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Ma perché….Quel posto Vuoto? Aliano Capitale Italiana della Cultura 2024

19 Gennaio 2022
Ma perché….Quel posto Vuoto? Aliano Capitale Italiana della Cultura 2024
Ma come osa la piccola comunità di Aliano, con poco meno di novecento abitanti, candidarsi quale Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2024? Molto spesso i paradossi celano una normalità disarmante.

Ma perché….Quel posto Vuoto?

Aliano Capitale Italiana della Cultura 2024

Per gli amici lucani naturalmente sono un Forestiero. Non so ancora come io sia finito ad Aliano 25 anni fa, ma so che ne sono rimasto stregato.
L’occhio del forestiero riesce ad apprezzare i segreti ed a cogliere le sfumature custodite con grande pudore nell’intimità dei personaggi.

 Antichi forni e focolai, finestrelle in legno verniciato, grotte di ricovero per gli animali, pavimenti in cotto fatto a mano che serbano ancora le impronte oleose delle vecchie cucine a legna. Ed ancora portoni in castagno, balaustre in ferro lavorato, soglie in pietra scolpita, sono ancora qui da oltre trecento anni e serbano nella loro intimità i profumi di una vita antica, di una esistenza di stenti, di una promiscuità disarmante che solo la loro preservazione accurata ed intelligente potrà testimoniare al mondo uno spaccato antropologico di intenso valore storico e culturale.

 La straordinaria peculiarità culturale di Aliano risiede oltre che nel suo variegato ed unico paesaggio, anche e soprattutto nelle pieghe nascoste del suo tessuto urbano.
 Pieghe che, all’interno dei vicoli o delle antiche residenze costruite in argilla, serbano nella loro essenza, straordinarie testimonianze di una vita antica che partendo dalle lontane presenze di popolazioni enotrie, scorre attraverso le razzie sanguinose del brigantaggio e lascia segni indelebili sul territorio e nel cuore delle genti che lo abitano.

Ma come osa la piccola comunità di Aliano, con poco meno di novecento abitanti, candidarsi quale Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2024?
 Molto spesso i paradossi celano una normalità disarmante.
Ed è sufficiente immergersi per brevi attimi all’interno di realtà apparentemente assopite per apprezzarne appieno l’essenza culturale che emerge prepotentemente dalla Conoscenza dei luoghi, dei personaggi, del territorio.
La Conoscenza è Consapevolezza, Comprensione dei fatti, Esperienza ed Apprendimento.
La Cultura è dunque l’elaborazione della propria conoscenza.
Cosicché non vi è Cultura di civiltà se non elaborata attraverso la Conoscenza.

Eravamo appena entrati nel 21 secolo.
Teresa, trent’anni, mi attendeva nella sua casa.
Mi aveva invitato a colazione insieme alla madre ed a qualche altro ospite.
La tavola, al centro della grande cucina, non era ancora apparecchiata ed era rimasta coperta da una tovaglia a quadratini rossi colma di briciole.
Al centro campeggiava il camino che per sei mesi all’anno non conosceva riposo. 
La tovaglia fu accuratamente agitata sulla bocca del camino e, quando chiesi con curiosità, perché mai non la si fosse scrollata sul balcone, mi fu risposto candidamente che l’angelo custode della casa si sarebbe offeso ed avrebbe abbandonato il suo eterno presidio arroccato su quella piccola finestra.

L’ultimo della famiglia prima di coricarsi, avrebbe raccolto la cenere con un arnese per rovesciarla alla meglio sui tizzoni ardenti, assicurando così un tranquillo letargo alla legna per tutta la notte.
Ma l’ultimo della famiglia prima di coricarsi, avrebbe tracciato con un ferro sulla sommità della cenere, una croce.
Sempre.

Fu Teresa, ragazza brillante, moderna e creativa, dagli occhi chiari e dal sorriso luminoso, a spiegarmi candidamente che quella croce, quel segno polveroso tracciato con disinvoltura, avrebbe protetto la casa durante la notte dal facile accesso degli spiriti maligni.
Mi tornarono alla memoria le frasi incisive del dottor Carlo Levi che nel 1936 dopo aver curato un paziente affetto da malaria nella sua modesta casa di confino, gettò a terra le garze ed il cotone affinché fossero raccolte e spazzate via da Giulia.
“Al crepuscolo, in ogni casa scendono dal cielo tre angioli...né i lupi, né gli spiriti cattivi possono entrare, per tutta la notte. Se io buttassi le spazzature attraverso la porta...l’angelo non tornerebbe mai più.”

 Qualcuno nel frattempo aveva apparecchiato la tavola. Fummo invitati a sederci.
Mi fu assegnato il posto e notai con imbarazzo che la sedia alla mia destra era rimasta vuota.
Avrei desiderato sedermi per ultimo ed indugiai in piedi per qualche secondo.
Subito Teresa intervenne:
 -“Sedetevi, sedetevi!...Papà non viene…”
 Ed aggiunse:

 “Papà è…morto”

 Il posto vuoto a tavola si lascia sempre apparecchiato, da quando il Papà se n’è andato.

