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Il Duomo dei Re - San Nicolò - in Guspini

25 Maggio 2022
Il Duomo dei Re - San Nicolò - in Guspini
Nel Parco Letterario Giuseppe Dessì la parrocchiale intitolata a San Nicolò in Guspini venne eretta per contrastare la grande paura dei turchi che dal 703 imperversavano in tutta dell'isola.

Nel Parco Letterario Giuseppe Dessì la chiesa cara allo scrittore è quella campestre di San Sisinnio che i villacidresi ricordano eretta perché il santo li proteggesse, in quanto antagonista, dalle superstizioni e dalle streghe. Villacidro nel contesto popolare viene anche detto il paese delle streghe, in sardo “Is Cogas”.
Scavando nelle attuali parrocchiali del Parco è possibile recuperare la profonda ragione della loro edificazione, sovente legata allo scampato pericolo che incombeva nelle diverse comunità o in onore di particolari eventi. Artisticamente quasi tutte richiamano l'influenzata Gotico-Catalano del XV secolo, anche se Santa Barbara di Villacidro annovera il suo primo impianto al XII secolo, poi ripresa e completata nel XV. Così pure Santa Barbara di Gonnosfanadiga anch'essa con tracce di un primo impianto databili al XIV secolo, San Sebastiano di Arbus e Santa Chiara di San Gavino tutte erette nel XV secolo. Si distinguono nello scenario territoriale del Parco le chiese di Sant'Antonio da Padova a Fluminimaggiore, fine XVI e San Giovanni Battista di Buggerru, fine XVII, in quanto comuni recenti, nati sulla spinta dell'epopea mineraria.

Anche la parrocchiale intitolata a San Nicolò in Guspini si inserisce nell'annovero delle chiese territoriali Gotico – Catalano. 
 La parrocchiale venne eretta, come la San Sisinnio, per contrastare la grande paura mussulmana che attanagliava l'abitato di Guspini, in particolare per lo scongiurato pericolo musulmano del 1584 che colpì i paesi vicini di Pabillonis e di Gonnosfanadiga, attaccati e saccheggiati dalle scorribande dei turchi che dal 703 imperversavano in tutta dell'isola.
I saccheggi destarono grande impressione nella comunità guspinese, in particolare per quanto avvenne nel villaggio di Pabillonis, devastato e messo a ferro e fuoco, solo alcuni popolani si salvarono con la fuga, gli altri furono massacrati o tratti in schiavitù.
In quel periodo a Guspini esisteva una modesta chiesa dedicata a San Nicolò, ma evidentemente la paura fu tanta che l'anno successivo, con atto notarile datato 23 settembre 1585 un ricco possidente guspinese, il venerabile Joseph Atzory e sua moglie Caderna, istituivano una rendita annua di 23 scudi e donavano la proprietà di un terreno a favore della chiesa di San Nicolò, dando così inizio alla raccolta dei fondi per l'edificazione di una nuova parrocchiale che insisterà nello stesso sito ma molto più rappresentativa ed imponente.
Il complesso ecclesiale tardo catalano, eretto in posizione dominante con il rosone a simboleggiare il dominio di Cristo sulla terra, nonché a protezione della comunità attraverso il suo santo protettore, ma anche un forte monito per gli invasori musulmani.
Quest'ultimo aspetto più politico che religioso potremmo coglierlo nell'interessante iconografia della facciata dove il rosone potrebbe aver assunto anche la rappresentazione plastica della Corona di Spagna con i suoi ultimi Re. Ipotesi che si trae dalla suggestiva rappresentazione che si diparte al di sotto del rosone con l'esile incorniciatura arcuata, così detto “a ferro di cavallo” dal vago gusto islamico, parte integrante della cornice del portale d'ingresso con agli angoli superiori una coppia di nicchie archiacute ed ognuna ospitante la testa marmorea virile con gorgiera, raffiguranti i ritratti marmorei degli ultimi due Re di Spagna e di Sardegna: Carlo V e Filippo II.
Una iconografia architettonica che richiamerebbe il principio giuridico, politico e religioso europeo sull’assolutismo monarchico del “Diritto divino del re”. Nel contrasto con il mondo musulmano i due re, posti come i leoni all'ingresso di molte chiese, a guardia del tempio e protezione della comunità.
Carlo V (1500 - 1558), noto fra i più grandi sovrani della storia moderna, nel 1519 fu eletto imperatore del Sacro Romano Impero, col il suo vastissimo territorio, sul quale si diceva non tramontasse mai il sole, sognava un impero pacifico fondato sul cattolicesimo da opporre all'espansione dell'impero ottomano.
Filippo II (1527 – 1598) cattolicesimo intransigente difese l'Europa dai turchi nella battaglia di Lepanto (1571) e attuò una dura repressione contro le minoranze ebree e arabe. Trasformò Madrid in una grande capitale e regnò con pugno duro limitando la potenza del clero e della nobiltà.
Ci fu un'interesse diretto del re di Spagna per questo luogo di culto? Oppure è stata la mano di un fedele architetto della corona iberica a idearlo? Per ora non sappiamo, i documenti dell'archivio parrocchiale e diocesano non ci aiutano. Si confida nel Ministero della Cultura e dello Sport di Spagna, interessato dal Re Filippo VI che ha ricevuto copia del lavoro di ricerca, attraverso l'ufficio di gabinetto della Casa De S.M. Rey.

