La storica ricorrenza dei 1600
anni dalla fondazione di Venezia (421 -2021)
dà l'occasione di ricordo delle Famiglie che ne furono artefici, e che
ancor oggi hanno, nei loro discendenti, la continuazione della stirpe.
Tra queste si annovera quella dei
Quirini/Querini, di cui, grazie alla squisita accoglienza offerta dal
presidente dei Parchi Letterari italiani, conte dottor Stanislao de Marsanich,
qui vien data notizia.
La Famiglia Quirini - anche
conosciuta sotto la corruzione veneta Querini - è una delle più cospicue del
patriziato veneziano. Storici e genealogisti la fanno discendere dalla Gens
Romana Sulpitia Galbaia Quirina, che diede l'Imperatore Servio Sulpitio Galba
Cesare Augusto (24 dicembre a.C - 03 gennaio 69 d.C), e nella famosa basilica
di Aquleja vi è memoria del sepolcro del Santo Vescovo aquilejese Quirino
vissuto nel IV secolo; nella "Cronaca d'Este" di Girolamo Atestino è
ricordato "Quirino, capitano dei Padovani" inviato a difendere Aquileja
contro l'invasione di Attila (453 d.C): egli, al termine della guerra contro
gli Unni, passò con tutta la sua Famiglia a Torcello, ed è considerato dai
genealogisti il Capostipite dei Quirini/Querini, facenti parte delle 12
Famiglie Apostoliche (dette anche "Case Vecchie o Realtine") che
elessero nel 697 il primo Doge di Venezia, Paolucio ANAFESTO.
La residenza a Rivoalto (oggi
Rialto) avvenne nell'ottavo secolo, quando la Famiglia costruì la propria casa,
detta Ca' Granda o Ca' Maggiore, vicino al Ponte di Rialto: questo edificio,
che sorgeva dove oggi c'è il "Mercato del pesce al minuto", venne
abbattuto a causa della partecipazione di molti membri della Famiglia alla
famosa Congiura, del 1310, di Bajamonte
Tiepolo, genero di Marco Quirini/Querini, che fu ucciso insieme a suo figlio
Benedetto negli scontri tra i congiurati ed i fedeli al Doge Pierazzo
Gradenigo.
Questo fatto, al quale parteciparono 26 membri della Famiglia, più o meno compromessi, comportò uno sconvolgimento di essa: alcuni morirono nella battaglia, altri vennero giustiziati, altri ancora furono costretti all'esilio, con i loro congiunti, perlopiù nelle isole greche dello "Stato da Mar" veneziano.
Ritornando al capostipite
Quirino, a Torcello fu eletto "Tribuno" nel 470 d.C., e da lui
discese Galbanio, anch'egli Tribuno, quindi una serie di Tribuni della Famiglia
fino al 697, quando un altro Quirino fu elettore del primo Doge di Venezia. Dopo circa un secolo e mezzo, precisamente nel 764, MAURIZIO
GALBAIO, o Galbanio, diretto discendente di Quirino, assurse alla dignità di
VII Doge, carica che condivise con suo figlio GIOVANNI GALBAIO, che alla morte
del padre divenne l' VIII Doge: anch'egli volle farsi affiancare dal figlio, di
nome MAURIZIO II, e governò fino al 796, anno in cui entrambi furono trucidati
per il loro dispotismo.
Ormai Venezia cominciava a farsi
grande, e molti della Famiglia raggiungevano cariche prestigiose, e, si può
dire, che fino ad oggi, per 16 secoli, non vi è un personaggio, maschile e/o
femminile dei Quirini/Querini che non
sia presente quasi in ogni decenni della storia della Serenissima Repubblica,
coprendo ruoli di grande prestigio:
- nelle ARMI;
- nella MAGISTRATURA DI COMANDO, dove diede 17 Procuratori
di San Marco;
- nelle AMBASCERIE ebbe un primato indiscusso;
- nella CULTURA, con poeti, letterati, eruditi, filosofi;
- nei VIAGGI e SCOPERTE;
- nella RELIGIONE, alla quale diede Patriarchi, Cardinali,
Arcivescovi, Vescovi.
E grandi DONNE, per matrimoni
uscite ed entrate nella Famiglia, si fecero conoscere per la loro fama ed opere
culturali.
Scorriamo alcuni di questi nomi, segnalando, per onor di
storia e curiosità, le loro gesta.
Iniziamo con alcuni di quanti si
fecero onore nelle "Armi".
