Si tramanda, ma pochissimi ne sono al corrente, che, quando nel 1603 a Venezia arrivò la notizia che Marcantonio Quirini/Querini era stato ucciso dai suoi "Sipahi" (i soldati arruolati nella Cavalleria Pesante Ottomana) che egli comandava, la frase che più correva sulla bocca dei veneziani, dopo aver portato le opportune condoglianze alla Famiglia (già addolorata per il passato "infamante" del proprio congiunto) fosse proprio questa: "Ghe sta ben, a chel rinegà, traitòr de la so Patria e de la nostra vera Religion, che el fusse stà copà proprio dai turchi!"
Cosa aveva fatto Marcantonio di così tremendo per meritarsi questo sdegno? Aveva fatto parte di un'altra "Congiura" contro il Dogado (forse, 'stavolta, insieme all'odiato nemico turco), come quella che nel 1310 il suo avo Marco Quirini/Querini aveva intentato, insieme a suo genero Bajamonte Tiepolo, contro il Doge Pierazzo Gradenigo?
Veniamo alla sua storia, di cui ne accenna sommariamente anche il professor Alessandro Barbero nel suo libro "Lepanto - La Battaglia dei Tre Imperi" (1).
Figlio del Patrizio Veneto Francesco Quirini/Querini e di Paola Priuli, Marcantonio nacque, nel 1550 circa, nella villa paterna di Mira (Ve).
Imbarcato, giovanissimo fanciullo, nella "Galea" di suo zio Vincenzo Priuli, diretta all'isola di Candia (oggi Creta) o all’isola di Stampalia (Astypalia) di proprietà dei Querini dal 1310 e poi conquistata dal kapudan Barbarossa nel 1569 , fu catturato dai corsari ottomani che assalirono la sua nave e fu portato schiavo a Costantinopoli alla corte del Sultano Mehmet III dove venne convertito all'Islam con il nome Mehmet agà Frenkbeyoglu (che significa "Figlio del Signore Italiano"), fece carriera nel corpo dei Giannizzeri (2), studiò la "Sharia, avviando una corrispondenza con la madre rimasta a Venezia cercando di convertirla alla sua nuova fede.
Trasformato in un fervente musulmano, accettò i 5 Pilastri dell'Islam, "Arkān al-Islam", cioè:
1. la professione di Fede (shahāda);
2. la preghiera (salāt);
3. l'elemosina legale (zakāt);
4. il digiuno (Sawm o Şiyam);
5. il pellegrinaggio alla Mecca
Preso dall' impegno della fede, bevve l'acqua potabile della "Sacra Fonte di Zemzem"( "inghiottire a piccoli sorsi".) nelle immediate adiacenze della Kaʿba di Mecca, salata ed amarognola, che i musulmani ritengono dotata di caratteristiche eccezionali e talvolta miracolose.
Marcantonio, ormai Mehmet agà Frenkbeyoglu, - nonostante fosse stato Kâğıt emini (Sovrintendente ai rifornimenti di carta) e Katib, scrivano, del corpo dei Giannizzeri) fino al 1596 - non sfuggì alle manovre di palazzo, e quando tornò a Costantinopoli dal pellegrinaggio alla Mecca, effettuato nel 1597, trovò che gli erano stati confiscati tutti i suoi denari ed i suoi beni.
Grazie, tuttavia, ai favori del Kapı ağası (il capo degli Eunuchi Bianchi del Palazzo del Topkapi, preposto al controllo delle attività che si svolgevano al di là del Cancello della Felicità) ottenne la carica di Cebeci başı, capo degli Armaioli.
Nel 1599 fu lui che riuscì a sedare una prima ribellione dei Sipahi che protestavano per la mancata paga.
Per merito delle sue capacità militari, raggiunse il grado di Mîr-i alay, Colonnello Comandante di Reggimento. Nel 1602 assunse il comando dei Sipahi, e nell'autunno di quell'anno, cercando di calmare i suoi soldati durante un tumulto, fu dagli stessi ucciso.
1 Alessandro Barbero, Lepanto. La battaglia dei tre imperi, Laterza 2012. Pagg. 297-298
2 La fanteria dell'esercito privato del sultano ottomano formato inizialmente con personale non musulmano, specialmente giovani cristiani e altri prigionieri di guerra (mamelucchi).