L'analisi del complesso ecclesiale di San Nicolò è andato oltre l'imponente facciata, permettendo di scoprire al suo interno l'esistenza di due percorsi penitenziali, anche questi rari nell'iconografia ecclesiale isolana.
Partendo dall'ingresso verso l'abside a sinistra ci accompagnano le anime purganti verso Dio, in presbiterio, in un percorso di espiazione. Il lato destro della chiesa, analizzandone i segni e l'iconografia, idealizza ugualmente un altro percorso di redenzione e avvicinamento a Dio, attraverso il cuore di Maria.
Il rettore Sirena (1777-1803) impegnato nell’evangelizzazione della comunità guspinese e nel fronteggiare le pratiche occulte, ancora molto diffuse, offrì i due percorsi penitenziali ai quali i parrocchiani potevano far ricorso al fine di superare i propri problemi esistenziali e spirituali, seguendo idealmente lo stesso percorso, caro agli spagnoli, del Cammino di San Giacomo de Compostela, dove si ritrovano numerose chiese e ostelli dedicati a San Nicolò.
San Nicola protettore dei naviganti, in questo senso era idealmente legato, non solo al contrasto musulmano, ma anche alla salvezza dell’uomo nella tempesta della vita.
Nel 1904 la parrocchiale viene interamente affrescata dalla nobildonna Zelì Sanna, figlia del proprietario delle miniere di Montevecchio Giovanni Antonio Sanna, divenendo a pieno titolo il Duomo di Guspini che io chiamo, per la suddetta iconografia della facciata, il Duomo dei Re.
La ricerca inoltre ha permesso di andare a ritroso nel tempo e formulare un’ipotesi sul primo edificio cristiano sorto a Guspini.
Il Prof. Francesco Cesare Casula, nelle sue pubblicazioni, parla di una chiesa intitolata a Santa Barbara eretta a Guspini e della quale non se ne mai conosciuta l'esistenza.
Oggi con l’ultima scoperta di tre capitelli tardo romani, alcuni dei quali utilizzati come materiale riempitivo dell’altare maggiore e con altri elementi archeologici presenti sul sito, nonché residue tracce di antiche fondamenta, ci hanno permesso di localizzare la chiesa di Santa Barbara sotto il Duomo dei Re, nonché la sua origine paleocristiana, con relativa area catacombale.
Quest'importante scoperta è legata all'attività estrattiva con i cristiani condannati “ad metalla” al lavoro in miniera che si sviluppava ai piedi del colle, oggi sede del Duomo. L'area del guspinese considerata la Metalla di Neapolis, trae da essa la sua origine e lo stesso toponimo Guspini, dal latino Cus-Cuspides, luogo delle punte, in riferimento alla vasta produzione ed uso delle piccozze e dei picconi, strumenti a punta indispensabili all'escavazione mineraria in fase romana. 

 Tarcisio Agus

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari

Vedi anche :
www.parcogeominerario.eu
www.fondazionedessi.it

Immagini a cura del prof. Tarcisio Agus


Giuseppe Dessì
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Giuseppe Dessì

Villacidro (Su)

Su iniziativa del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna , la Fondazione Giuseppe Dessì, i comuni di Villacidro, Arbus, Buggerru, Fluminimaggiore, Guspini, San Gavino, Gonnosfanadiga

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