• Lunardo, Capitano Generale, con
24 Galee distrusse la flotta greca nel 1150 e fu creato Procuratore di San
Marco;
• Ottone, ammiraglio nella quarta
Crociata con Enrico Dandolo nel 1204. Elettore di Baldovino di Fiandra a
Imperatore di Costantinopoli, fu fatto Signore delle isole Nixia, Paros e
Santorino;
• Marco, Capitano Generale nella
guerra contro Ezzelino da Romano, nel 1256 lo condanna a morte e nel 1258
divenne Signore delle Papozze, cittadina sul Po vicina a Rovigo;
• Marco, nel 1300 capo della
Famiglia, allora la più potente e numerosa di Venezia: provveditore Generale di
Armata, conquistatore di Modone e Corone, Capitano Generale contro i Ferraresi
e Procuratore di San Marco. A capo del fermento popolare contro il Doge
Pierazzo Gradenigo, con il genero Bajamonte Tiepolo (dal quale il nome della Congiura), tenta,
con altri Patrizi Veneti (Tiepolo, Badoer, Barozzi, ecc.) di impadronirsi del
potere: muore insieme al figlio Benedetto negli scontri in piazza
San Marco;
• Angelo, Capitano Generale
contro l'imperatore Massimiliano e la Lega di Cambrais (1309);
• Marco, "Capitano del
Golfo" e Provveditore Generale d'Armata: durante l'assedio ottomano
all'isola di Cipro nel 1571, a fine
gennaio forzò il blocco di Famagosta con 4 "Maone (navi da
carico)" e 12 galee, e ne affondò 3 nemiche; nottetempo, fatte entrare nel
porto le navi da trasporto, scaricò viveri, truppe e munizioni per i Veneziani
comandati da Marcantonio Bragadin, aiuti consistenti in 6562 ducati per gli
stipendi della guarnigione, 1319 soldati, 46 pezzi d'artiglieria fra cui 6
cannoni e 4 colubrine, 1400 barili di polvere da sparo nonché 800 botti di vino
(da "Lepanto - La Battaglia dei Tre Imperi", del professor Alessandro
Barbero - Editori Laterza, 2020).
Nella successiva "Battaglia
di Lepanto" del 7 ottobre 1571, Marco Quirini, con la sua
"Capitana" al comando dei vascelli che formavano "la destra del
Corno Sinistro dello schieramento Cristiano", con tre sue galee (una, la
"Sole", era comandata da suo fratello Vincenzo, che perì nella
battaglia) impedì l'accerchiamento sotto costa da parte dello schieramento
ottomano comandato da Shuluk Alì ("Scirocco", per i veneziani).
Per queste sue gesta, egli fu
detto dal genealogista Girolamo Alessandro Capellari Vivaro (1747):
"Capitano Invitissimo et formidabile flagello della Superbia
Ottomana";
• Francesco, Capitano Generale
Straordinario delle Galeazze sconfisse la flotta barbaresca alla Vallona;
• Marco, Comandante della
Cavalleria Candiota, nel 1656 muore alla difesa di Candia al "Posto della
Madonna";
• Benedetto, Governatore e
Capitano Generale della Cavalleria Feudata nell'isola di Candia, con 2000
uomini, al suo personale soldo, accorre in soccorso della città assediata dai
Turchi: in premio di tali servizi, fu dalla Serenissima insignito del titolo
feudale di Conte di Castel Temini e Casali di Dafnes (Candia), e nominato CAVALIERE DI SAN MARCO E DI STOLA
D'ORO;
• Andrea, Generale e Comandante
della Dalmazia, ultimo difensore della Repubblica alla caduta di essa nel 1797.
Nella Magistratura di Comando, la
Famiglia ebbe 17 Procuratori di San Marco:
Zaccaria (1093); Lunardo (1150); Giovanni (1177); Marino (1225);
Pietro (1270); Romeo II (1297); Marco (1305); Francesco (1342); Bertuccio
(1436); Paolo (1626); Girolamo (1648); Benedetto (1571); Giacomo (1670); Tomaso
(1677); Marco (1694); Giovanni Francesco (1716); Giovanni (1717).
