Pubblichiamo la quinta parte de : "Ernst Bernhard. Conversazioni sull'ebraismo. Le ultime parole di un saggio. Un messaggio di intelligenza e di speranza di respiro europeo" (leggi la prima, la seconda, la terza e la quarta parte: "Introduzione" ; "Biografia" ; "Sogni, Jung, Ferramonti", "Una risposta alla psicosi collettiva: assimilare consapevolmente i miti" )
"Il professore Alessandro Orlandi,
La Lepre Edizioni
Caro Alessandro ,
Ti mando il contributo che Stanislao de Marsanich mi ha chiesto per i Parchi Letterari. Io sono molto lieta di contribuire a questa impresa che penso utilissima e appropriata per il nostro tempo. Si tratta di un passaggio delle conversazioni con Ernst Bernhard, il grande psicoanalista collega e continuatore di Jung del quale, portò il pensiero nel nostro paese tra gli anni 40 e gli anni 60 aprendo alla limitata cultura italiana di allora i grandi orizzonti della cultura europea. Queste pagine sono la registrazione delle ultime parole di quest'uomo illuminato e sereno, e indicano una strada diversa dalla continua contrapposizione tra fratelli nemici nella quale abbiamo continuiamo a cadere fino adesso,
Luciana Marinangeli
Roma lì 20 gennaio 2021"
L’ebraismo di Bernhard e la
sua relazione con il Cristianesimo: due gemelli che si riconoscono?
“Io vedo due rami di sviluppo: un ramo di sviluppo del pensiero del mito ebraico nel cristianesimo, un ramo in questo ebraico rimasto.
La
vera propaganda dell’amore divino ebraico l’hanno fatta concretisticamente nel
mondo i cristiani, così il cristianesimo è diventato religione statale nel
regno romano, e domina tutto l’Occidente. Il nucleo essenziale di questa espansione
è ebraico; l’ebraismo attraverso il cristianesimo ha conquistato tutto il mondo occidentale. Secondo me - secondo i
miei sogni, non secondo me -, sarebbe il momento di arrivare a una sintesi.
Vedo
questo così: il cristianesimo ha avuto uno sviluppo che ora è arrivato ad una
crisi, perché la crisi spirituale in fondo è la impossibilità di rispondere
alle esigenze spirituali-religiose con le diverse chiese religiose, oggi fisse.
La crisi del cristianesimo ha specialmente portato alla scissione nella quale
il protestantesimo ha una ruolo molto importante e molto determinante. Nel mio
sogno del seppellire la salma di Gesù[1],
io dico che sono rappresentante e dell’ebraismo e del protestantesimo, mentre
io con il protestantesimo non ho nulla a che fare. La crisi del protestantesimo
è alla base della psicologia junghiana, nel senso che con la crisi del
protestantesimo si è aperta la problematica di cosa ne è della religione, del
mito nell’inconscio collettivo. La problematica di Jung è una problematica primariamente
protestante, in contrasto con suo padre, con la civiltà attuale protestante
della Svizzera, lui è partito di qui. Oltre a questo lui era psichiatra,
quest’altra radice, la sua crisi spirituale, come si vede anche nei suoi sogni
da bambino, del problema della Chiesa. E’ importante che il
Protestantesimo è voluto tornare al
primo cristianesimo, alla vera figura di Gesù, ed è in questo senso molto più
ebraico della chiesa cattolica o ortodossa; in questo senso io rappresento
anche questo, rappresento anche la psicologia junghiana ed il protestantesimo, che
sono identificabili.
D’altra
parte c’è lo sviluppo della religiosità ebraica negli ebrei stessi, e qui è
fondamentale la tesi, la conoscenza, per me prima rappresentato da Buber, poi
da Scholem, che hanno messo in rilievo lo sviluppo della mistica ebraica in
contrasto con il rabbinismo; come nella storia della chiesa cristiana c’è la
storia del misticismo cristiano. I mistici sono sempre persone religiose che
fanno un’esperienza personale, individuale, sempre in contrasto con la forma
collettiva della religione alla quale appartengono.
