziosa. I rumori della città arrivavano a me dolcemente". André Gide, Le Journal 1887-1925
E cosa non hanno scritto a proposito del pont du Gard, monumento iscritto al Patrimonio Mondiale dell'Unesco. Emblema del dipartimento del Gard, è anche al centro dell'identità di questo paese rurale. Le raccomandazioni di Vitruvio nel suo trattato di architettura (-15 a.C.) sembrano essere stati rispettati alla perfezione: "Firmitas, Utilitas, Venustas". Pricipi riconosciuti in seguito da numerosi scrittori. "Un'opera più degna che umana" dirà del ponte del Gard François Rabelais in Pantagruel (1534).
"Dopo aver mangiato degli ottimi fichi, andai a vedere il ponte del Gard: Era la prima opera dei Romani che avessi mai visto. Mi aspettavo di vedere un monumento degno delle mani che l'avevano costruito. Immediatamente, l'oggetto superò le mie aspettative e fu la sola volta in vita mia. Ci si chiede quale forza abbia trasportato queste immense pietre così lontano dalla cava e unito tante migliaia di uomini in un posto in cui non ne abita nessuno... L'eco dei miei passi sotto quelle immense volte mi faceva credere di sentire la voce forte di coloro che le avevano costruite... Sentivo, pur rimpicciolendomi, un non so che che mi elevava l'anima e mi dicevo sospirando - perché non sono nato romano -. Restai lì alcune ore rapito in contemplazione". Jean Jacques Rousseau, Les confessions, 1781.
"E' impossibile farsi un'idea dell'effetto prodotto da questa catena granitica che collega due montagne con un arcobaleno di pietre che riempiono tutto l'orizzonte, con tre piani di portici che diciotto secoli di sole hanno splendidamente indorato... Nulla mi apparve così bello, così virgiliano come quella magnifica epopea di granito che si chiama ponte del Gard". Alexandre Dumas, Impressions de voyage, 1834.
"Voi sapete che questo monumento che era un semplice acquedotto, s'innalza maestoso nel mezzo della più profonda solitudine. L'anima è gettata in un lungo e profondo stupore. Fortunatamente per il piacere del viaggiatore nato per l'arte, da qualsiasi parte egli volga lo sguardo, non scorge traccia di abitazioni né di coltivazioni: il timo, la lavanda selvatica, il ginepro, soli prodotti di questo deserto vi esalano i loro profumi solitari sotto un cielo di abbagliante serenità. L'anima tutta è lasciata a se stessa, e l'attenzione è necessariamente rivolta a questa opera del popolo-re che ha sotto gli occhi. Questo monumento deve agire, mi pare, come una sublime musica, non vi si trova alcuna apparenza di lusso e d'ornamento, i Romani facevano queste cose stupende...l'idea perfettamente moderna, la composizione per fare effetto va oltre l'animo dello spettatore...le passioni vere hanno un loro pudore". Stendhal, Mémoires d’un touriste,1838.
"La fontana d'Eure è quel corso d'acqua costante che i Romani avevano captato e fatto arrivare sino a Nimes grazie al famoso acquedotto del ponte del Gard. La valle dove scorre, mezza nascosta dagli ontani, in prossimità di Uzès, si restringe. O piccola città di Uzès! Se tu fossi in Umbria i turisti accorrerebbero da Parigi per vederti. Alla punta estrema di questo isolotto andavo a sognare o leggere". André Gide, Si le grain ne meurt, 1926
Tra Uzès e il Pont du Gard, questa passeggiata letteraria a Uzège merita una sosta al castello di Castiglia
Nel 1778 Gabriel de Froment fece il Grand Tour in Italia. Tornando a Uzès con le stampe del Piranesi, iniziò nel 1789 la realizzazione di un parco architettonico ispirato alle antichità romane. Una biografia paesaggistica ove ogni costruzione evocava "ciò che aveva visto e che gli era piaciuto". Nel suo parco, un labirinto romantico, il barone di Castille rendeva tra l'altro omaggio a Jean Jacques Rousseau e a Louise de Stolberg, contessa d'Albany, compagna del poeta Alfieri e grande amica del pittore François Xavier Fabre. Conosciuta a Firenze nel 1778, il barone di Castiglia le scriverà regolarmente sino al 1824.
Nel
1950 l'importante storico e collezionista di quadri cubisti Douglas Cooper
terminava il suo Grand Tour d'Italia con il Ponte del Gard. Per caso egli
scoprì il castello di Castille in stato di abbandono. "Eravamo
in un quadro di rovine antiche di Hubert Robert" mi raccontò nel 2018 il suo
compagno John Richardson. Questo
colpo di fulmine cambiò la sua vita. Il castello dalle mille colonne diventò così il castello dei cubisti. Fernand
Léger,
Georges Braque, Nicolas de Stael, Pablo Picasso, David Hockney,
Francis Bacon, Jean Cocteau, Michel Leiris, Coco Chanel, Louise de
Vilmorin… furono ospiti assidui.
Nel 1962 Picasso realizzò a Castille il suo unico affresco su cemento in
Francia, ispirandosi a Monet, Matisse, Poussin, David. Due pannelli sono consacrati al Ratto delle Sabine, il cui mito fondante fu utilizzato dal maestro per reagire al rischio della guerra scatenato dall'istallazione di missili sovietici a Cuba. Dopo Guernica, Massacro in Corea e Le charnier, questo quadro fu l'ultima opera pacifista dell'artista.
Termino questo invito a venire a leggere i nostri paesaggi con una citazione di Jean Racine che soggiornò a Uzès dal 1661 al 1663. Lì leggeva, tra gli altri, l'Odissea e Virgilio.
"Infine, allorché la notte ha spiegato
le sue vele
la luna dal viso cangiante
appare su un trono d'argento
e sta in cerchio con le stelle
Il cielo è sempre chiaro finché dura il suo
corso
E noi abbiamo notti più belle dei vostri
giorni"
Jean Racine, Lettre à Monsieur Vitart,1662.
Nessun dubbio che tutti questi artisti sarebbero entusiasti all'idea di far parte dei Parchi Letterari
Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari
Le texte originale française de l'article
In allegato la versione in francese dell'articolo di Didier Riesen
Ph: Associazione Prima Vera
Imagine di Copertina : Vue du pont du Gard du village de Castillon du Gard
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