Un primato indiscusso fu nelle
Ambascerie, delle quali, le più importanti:
• Ottaviano, Bailo (Ambasciatore)
a Costantinopoli (1185);
• Romeo I, al Sultano d'Egitto
Malek Adel nel 1299;
• Marco al Re di Francia ( 1270);
• Giacomo, anch'egli al Re di
Francia (1270);
• Tomaso, a Raimondo della Torre,
Patriarca di Aquileia (con il quale concluse la pace) nel 1259, ed allo Scià di
Persia nel 1289;
• Ottone, al Sultano d'Egitto
(1314);
• Matteo, a Carlo d'Angiò (1281);
• Giovanni, primo Ambasciatore
Speciale della Serenissima in Asia e in Crimea alla Corte di Cotelamurcan e del
Gran Kan dei Tartari Usbek (1387-1390);
• Jacopo, a Carlo di Valois nel
1310;
• Paolo, al Papa nel 1364;
• Pietro, a Clemente V in
Avignone nel 1309;
• Francesco, al Sultano Bajezid
(1380);
• Vincenzo, in Alemagna,
all'Imperatore Massimiliano I nel 1506. Le sue relazioni al Senato sono tra i
più bei documenti di sagacia politica: dissuase la Repubblica di Venezia a far
passare per i suoi territori l'Imperatore con il suo esercito, che voleva
recarsi a Roma per farsi incoronare, e ciò a causa di un pericolo di
aggressione, fatto che avvenne quando le truppe imperiali invasero il Cadore e
furono sconfitte nella battaglia di Rusecco dai Veneziani ed i Cadorini, comandati
da Bartolomeo d'Alviano.
• Fantino, in Francia (1315);
• Giacomo I, al Re d'Inghilterra
(1560);
• Giacomo II, anch'egli al Re
d'Inghilterra e al Re di Spagna;
• Andrea, a Tunisi al Sultano
Hamuday nel1784 per concordare la pace con i barbareschi;
• Alvise, ultimo Ambasciatore
della Serenissima a Parigi al Direttorio: tentò con ogni mezzo e con l'esborso
di 300.000 zecchini d'Oro (versati a Barras) di salvare la Repubblica dal
Bonaparte. Alvise fu colui che cambiò il predicato del suo ramo della Famiglia
da "Querini di Santa Maria Formosa" a "Querini Stampalia".
Da ricordare anche:
Pietro (1371), Francesco (1473), Zanachi (1515), Francesco
(1646), Paolo (1717) quali capi del "CONSIGLIO DI X"; nonché
innumerevoli Savi, Consiglieri, Inquisitori, Duchi di Candia, Senatori e
Provveditori.
Nella Letteratura, ricordiamo:
• Giovanni, senatore, poeta
trecentesco amico di DANTE ALIGHIERI, col quale scambiò varie "Canzoni in
Dolce Stilnovo": ebbe una fertile produzione poetica con 60 sue
composizioni. Annoverato quale "Principe
dei Poeti Veneziani del suo tempo", difese la memoria di Dante contro le
offese postume di Cecco d'Ascoli;
• Lauro, filosofo ed umanista,
oratore felicissimo e Cosigliere della Repubblica, insegnò per primo a Venezia
l'Etica di Aristotele, difese la nobiltà veneziana dalle accuse di Poggio
Bracciolini nel suo dialogo "De Nobilitate" e nel 1508 morì nel feudo
di Castel Temene Quirini/Querini in Candia - dove si era ritirato per trovare
maggiore tranquillità - lasciando diverse opere, tra cui "Introductio ad
llogicam Sanctam" e "De Magisterio Numerorum";
• Angelo, Senatore e
"Avogadore de Comun", letterato e filosofo amico di Voltaire e
Diderot. Incarcerato nel 1761 a Verona per le sue idee, il suo arresto divise
la popolazione veneta in Querinisti e Antiquerinisti. Liberato a furor di
popolo, si ritirò nella sua splendida villa Altichiero, sulla Brenta, dove creò
un giardino pieno di statue e di luoghi incantati. Morì di infarto, in una
calle di Venezia, il 31 dicembre 1796.
• Angelo Maria, Cardinale.
Letterato di prima fama, scrisse molte opere di liturgia. Già Vescovo di Corfù e Brescia,
dopo la nomina a Cadinale concessagli il 26 novembre 1727 da Papa Benedetto
XIII, fu nominato nel 1730 Prefetto della Biblioteca Vaticana da Papa Clemente
XII.
Nel 1750 si ritirò a Brescia,
dove creò un'importante Biblioteca, oggi conosciuta come la
"Queriniana", che dotò dei codici originariamente donati alla
Biblioteca Vaticana, da lui ricomprati con l'esborso di 1000 scudi. Morì a
Brescia nel 1755.