Lo
sviluppo dell’ebraismo che io ho vissuto attraverso Buber e poi Scholem,
attraverso la mistica e come ultimo
esponente del chassidismo, se l’abbiamo capito bene o no, almeno a me il chassidismo è molto servito, mi ha dato la possibilità di una vera religiosità ebraica realizzata in un
momento storico, accessibile, e così di uscire dalle forme rabbiniche,
inaccettabili per me, in quanto nettamente superate , vuote, formali. Il
problema è allora come queste due correnti possano riunirsi per la
realizzazione del vero senso del monoteismo ebraico come religione dell’amore
divino senza eccezioni, senza escludere niente.
Su questo c’è la nota teoria di Paolo, San Paolo; perché Paolo nella Lettera ai Romani, dal capitolo IX all’XI - capitoli di enorme interesse per il problema ebraico- dice “io voglio trasmettere un grande mistero”: il mistero dell’esistenza ebraica. Dice questo ai pagani e dice loro: non siate orgogliosi e non disprezzate gli ebrei che non sono diventati cristiani, perché sono stati appositamente colpiti da cecità per mano di Dio, e non possono capire nonostante si affannino a capire e sono davvero religiosi e figli di Dio. Destino è che questo resto degli ebrei potrà unificarsi con la grande corrente dopo un certo sviluppo. Perché loro sono, e di questo i pagani devono rendersi conto, non un ramo innestato nel vecchio tronco, sono il vecchio ulivo, la vecchia radice. Sono convinto che questa predizione di Paolo sia vera, ma presuppone un cambiamento dei cristiani e degli ebrei, una maturazione di ambedue che si combaciano, in cui gli ebrei hanno un ruolo determinante. La parte determinante degli ebrei si manifesta da quando ho cominciato ad occuparmi di questo problema, in primo luogo da Buber, in quanto una buona parte degli ebrei, come Buber per esempio, hanno “usurpato” la figura di Gesù di Nazareth, considerandolo assolutamente come ebreo. E questa è la grande soluzione del problema: poiché Gesù di Nazareth è per me un ebreo; che cosa è capitato poi mitologicamente, e che cosa è capitato con l’assimilazione di questo mito da parte dei pagani, questo è un nuovo problema. I protestanti vanno fino a questo punto: uno dei più grandi rappresentanti del protestantesimo di oggi, Bultmann ha scritto un libro su Gesù nel quale dice che Gesù è stato un ebreo che si è distinto molto poco dagli atri rabbini di quell’epoca. Lui cita cosa hanno insegnato gli altri, e lo ha fatto con più cura; dice addirittura che Gesù non era convinto di essere il Messia. Puoi vedere che il protestantesimo è arrivato ad un punto incredibile. Malgrado lui sia cristiano e creda in Gesù, però è un esistenzialista, la sua posizione è molto interessante.
Allora
la crisi del cristianesimo, la crisi dell’ebraismo. Adesso il momento strano è che c’è questa
enorme crisi nell’ebraismo: i grandi pogrom,
la fondazione dello stato di Israele; una vecchia radice, un vecchio ulivo ha
cominciato di nuovo a “cacciare”.
Il
problema religioso è molto grave nell’ebraismo, l’ortodossia è molto forte e un
nuovo atteggiamento religioso più o meno non esiste. Il maggiore rappresentante
e’ Buber; Scholem, che io conosco
personalmente (gli ho fatto anche l’oroscopo) (come Jung, Bernhard si serviva
dell’astrologia come strumento diagnostico e radiografia del condizionamento
psicologico ricevuto), purtroppo un temperamento nettamente religioso, senza
essere mai riuscito a realizzarlo. Lui
fa di tutto, è diventato storico, filologo, ma il suo vero problema religioso è
in uno stato di grande disorientamento, non realizzato.
