Mi chiamo Riccardo Ehrman e sono il giornalista fiorentino, ex-corrispondente dell'Ansa da Berlino al quale viene attribuito il merito di aver contribuito alla caduta del Muro con le sue domande alla famosa conferenza stampa del 9 novembre 1989 a Berlino est.
Nei tempi bui - da bambino- sono stato anche "ospite" con i genitori di Ferramonti di Tarsia, il piu' grande campo di concentramento italiano per ebrei. Appena arrivati, alla fine del '42, avemmo il piacere di incontrare il grande pittore Michel Fingesten (nato Finkelstein) che era stato compagno di studi di mia madre Giuseppina Thorn (lui frequentava Belle Arti e allievo di Oskar Kokoshka e lei studiava Chimica all'universita' di Vienna), l'unica che nel Mitteleuropa accettasse studenti ebrei.
A Ferramonti le preoccupazioni personali per il futuro erano superiori al desiderio di stringere amicizie, ma tra il Maestro Fingesten e noi duro' fino alla fine: il grande artista mori', sicuramente per mancanza di cure adeguate, poco dopo la liberazione da parte degli inglesi ma il suo nome figura ugualmente fra le vittime della Shoah. Fra le opere che ci regalo' c'era anche un suo autoritratto con una espressione disperata fatto a penna con inchiostro di china e con il sottofondo di filo spinato delle garitte e delle baracche del campo.
Avendo saputo che si stava creando un museo di Ferramonti, ritenni che quello fosse il posto giusto per essere esposto e mi affrettai a farne dono al Sindaco di Tarsia, avv.Roberto Ameruso che subito lo destino' al nascente museo. Non si puo' immaginare la mia gioia, quando dopo qualche settimana ricevetti qui a Madrid, che fu la mia ultima sede lavorativa per l'Ansa prima di pensionarmi e dove tutt'ora risiedo, la visita della prof.Teresina Ciliberti, attuale direttore del Museo, della sua vice, Simona Celiberti e del responsabile della Cultura del Comune di Tarsia, Roberto Cannizzaro. Erano venuti a conoscermi e a ringraziarmi ed a loro ho donato altre opere del grande artista il che ha permesso, mi hanno detto, la creazione di una Sala Fingesten nel museo diFerramonti.
Del campo, ricordo che gli ultimi giorni prima della liberazione furono durissimi soprattutto per la fame e che dobbiamo essere eternamente grati alla popolazione calabrese dei dintorni che ci aiutò (forse qualcuno per "mercato nero") con pane e uova che venivano fatti passare sotto i reticolati con l'indulgenza dei militi fascisti di guardia.
Negli 11 anni in cui sono stato corrispondente da Berlino, non ho mai saputo di un tedesco che si fosse azzardato a passare del cibo agli sfortunati dei tanti lager: certo perche' li' si rischiava la morte.
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Foto di Copertina; 9 novembre 1989. Bibliotecadeltempo.com