Domenica 13 novembre 2022
Alle cinque e mezza di pomeriggio era appena sceso il buio. Ostia, al Teatro del Lido, il botteghino era molto affollato. Mi sono messa in fila. Non entravo in un teatro da tempo e dopo aver mostrato il biglietto ho raggiunto il mio posto, piuttosto vicino al palco.
Generazione Pasolini, di Marta Bulgherini, con Marta Bulgherini e Nicolas Zappa, inserito all’interno della 24esima rassegna di teatro e musica Flautissimo.
Mi ero rigirata nella mente più e più volte il titolo, e più e più volte avevo tentato di indovinare cosa avrei visto. Soprattutto non sapevo cosa aspettarmi dato che conoscevo Marta, fino a quel momento, solamente come attrice e non come autrice, tantomeno come regista.
Quando scende il buio in teatro ho sempre un sussulto e quella sera, nei pochi secondi di quel silenzio quasi embrionale precedenti l’inizio dello spettacolo, mi sono raccolta, e per i sessanta minuti successivi Marta mi ha preso per mano e Generazione Pasolini si è svelato a tutti noi, con irriverenza e con una commovente saggezza.
La prima immagine, che ancora porto in me, sono i suoi tratti tesi e nudi, lei in piedi al centro del palco vestita di bianco con abiti molto semplici, con i capelli lunghi morbidi sulla schiena a seguire, successivamente, i suoi movimenti come ombre sussultorie. Prima immobile, come a sfidare il pubblico e ad accoglierlo al tempo stesso, per dare il via a un monologo molto serrato su come dopotutto beh, bisognava proprio che qualcuno prima o poi lo dicesse: Pasolini era proprio noioso e incomprensibile, in gergo giovanile praticamente un ‘accollo’, qualcosa di imposto e di cui non ci si riesce a liberare. Non proprio complimenti: ero presa in contropiede. Fra me e me ero indecisa se indignarmi oppure accettare e cedere alla curiosità di vedere come sarebbe proseguito lo spettacolo. Fra una protesta dell’attrice e l’altra, come quando si dice di non invocare gli dèi, ecco che il dio appare, e sul palco, interpretato da Nicolas Zappa, arriva Pier Paolo Pasolini per instaurare con la protagonista un serrato scambio di vedute. Un secondo flusso di coscienza, di parole che Marta scambia con Pier Paolo Pasolini concentrata sul punto cardine dell’analisi Pasoliniana, la critica alla società dei consumi. “Saremo felici? Come posso essere felice?”, domanda Marta simile nelle vesti e nei movimenti ad un immaginario punto interrogativo interamente vestito di chiaro.
A me, poco distante dal Parco Letterario dedicato a Pier Paolo Pasolini, la felicità quel pomeriggio me l’ha regalata questo spettacolo in cui Marta Bulgherini si è svelata con molteplici talenti, con una forza e una generosità portatrici di una saggezza e una verità che mi hanno fatto piangere.
Era troppo buio per andare a “trovare Pasolini”. Rivedo i sentieri punteggiati con le iscrizioni delle sue frasi, che accompagnano i visitatori fino al monumento bianco a lui dedicato, non lontano dal mare e all'interno dell’oasi della LIPU.
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Intervista a Marta Bulgherini
Ginevra Sanfelice Lilli (GSL): Quando e come ti sei resa conto della tua voglia, del tuo bisogno di dedicarti al teatro e ci sono persone, luoghi che ti hanno spinto in particolar modo verso questa forma di espressione?
Marta Bulgherini (MB): Credo che il germe della mia forte passione per il palco sia da cercare negli anni di agonismo di ginnastica artistica che ho praticato fino ai 16 anni. L'adrenalina delle gare, l'entusiasmo, i pochi secondi per raggiungere un risultato, un effetto, sono diventati molto presto linfa vitale nella costruzione del mio carattere, della mia essenza.