Tutto
questo materiale io devo portarlo nella mia mitobiografia, però la
mitobiografia è molto collegata con questa storia sull’ebraismo; adesso non so
ancora come posso farlo, ma forse sarebbe meglio distinguere queste due cose,
lasciare la Mitobiografia come documentazione personale, con i miei sogni e
quadri personali, e riferirmi a questo in questo altro lavoro dove io voglio
prendere posizione rispetto alla crisi mondiale attuale spirituale religiosa, e presentarlo così, più o meno
brevemente a grandi linee.
Era una visione dove due apostoli pescavano[2],
come descritto nel Vangelo di Giovanni, e la rete era tanto tanto pesante, e
quando la tirarono fuori vidi nella visione esattamente Gesù, con mia grande
sorpresa perché pensavo fossero pesci, come un re con delle strane fasce, come
le mummie egiziane, tirato fuori in questa rete. Quando poi ho fissato questa
immagine, al meglio che potevo, sulla carta con matita e acquerello, mi sono sentito
costretto a mettere in mezzo a questi due, una donna, l’Anima ebrea, che nella
visione non c’era. Questi cambiamenti fanno parte di un’azione immaginativa
legittima, non è una falsificazione, è un’amplificazione spontanea che avviene
in questa situazione e porta avanti l’immaginazione dell’inconscio; questo è
legittimo e molto interessante. Questi due seguaci erano un cinese e un
tedesco, occidentale e orientale.
Questo
è il problema del Messia morente, sofferente, e del Messia come re. Allora, c’è
una grande discussione, c’è il libro di Horowitz, I due Messia, e c’è una polemica su questo con Scholem; però io
personalmente devo dire che queste cose così definite non mi interessano, non
mi corrispondono. La vera situazione è che nella mitologia, nella escatologia
ebraica ci sono queste due figure del Messia, che sono molto enigmatiche;
questi pochi posti dove è scritto di loro sono molto enigmatici, difficili da
capire, sono tutti riportati nel libro di Horowitz. Io ho la tendenza,
fidandomi della mia intuizione, di fare a meno della polemica e di queste
ricerche piuttosto filologiche. Posso dire il Messia soffrente, che come dice
Buber non è quello che è stato crocifisso, soffrire non vuol dire morire … Uno è quello che anticipa il regno dei cieli,
che era Gesù, il grande rivoluzionario che ha dovuto pagare con la morte sulla
croce. Il suo ritorno per la vera realizzazione del regno dei cieli, sarebbe il
Messia Ben David, l’altro è il Messia Ben Joseph, “figlio di Giuseppe” in italiano. Ben David è
quello che veramente realizza, che introduce il paradiso terrestre, o il
ritorno al paradiso in questo mondo concreto.
Direi che questo è un pensiero entelechiale nel mito ebraico: non si tratta per gli ebrei di una realizzazione nell’al di là, ma si tratta di una realizzazione del mondo dei cieli in questo mondo. Ci sono molti particolari da dire.
Non posso fare a meno, con una psicologia costituzionalmente ebraica di essere anche, di vedere anche questo come una meta, come uno scopo: la sola realizzazione interiore non potrebbe mai soddisfarmi. E questa è la ragione per cui io sono, tra virgolette, comunista, perché vedo nel comunismo un prodotto che ha a che fare con al mitologia ebraica; non è un caso che Marx abbia formulato il marxismo. La realizzazione del regno dei cieli su questa terra per me coincide con un’economia mondiale pianificata, non più capitalista, caotica, per me è sempre stata la base del mio orientamento comunista, di sinistra, rivoluzionario rispetto a questo caos nel quale ci troviamo nell’economia mondiale. E’ ovvio che ciò non ha a che fare con il marxismo nel senso del materialismo storico, perché per me viene da una fonte religiosa: sono del parere che in fondo anche per Marx l’origine venga da questa fonte, che lui ha razionalizzato con la sua teoria che corrisponde all’epoca. Però la vera realizzazione archetipica in Marx secondo me, è stata con questo grande archetipo ebraico di realizzare il paradiso terrestre, creare il regno dei cieli su questa terra e non in un altro mondo.