Viaggi e Scoperte
• Francesco, mercante di stoffe,
viaggiò per le terre d'Oltremare, dove si vide nel Caravanserraglio di Tabriz, con IBN BATTUTA (considerato il
Marco Polo arabo) che annotò nelle sue relazioni questo incontro con il
Veneziano. Creato Procuratore di San Marco
nel 1342, nel 1345 fece, a sue spese, arricchire di gemme la Pala D'Oro della
Basilica di San Marco.
• Pietro, che partì il 25 aprile
1431 dalla fortezza di Castelfranco sull'isola di Candia con una caracca, la
"COCCA QUERINA", carica di 800
botti di vino Malvasia prodotto dai vigneti dei feudi della sua famiglia,
Castel Temene e Casali di Dafnes, con l'intenzione di commerciarli nelle
Fiandre.
Il suo viaggio fu funestato da
incidenti e spaventose burrasche che trascinarono la sua nave oltre il Circolo
polare Artico, dove il 27 dicembre, disalberata e alla deriva, fu abbandonata:
l'equipaggio di 68 marinai salì su due scialuppe, di cui una si perse subito lo
tracce. Quella in cui si trovava Pietro,
fu ancora vittima di tremende burrasche, perciò dovettero gettare a mare
quasi tutte le riserve d'acqua e le vettovaglie. Ridotti in 18 -dei 45
imbarcati- a causa della sete, della fame e del gelo, il 6 gennaio del 1432
riuscirono a prender terra sullo scoglio disabitato di Sandøya, nell'arcipelago
norvegese delle Lofoten, dove rimasero, rimasti in undici e vivendo di stenti,
fino al 3 di febbraio, quando furono trovati per caso dai pescatori della
vicina isola di Røst, e da questi riportati alla vita con amorose attenzioni.
Qui Pietro conobbe per la prima volta il cibo e la principale mercanzia degli
isolani, lo "Stoccafisso", sconosciuto fino a quel tempo ai Veneziani.
Al loro ritorno a Venezia, Pietro scrisse una relazione, nella quale narrò la
tragica vicenda - questo suo scritto originale è oggi conservato a Roma nella
Biblioteca Apostolica Vaticana -
considerata uno dei più affascinanti resoconti di viaggio del Medioevo.
Tra l'isola di Røst e Venezia, in
seguito a questa avventura nacque uno stretto legame che portò anche alla erezione di una stele
nel 1932 sullo scoglio di Sandöya in occasione dei 500 anni dell'arrivo dei
naufraghi, a ricordo di un'amicizia secolare: a portare il saluto dell'Italia,
all'inaugurazione di questo monumento, semplice ma ricco di significati, fu
l'allora Ambasciatore Italiano in Norvegia, il conte Alberto de Marsanich,
nonno dell'attuale Presidente dei Parchi Letterari Italiani.
• Francesco, Tenente di Vascello
della Regia Marina Italiana, partito nel 1899 con la spedizione di Sua Altezza
Reale il Duca degli Abruzzi alla ricerca del Polo Nord, la sua nave, la
"Stella Polare" fu bloccata dai ghiacci. Uscito dall'accampamento, creato
sul pack polare, con i suoi cani da slitta per una esplorazione, scomparve tra
i ghiacci agli inizi del 1900.
Ed ora arriviamo a quanti della
Famiglia si fecero onore nella Religione.
Cominciamo con i martiri delle
persecuzioni romane. Secondo il conte Giacomo Zabarella, lo storico e
genealogista autore di una Storia sulla Famiglia, ci furono in quell'epoca
cinque Quirino, già senatori romani, che furono santificati perché martirizzati
per la loro Fede, più una, Santa Balbina Vergine, figlia del Senatore Quirino
II, a cui è stata intitolata una chiesa all'Aventino ed una statua.