Nella ricerca -inconsapevole- di qualcosa che mi regalasse le stesse emozioni, quando ho incontrato il palcoscenico ho capito che finalmente c’ero riuscita: avevo trovato qualcosa di simile, che però era colorato da tante sfumature aggiuntive.
Di sicuro, nel decidere di accogliere questa passione e renderla professione, la vicinanza e il supporto di mia madre hanno giocato un ruolo determinante: senza la sua fiducia, non so se sarei stata in grado di scegliere una strada così impervia come futuro.
GSL: Come definiresti il tuo rapporto con la scrittura teatrale e con la scrittura in genere. Ci sono altri generi che vorresti esplorare?
MB: Il mio rapporto con la scrittura ricalca quello che ho con la mia famiglia. Una famiglia amata, rispettata, tutelata, preservata. La scrittura è sempre stata per me compagna di giochi, di pianti, di riflessioni. Scrivere mi ha sempre aiutata a mettere ordine nei fogli sparsi ed impiastricciati della mia vita.
Certo è che pensare di scrivere per gli altri è invece tutta un'altra storia! Ancora non riesco a credere che delle persone abbiano ascoltato cose che avevo scritto di mio pugno, ancora non riesco a credere che il mio compagno di scena Nicolas Zappa abbia imparato a memoria parole che avevo messo io su carta: l'emozione è incredibile, non credo scemerà facilmente.
Ad ora mi dico solo che ho voglia di fare e tante idee in testa. La pagina è bianca, vedremo che succede!
GSL: Nello spettacolo hai anche ballato, il tuo rapporto con la danza in cosa ti avvicina a quello viscerale che dimostri di avere con la scrittura teatrale, la regia e la recitazione.
MB: Provenendo dalla ginnastica e soprattutto dalla danza contemporanea, ho sicuramente imparato a comunicare le mie emozioni prima con il corpo, che con le parole. Il corpo non mente, è un detonatore della psiche, degli strati più profondi di noi. Lo spettacolo termina con un piccolo momento di danza, che forse più che essere danza è una battuta detta con le gambe, anziché con la bocca. Mi rendo conto che dopo l’immenso mare di parole che ha costituito lo spettacolo, l'unica sintesi possibile per me era quella in cui la parola non era prevista, e a parlare erano invece le braccia, le spalle, i piedi, con tutta la loro onestà.
GSL: Che sensazioni ti ha dato visitare il Parco letterario Pasolini?
MB: È stato molto forte. Il Parco Letterario Pasolini è denso di pace, silenzio, poesia. Con Nicolas abbiamo sentito il bisogno di entrare in punta di piedi, timorosi e reverenziali. Il Parco invece, nelle sue dimensioni ridotte e nella sua compostezza, ti accoglie, ti abbraccia di un abbraccio caldo e rassicurante, ti permette di tranquillizzarti ed avvicinarti emotivamente a Pasolini. Uno spazio profondamente umano, pieno di sole (anche se forse, a ricordare bene, di sole quel giorno non ce n'era).
In memoria di Pier Paolo Pasolini
Di Ginevra Sanfelice Lilli
Sei tu ad osservare noi
dal fondo grigio dei tuoi ritratti.
Scende uno spietato chiarore
sulla memoria
di questa periferia
eterna.
Nella terra,
in uno spiazzo non lontano
dal mare,
nei tuoi luoghi persi
ti hanno trovato.
Nella terra, vicino al mare.
Ma già le tue parole
le avevi scagliate.
Roma, 5 settembre 2016
Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari
Immagini di scena di Renato Crivello
ritratto di Marta Bulgherini di Andrea D'Elia
“Che, se n’annamo a Ostia? Fece il Riccetto, “oggi sto ingranato”.
“Eh” fece spostando su e giù tutti gli ossacci della sua faccia Alvaro.
“C’avrai dupiotte, c’avrai...”
Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di Vita