Il fatto che i cristiani tra virgolette, come Bultmann, e gli ebrei tra virgolette, come Buber, hanno riconosciuto e capito a fondo che Gesù è stato un ebreo, è il risultato di un lungo sviluppo che ha dato al mito ebraico del Messia, escatologico, una nuova possibilità di sviluppo e ha d’altra parte permesso una revisione del mito più specificamente cristiano del Messia che si è sviluppato attorno alla figura di Gesù sulla base del vecchio mito ebraico del Messia, e in questa maniera si trova una nuova sintesi, una nuova possibilità di ripresa mitologica: un vero cambiamento di mito. Questo cambiamento di mito risulta chiaramente nel mio sogno di Gesù e Pilato[3], in cui il malinteso, il vecchio mito, viene annullato in quanto gli ebrei che prima hanno chiesto la crocifissione ora chiedono il bacio di fratellanza da parte di Pilato per Gesù, e alla fine si arriva alla riconciliazione su questa terra tra ebrei e cristiani, tra Roma e Gerusalemme, Gesù e Pilato, come i veri grandi opposti che alla fine del sogno diventano gemelli. Nel mio sogno di seppellire la salma di Gesù c’è la sintesi del cristianesimo, dell’ebraismo e di tutte le altre religioni.
E’
importante aggiungere che questa dispersione degli ebrei naturalmente ha anche
il compito non solo di propagare la religione, la vera religione - che hanno
fatto solo molto indirettamente; non hanno propagato l’ebraismo, questo è
capitato per un malinteso attraverso il cristianesimo-, ma come una funzione
sotto la soglia della terra, nell’inconscio, come una corrente, hanno dovuto
rappresentare questo tema; questo tema era anche legato con una fertilizzazione
reciproca. Mi sembra importante capire il fenomeno sociologico della cosiddetta
assimilazione degli ebrei; nell’assimilazione degli ebrei è entrata un’enorme
massa di sostanza ebraica, ad esempio in Germania. Quando adesso abbiamo dovuto
portare i documenti della razza ariana, o ebraica, si è rivelato quanti nonni
ebrei erano anche in famiglie dove ciò era insospettabile. La mia affermazione
è questa, che in Germania esisteva, dal
tempo dell’emancipazione tedesca, una cultura mista tra ebrei e tedeschi.
Siccome dappertutto una cultura mista è necessaria per una produttività, io
vedo nell’ultimo sviluppo della civiltà tedesca, se si può parlare di questo, un’enorme influenza ebraica e un’enorme
tensione che poi naturalmente è scoppiata nella persecuzione.
I
miei sogni del professor Bomber come anthropos,
e adesso del piccolo Mayer come mio aiuto per ordinare questi negativi di
pellicole, e tanti altri, dicono chiaramente che in me c’è una sintesi. Io devo
qui accennare ad una mia paziente berlinese che è in Israele che non si è mai
riuscita ad assimilarsi in Israele per il suo legame con la civiltà tedesca.
Lei, per esempio, era allieva, di Gundolf, che era un famoso professore ebreo
di letteratura tedesca ad Heidelberg;
apparteneva con M. Von Waldberg, come unici ebrei, al “Circolo di
George”[4]
e ha scritto una biografia di Goethe moto importante; per la letteratura
tedesca era una grande autorità.
Non
dobbiamo dimenticare che il sionismo, malgrado una grande radice
nell’ebraismo orientale polacco
russo, ha preso enormemente dalla
civiltà tedesca, basta ricordare Buber che ha sempre scritto in tedesco e poi
anche Herzl[5],
il fondatore politico del sionismo, era un austriaco, e certamente il suo
talento organizzativo lo doveva in gran parte alla sua cultura tedesca; basta ricordare che lo yiddish, che è stato
dalla vera massa degli ebrei, era un dialetto medievale tedesco. Il rapporto
tra tedeschi ed ebrei è una cosa di una grande complessità, è un problema
reciproco.
Spinoza era anche per me un punto molto
importante, io ho fatto anche un disegno, un mandala su di lui a Berlino, che
oggi non ho trovato … Ah, so dov’è … me l’ha rubato questa mia famosa amica di
Zurigo, che lo voleva a tutti i costi, allora gliel’ho lasciato, mi torna ora
in mente.