Nei tempi più recenti troviamo,
come Cardinali:
• Licinio, nominato nel Concilio
Lateranense (853);
• Tommaso, Minorita e Patriarca
di Grado;
• Vincenzo, l'ambasciatore presso
Massimiliano I: fattosi camaldolese con il nome di Pietro, fu creato Cardinale
nel1521 da Papa Leone X su segnalazione del Senato della Serenissima;
• Angelo Maria, quello che fondò
la Biblioteca Queriniana di Brescia nel 1750;
• Leonardo, Patriarca di Grado
nel 1230;
• Tommaso, anch'egli di Grado,
poi diventato Cardinale;
• Francesco, Patriarca di Grado,
autore del "Miracolo della Croce"; nel 1370 guarì un ossesso mediante
una reliquia della Croce: quest'episodio è raffigurato nel dipinto omonimo che
Vittore Carpaccio eseguì nel 1496. Francesco fu beatificato da Papa Gregorio XI
e si venera nella chiesa dei Frari;
• Girolamo, Patriarca di Venezia
dal 1524 al 1534: uomo rigido e severo, fu uno dei migliori Patriarchi di
Venezia, e a lui fu dedicata dal Vescovo di Uppsala, Olav Manson (in italiano
Olao Magno) la splendida "Carta Marina" dei paesi del Nord, una copia
della quale, della stessa epoca, è ora esposta nella Biblioteca dell'Università
di Uppsala.
Arcivescovi:
• Quirino, a Candia (1643);
• Francesco, a Durazzo (1505);
• Vincenzo, a Corfù (1618);
• Marcantonio, a Nixia (1630);
• Giovanni, a Candia (1643).
Vescovi:
• Giovanni, a Ferrara (1261);
• Bartolomeo I di Castello (1274)
Primicerio di San Marco e Vescovo di Trento;
• Vincenzo, a Treviso (1586);
• Pietro, a Concordia (1584);
• Marino, pure a Concordia
(1585);
• Domenico, a Capodistria (1605);
• ed altri a Trento, Udine ecc.,
oltre numerosi Primiceri a San Marco.
• Marino, fondatore con suo
nipote, San Lorenzo Giustiniani, (figlio di Bernardo e di Quirina
Quirini/Querini, primo Patriarca di Venezia) dei Canonici Secolari Agostiniani,
detti anche "Azzurrini o Celestini" che ebbero la loro sede
nell'isola di San Giorgio in Alga nella laguna di Venezia.
Uscite:
• Quirina, nel 1492 sposa Pietro,
Duca di San Saba in Albania;
• Altra Quirina, figlia di
Bernardo, donna di grande virtù e pietà,
moglie di Paolo Giustinian e madre di San Lorenzo Giustinian, primo Patriarca
di Venezia;
• Elisabetta, Isabetta o anche
Betta per i famigliari, diventata Dogaressa per il matrimonio avvenuto nel 1649
con Silvestro Valier (nipote del Doge Bertuccio Valier) e proclamato Doge
anch'egli il 25 febbraio del1694.
Nonostante un divieto che
proibiva l'incoronazione sfarzosa delle Dogaresse, per lei fu ripristinato
l'antico cerimoniale previsto per le "Ducisse": il 4 marzo salì sul
Bucintoro abbigliata con una veste dorata ornata di zibellini, il velo bianco,
sul petto una croce di diamanti. Giunta in Palazzo Ducale circondata da
numerose nobildonne, seduta sul trono ricevette le autorità veneziane e
straniere. In suo onore venne coniata una "Osella", moneta/medaglia
con la sua effigie.
• Marina, figlia di Antonio, andata in sposa al conte Pietro Benzon,
passata alla storia come "La BIONDINA in GONDOLETA", per la
famosissima "Barcarola" che il musicista Simon Mayr compose sul testo
di Anton Maria Lamberti, il più famoso vernacoliere Veneto del '700/'800:
"La
Biondina in Gondoleta
L'altra sera go menà,
Dal piaçer la povareta
S'ha de boto indormenźà..."
Di alta statura, dignitosa,
bionda, famosa per la sua bellezza, dotata di intelligenza non comune, animò,
nel suo palazzo sul Canal Grande, un
celebre salotto letterario nel quale ricevette, fra gli altri, Byron, Thomas
Moore, Antonio Canova (che prese le sue mani a modello per una scultura),
Parini ed altri famosi personaggi dell'epoca. Assistette alla caduta della
Repubblica ad opera di Napoleone nel 1797, e le cronache riportarono di una sua
sfrenata danza, al suono di una "Carmagnola", effettuata con un prete
sotto un "Albero della Libertà" eretto in piazza San Marco;
• E tante
altre, mogli di Senatori, Procuratori, ecc.
