Aprile è rappresentato da un giovane festosamente abbigliato per l'arrivo della Primavera e sembra recare in mano un tartufo...
APRILE
Il mese di aprile dell’archivolto della pieve di Santa Maria Assunta di Arezzo, è facilmente riconoscibile per l’iscrizione in lettere gotiche della cornice: HIC EST APRILIS. Incassato in uno spazio insufficiente tanto che la parte finale dell’iscrizione (LIS) è sovrastata dalla cornice della lunetta, il mese di aprile, caratterizzato da una vivace policromia, è un esempio di personificazione frontale di un mese primaverile. Il personaggio è coronato di fiori, elemento decorativo che si ripete anche nella mano sinistra con la quale sorregge un ramoscello e sul concio di pietra dove è scolpita una rosetta .
E’ uno dei mesi del gruppo Primavera-Estate, collocato sul lato sinistro
dell’archivolto ed è confinato
nell’angolo e costretto ad occupare uno spazio ricavato nello spessore della
muratura della facciata sì che il rametto di fiori che impugna con la sinistra
appare seminascosto. Si tratta di un giovane festosamente abbigliato con una
veste bicolore rosso/blu e reca sulla testa una ghirlanda di fiori pronto a festeggiare l‘arrivo della Primavera.
La presenza degli elementi floreali nella raffigurazione di questo mese è iconografia
ricorrente, presente nel ciclo di Pavia, nel coro del presbiterio di San Michele
Maggiore all’interno di un loggiato ad arcatelle su colonne. Arbusti e fiori
sottolineano il risveglio della natura e sono presenti anche nel duomo di
Modena. La raffigurazione del mese ad Arezzo si adegua ai cachès di rappresentazione delle altre personificazioni, mostrando
affinità iconologiche con altri cicli di mesi tanto che un filo iconografico sembra individuabile
oltre che con la scultura del maestro
operante nella Porta della Pescheria di Modena anche con le raffigurazioni
realizzate nel Battistero di Pisa.
Le lastre di pietra che nella pieve aretina ospitano i mesi, alloggiano figure alte mediamente 70 cm. I Mesi di Arezzo pur mostrando affinità iconografiche anche con quelle di Parma, Cremona , Ferrara, presentano un modellato gentile e raffinato nelle proporzioni anatomiche e nell’invenzione di letture di alcuni particolari che ricordano esperienze plastiche non necessariamente e soltanto italiane dando origine ad una ipotesi di un cantiere interculturale capace di inglobare esperienze plurime. Aprile è un mese sacro a Venere, come si deduce da Ovidio che nei Fasti scrive : ”Venere pone la sua mano sul mese di aprile”. Mese della Primavera in cui la natura esplode in tutta la sua rigogliosità deriva il suo nome dal verbo latino aperire (aprire) per indicare lo schiudersi della natura. Aprile era il mese in cui la terra si apriva per dare spazio ai fiori a i frutti; Varrone ricorda che il nome aprilius o aperilius derivava dal verbo aperio (aprire) e che molte molte festività di aprile erano legate all’agricoltura Cerealia, Robigalia , celebrazioni che dovevano favorire la crescita e protezione del grano e i Floralia in omaggio a Flora.
Una curiosità : il giovane ammantato di blu reca nella mano destra un non meglio identificato elemento: a ben guardare sembra trattarsi di un tartufo nero; il prezioso fungo ipogeo ha origini antichissime e alcuni studiosi ritengono che questo raro prodotto era già conosciuto e consumato al tempo dei Sumeri. Considerato altamente afrodisiaco in base a questo suo presunto potere, sembra sia stato dedicato dai pagani proprio alla dea Venere.
Il primo trattato
riguardante il tartufo si deve al medico umbro Alfonso Ciccarelli scritto nel
1564 Opusculus
de tuberis. Nello stesso secolo Andrea Cesalpino nomina per la prima volta
i tartufi tra i funghi. Il 21 aprile dell’anno 753 a.C. (Ab Urbe condita) è la data fissata
convenzionalmente dallo storico latino Marco Terenzio Varrone alla fondazione
di Roma ed era dedicato ai Parilia
celebrazioni in onore di Pales divinità protettrice delle greggi e dei pastori.
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