Spinoza era per me molto importante, perché ho
capito che era di una religiosità
tipicamente ebraica, e la forma in cui ha plasmato questa sua religiosità,
questa forma intellettuale, quasi matematica, razionale, era solo una forma
esteriore, mentre in fondo lui era un vero ebreo, con una vera religiosità
ebrea.
Ora,
Spinoza ha avuto un’enorme influenza sulla cultura tedesca, questo si deve
molto bene accertare, in primo luogo su Goethe.
Due
cose di Spinoza sono enormemente importanti: la sua presa di posizione di
fronte a Gesù, che lui accetta in tutto,
ma non in quanto figlio di Dio. Egli ha negato la divinità di Gesù; in questo
senso ha anticipato l’attuale
atteggiamento ebraico, dove Gesù viene riconosciuto come ebreo.
Un’altra
cosa molto importante di Spinoza è che forse è stato il primo che ha osato una
critica della Bibbia, su cui –non posso dire se questo è storicamente vero- si
è basata la storia della Bibbia nel
Protestantesimo nel 1800 che è la base per Bultmann e per la situazione
attuale.
Il
fatto strano, che prima mi ha molto sorpreso, che nel sogno della sepoltura
della salma di Gesù[6] io
rappresento ebrei e protestanti, che potrebbe essere in un primo momento molto
strano perché io con il protestantesimo praticamente non ho avuto nulla da fare, però la critica della
Bibbia del protestantesimo era per me di un’importanza fondamentale perché mi
ha dato la possibilità di capire il mito ebraico, di uscire da concetti
tradizionali - che in fondo non ho mai avuto- e posso dire che con tutti i
grandi autori della critica della Bibbia, con Kittel fino a Bultmann, io sono
perfettamente familiare. Quando sono stato liberato dal campo di concentramento,
con molto tempo a disposizione a Roma, io ho studiato nell’Istituto Biblico
esclusivamente questi autori protestanti di critica della Bibbia; mi ha fatto
una grande impressione, ciò che ora per me è molto ovvio, lo devo in gran parte
alla critica della Bibbia protestante.
Solo
per accennare, il problema Goethe-Spinoza, il famoso “morire e divenire”, muori
e rinasci, di Goethe nella celebre poesia[7]
per me era una rivelazione. Era il problema tanto grave della introduzione
di Frobenius, il problema delle termiti,
dove ho capito che questo “stirb und wird”
potrebbe significare una mera ripetizione senza cambiamento: il problema
tedesco è proprio questo; questo io ho elaborato nel mio contributo alla
comprensione della mitologia tedesca, dove quasi senza speranza si vede sempre
di nuovo tornare la stessa cosa senza rinnovamento, la vendetta come fonte
della procreazione dopo la distruzione dei giganti. In parte ( è qualcosa che finisce) , in parte è un
piccolo inizio di un nuovo disastro.
Ad ogni modo questo problema dell’ingranaggio tra mito ebraico e mito tedesco si deve studiare molto bene per capire da ambedue le parti che parte endopsichica hanno rappresentato queste due civiltà nelle loro mitologie, nelle loro spiegazioni tra di loro.
Ci sono quei due racconti chassidici di questo Rabbi che ringrazia per tutto quello che ha, e poi quella storia di questo Rabbi che è in cucina con questo figlio che gli dice: “Rabbi, ho tanta fame, dammi un soldo”; lui rovescia le tasche e dice: “Tu non hai molta fame perché io non ho soldi”; il figlio va via piangendo. Poi il Rabbi vede un soldo sul tavolo , lo richiama e gli dice: ”Torna, torna, ti ho fatto un torto, tu hai davvero fame”, e gli dà il soldo.