• Bellela,
figlia di Marco Polo (il grande viaggiatore veneziano autore de "Il
Milione"), andata in sposa nel 1300 a Bertucci;
•
Margherita, figlia di Francesco Crespo, Duca di Nixia, sposa nel 1420 di Marco;
• Creusa
Corner - la sorella di Caterina, Regina di Cipro - sposa Nicolò nelle seconde
nozze;
• Emilia
Maddalena Croijx de Freyechapelle, congiunta della Casa di Hannover-Brunswick e
Lunemberg, moglie di Giacomo per matrimonio celebrato a Celle (Hannover) il
05.09.1508 da Giorgio I Inghilterra che firmò i sigilli all'atto di nozze;
• ed
altre provenienti da Famiglie Patrizie, quali Fradello, Calergi, Zeno, Correr,
Zorzi, Molin, Erizzo, Foscari, Tron, Pisani, Mocenigo, Loredan, Donà ecc. ecc.
A seguito del "perdono"
concesso dal Senato della Repubblica nel 1406, quando il Doge era Michele
Steno, ai Quirini/Querini esiliati (a causa della loro partecipazione alla Congiura del 1310 di Bajamonte Tiepolo e
di suo suocero Marco Quirini/Querini) di rientrare a Venezia, a condizione che
cambiassero lo stemma originario, inquartato di rosso e d'argento, e nessuno
della Famiglia potesse, per sempre, aspirare la dignità di Doge.
Così, il ceppo originario si
divise in più rami che presero vari predicati, derivati dai feudi (delle
Papozze, Stampalia), o dalle contrade dove elessero dimora (S. Maria Formosa,
diventato Stampalia nel 1797, S. Giustina, S. Mattio, S.Moisè, S. Silvestro, S.
Severo, S. Leonardo, Della Pietà).
Estintisi alcuni rami nel corso
dei secoli, la "Sovrana Risoluzione Austriaca" del 1° gennaio 1817 ne
riconfermò solo 5, di cui al giorno d'oggi resta solo il ramo dei
Quirini/Querini di Santa Giustina, insignito del titolo per tutti i
discendenti, maschi (NH, Nobil Homo) e femmine (ND, Nobil Donna) di Conti di
Temene e Casali di Dafnes (Candia) e, solo per il Maschio Primogenito (Mpr), di
Cavaliere di San Marco Ereditario di Stola d'Oro (Kr).
Solo due sono le Famiglie che
oggi sono ancora titolari di questo Ordine Equestre: i "Patrizi Veneti
Quirini/Querini di Santa Giustina" e i "Cittadini
Originari"Zanotto de' zij scarlati".
Per quanto concerne i
Quirini/Querini, questo prestigioso titolo fu concesso la prima volta (non
ancora Ereditario) il 12 luglio 1584, a Francesco, quindi a suo figlio
Benedetto nel 1597 per decreto del Senato, divenendo ereditario da quella
investitura.
I Cavalieri di San Marco venivano sempre nominati dal Doge, che toccava loro le spalle con uno spadone pronunciando "ESTO MILES FIDELIS", sii un milite fedele, e per quanto riguarda i discendenti "nel grado e dignità di Ordine Equestre,si che da mò sia in ogni luogo tenuto, conosciuto et nominato per Cavalier Splendido,avendoli dato la facoltà di portar le vesti auree, la zona (Stola), le armi, li sproni et altre cose auree di cadauna sorte come militari ornamenti".
Particolare attenzione va data al
ramo dei Querini Stampalia, perché, estintosi nel 1868 con la morte di
Giovanni, ultimo erede, grazie alle sue cospicue sostanze e per sua volontà,
sorse nel 1869 la FONDAZIONE SCIENTIFICA QUERINI STAMPALIA, con sede in Campo
Santa Maria Formosa, oggi divenuta una fornitissima biblioteca aperta a
studenti e studiosi che provengono da tutto il mondo, nonché organizzatrice di
convegni culturali e mostre di altissima qualità.
La Famiglia Quirini/Querini,
quindi, da 1600 anni accompagna l'imperitura e splendida storia di Venezia.
Paolo Francis Quirino Quirini di Santa Giustina
Foto di copertina.
Il conte Paolo Francis Quirino Quirini di Santa Giustina ritratto da Valentina Tamborra per il "Skrei - il viaggio ". La fotoreporter milanese ripercorre le tracce del viaggio compiuto nel Quattrocento da Pietro Querini che, naufragato nelle isole Lofoten (Sandöya, Røst), scopre l’ospitalità dei pescatori e i pregi del pesce che esporterà nella sua città: "Skrei - il viaggio ", Silvana Editoriale 2020