Ecco la Conoscenza che riconquista il suo primato universale.
Ed ecco il posto privilegiato della Cultura che mai potrà essere cancellato.

Lo sviluppo programmatico di Aliano è volto a sostenere, incoraggiare e valorizzare la autonoma capacità progettuale ed attuativa dei suoi abitanti verso confini esterni nei campi del turismo consapevole e della cultura antropologica.

Diventa indispensabile il recepimento in maniera sempre più diffusa del valore culturale della conoscenza per la coesione sociale, per le autenticità e per l’integrazione. Risorse infinite che possono trasformarsi in creatività, innovazione tecnologica, crescita ed infine sviluppo economico collettivo.

Ancora una volta la Cultura viene in soccorso alla nostra labile memoria e si manifesta attraverso il suo mezzo più umile, la Conoscenza.

Carlo Levi per ultimo, nella cronaca spietata del suo capolavoro “Cristo si è fermato ad Eboli”, ha ripercorso con scrupolo e grande abilità antropologica gli itinerari a volte immaginari, più spesso reali di un passato senza tempo, confuso spesso con la leggenda di antiche usanze, di misteriosi personaggi al confine tra gli esseri umani ed i mostri delle caverne.

Draghi, monachicchi, fantasmi, lupi mannari fanno da cornice allo scorrere di una vita umile e monotona dove lo squallido potere esercitato con arroganza e stupidità dal Podestà, contrasta con le morti sconosciute di poveri contadini ammalati di malaria e gettati nei pozzi.

Ma perché la piccola comunità di Aliano si candida a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2024?
Non tutti i paesi lucani sono visitati di notte dai lupi mannari
Non tutti i paesi lucani hanno o hanno avuto un incantatore di lupi
Non tutti i paesi lucani hanno avuto tra i loro abitanti una contadina figlia di una vacca
Non tutti i paesi lucani hanno spiriti e monachicchi nascosti tra le rive dei fiumi
Non tutti i paesi lucani hanno un bersagliere morto precipitato nei burroni
Non tutti i paesi lucani hanno streghe e fattucchiere all’interno del borgo
Non tutti i paesi lucani ospitano tra le loro case parenti di briganti sanguinari
Non tutti i paesi lucani hanno case con gli occhi che osservano, giudicano, ammaliano.
Aliano si. 

 A seguito dell’istituzione del Parco Letterario Carlo Levi e grazie all’entusiasmo ed al paziente lavoro dell’Amministrazione comunale sono state poste in atto molteplici iniziative di carattere urbanistico, paesaggistico, culturale e turistico allo scopo di preservare quanto più possibile i valori testimoniali che furono fonte di ispirazione letteraria.

Il miracolo culturale di Aliano si manifesta oggi nella Pinacoteca Levi in Palazzo De Franchi, nel Museo Paul Russotto in Palazzo Caporale (Autore newyorkese la cui madre era originaria di Aliano), nel Museo dei calanchi ospitato all’interno del Museo della civiltà contadina, nella Casa di confino di Carlo Levi, nel Centro di accoglienza e Museo della fotografia nel Palazzo Scardaccione, nel Museo storico biografico Carlo Levi e nel Museo della maschera e del carnevale storico.

Ogni granello di argilla racconta storie struggenti di personaggi affascinanti, di credenze ancestrali, di esperienze commoventi. L’aspetto naturalistico viene rafforzato da quello letterario, magico, antropologico e gli uni e gli altri sembrano rincorrersi nel labirinto delle valli e negli angoli più remoti delle gigantesche formazioni argillose.

  Aliano è inserito a pieno titolo nel circuito dei Parchi Letterari. Questa idea meravigliosa nata da Stanislao Nievo e gestita con grande maestria da Stanislao de Marsanich è semplice, apparentemente elementare e pure di immenso valore emotivo.

Salvaguardare con azioni mirate qualunque cosa sia stata oggetto di ispirazione letteraria significa in un certo senso, trasmettere a chi verrà dopo di noi gli alti valori ambientali, culturali ed antropologici che hanno stimolato la fantasia di uno scrittore, di un poeta, di un pittore.

Il Parco letterario ci ha insegnato a vivere la realtà con i 5 sensi. Lasciamoci coinvolgere dalle suggestioni, lasciamo spazio alle emozioni. Soprattutto non vergogniamoci di stupirci davanti ad un paesaggio superbo.
Lasciamo che la Cultura si appropri del nostro animo infondendoci curiosità e amorevole commozione.

Lodovico Alessandri

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari

Immagini di Lodovico Alessandri


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