di Alessandro Polinori
Della passione di Pier Paolo Pasolini per il calcio hanno trattato in molti, attraverso articoli, servizi televisivi, persino libri. Per questa ragione, quando mi è stato chiesto di offrire un contributo sul tema, ho preferito evitare di riferirmi a quanto già raccontato, cercando piuttosto di trovare, attraverso la memoria di alcuni amici di Pier Paolo e del Parco Letterario a lui dedicato, aneddoti originali, vissuti in prima persona.
Le prime testimonianze che ho raccolto provengono, telefonicamente, da Monteverde, il quartiere romano in cui Pasolini abitò dal 1954 al 1963, dove a raccontarmi di Pasolini ed il calcio è l’amico ed artista Silvio Parrello (“er pecetto”), che incontrò, tra l'altro, Pier Paolo proprio sul campetto di calcio di Donna Olimpia.
Silvio racconta di un Pasolini grande appassionato di calcio, tanto giocato, quanto da vedere.
Nella prima veste non perdeva mai l'opportunità di praticarlo, al punto da decidere, in un’occasione, di tornare appositamente dalla Russia per prendere parte ad una partita in quel di Anzio.
Il calcio per lui era motivo di felicità, ma non voleva mai uscire sconfitto dal campo di gioco, così come rimaneva davvero male quando a perdere era la sua squadra del cuore, il Bologna.
Silvio mi racconta aneddoti legati alle partite giocate nel suo quartiere, come la necessaria attesa dell'uscita da scuola di “Cippichino” (uno dei pochi a possedere in zona un pallone) ed ancora, in una giornata particolare, mentre si stavano reclutando i giocatori per la partita, quando Pasolini andò a chiamare a casa Santinelli.
Alla sua risposta di essere impegnato a fare i compiti per la scuola, la replica di Pasolini fu decisa: “vieni a giocare, i compiti te li faccio dopo io”!
Un calcio d'altri tempi, una vita di borgata, che consentiva di far nascere amicizie importanti, in tanti modi.
Durante una partita Pasolini colpì male il pallone, calciando il terreno e rovinando una delle scarpe che indossava.
Per aggiustarla gli venne consigliato di recarsi da Sor Peppino, un calzolaio di zona.
In attesa di vedere la sua scarpa riparata, Pasolini e Sor Peppino cominciarono a parlare.
Fu in quel momento che Pasolini scoprì che quel calzolaio aveva trascorso un periodo di confino politico a Ventotene, in compagnia di Sandro Pertini.
Da quell'incontro nacque una bellissima amicizia tra i due, tra Pier Paolo e Sor Peppino, padre di Silvio Parrello.
Lasciamo virtualmente Monteverde per incontrare, questa volta di persona, un altro caro amico, l'artista Mario Rosati, autore, tra le altre cose, del monumento e del giardino letterario dedicati a Pasolini e cuore del Parco Letterario.
Incontro Mario nella sua bella e luminosa abitazione/studio al centro di Ostia, ricca di meravigliose opere d’arte.
Sono stato tante volte qui, ma ogni volta è una splendida emozione.
Mario, come Silvio, ha avuto l'opportunità di conoscere Pasolini quando, ancora ragazzo “di vita”, lo incontrava, tra l'altro, in occasione di varie partite di calcio presso il campo sportivo “San Galli” di Torpignattara, durante le quali, mi racconta Mario, Pasolini dimostrava discrete doti di calciatore nel ruolo di ala.
Mario mi mostra alcune foto dell'epoca, in bianco e nero, talune un pò sbiadite e mi descrive con precisione le caratteristiche dei diversi calciatori.
Sono i ragazzi con cui Pasolini aveva in comune la passione per questo straordinario sport, condividendo con loro momenti intrisi di umanità.
Mario sta preparando per cena le puntarelle. Mi fa vedere come le pulisce, anche in questo è un artista, trasformandole in quelle che chiama margherite.
Poi prende un sacchetto e me ne dà due belle manciate da portare a casa.
Un gesto che mi riporta a tempi passati.
Sincero e spontaneo come quelle partite che tanto amava Pier Paolo.
Foto di copertina per gentile concessione di Mario Rosati. Pier Paolo Pasolini mentre gioca a calcio al “San Galli” di Torpignattara
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“Che, se n’annamo a Ostia? Fece il Riccetto, “oggi sto ingranato”.
“Eh” fece spostando su e giù tutti gli ossacci della sua faccia Alvaro.
“C’avrai dupiotte, c’avrai...”
Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di Vita