Questa tua domanda su come questo sia archetipico, chiederebbe forse che io definissi cosa io chiamo archetipico/mitologico, ma non ha molta importanza; posso però dire fino a che punto arriva questo: la base mitologica/archetipica di questo mio atteggiamento è il problema beduinico-ebraico della poligamia. Sono convinto che il rapporto dell’uomo ebreo con la donna è molto diverso di quello tra italiani, tra tedeschi e che la poligamia beduinica è una base archetipica-mitologica nell’ebreo, che non sono desideri di orge, come nelle civiltà matriarcali intorno, ma sono sempre rapporti psicologici piuttosto profondi che hanno in sé una responsabilità, sono duraturi, vogliono anche figli, come è accennato nell’ I Ching, 54, 1, nella prima linea.
Per
chiarire questo il primo grande problema è quello di Abramo che ha avuto Sara e da Sara Isacco, e come moglie
secondaria Agar, un’egiziana, che ha
partorito Ismaele ; a causa della gelosia delle due donne, Abramo ha scacciato
Agar e Ismaele nel deserto. Questo è uno dei motivi più importanti nella
mitologia ebraica – del mito ebraico dobbiamo parlare perché molta gente nega
che esista un mito ebraico. Io ho vissuto questo problema molto intensamente e
la cosa strana, che viene molto messa in rilievo nella mia autobiografia, è che
in questa situazione io sono identificato con Ismaele, cioè con il figlio che
Abramo manda con Agar nel deserto; la stessa cosa capita con Giacobbe ed Esaù,
è la stessa cosa.
Questa
Agar sarebbe per me, in un certo senso, la donna non ebraica; mia sorella era
bionda, per esempio, biondissima, da qui tutto il mio rapporto con la donna
tedesca e la spiegazione con la mitologia tedesca, perché il rapporto tra uomo
e donna nella mitologia tedesca è un rapporto tra uomo e sorella, molto simile
alla situazione ebraica, dove per esempio nel Shirha – shirim ( nota: Cantico dei cantici) si parla sempre di
“sorella sposa”.
Abbiamo parlato del libro di
Primo Levi[8],
che non ha capito questo problema. In questo libro parla dei musulmani. Questo concetto non è chiaro
in italiano, perché in tedesco i musulmani sono i fatalisti, quelli che non si
difendono contro il destino, e muoiono passivamente, mentre Levi dice che
quelli come lui hanno combattuto coscientemente; ma questa non è la soluzione:
la soluzione è essere abbandonato alla Provvidenza e collaborare con l’Io
conscio con la Provvidenza, cosa che lui ha fatto inconsciamente, ma non
consciamente; lui ha messo in una grande
pentola coloro che erano davvero passivi e fatalisti e coloro che erano
attivamente e positivamente religiosi e abbandonati facendosi condannare alla
crocifissione, alle camere a gas, e questo puo’ essere anche un atteggiamento
molto attivo e molto conscio e di una grande intensità religiosa.
Qualche giorno fa è venuta da
me una paziente che ha sognato che lei portava al Gran Rabbino di Roma che lei
conosce – lei non è ebrea, è cattolica –,
portava dalla cucina una grande aragosta, bellissima, cotta per lui; il
problema è cosa significhi questo rabbino ebreo nel suo sogno. Io so cosa
significano genericamente gli ebrei nei sogni dei non ebrei: molto spesso è la
parte perseguitata, la parte in minoranza; come il problema della mia nevrosi,
lo vedremo dopo, è legato al problema ebraico. Gli ebrei hanno un’individualità
totalmente diversa dagli altri, hanno
intuito e realizzato il concetto monoteistico, questa è una cosa da un certo
punto di vista incredibile; essi hanno realizzato che esiste un Dio con cui
sono in relazione dialogica. Questo è un genio di religiosità unica; l’altro
grande genio di religiosità nella storia umana sono gli indiani, però hanno un
rapporto totalmente diverso, dove anche c’è l’amore divino al centro, ma è
qualcosa di non paragonabile con la concezione ebraica.
Però per gli ebrei tanto
quanto è grande la differenza, tanta è la debolezza, loro sono sempre minoranza,
sempre perseguitati. In questo senso il mio problema nevrotico, il problema
della spiegazione tra individualità e collettività, è anche genericamente già
di per sé un problema ebraico, in quanto gli ebrei combattono disperatamente
contro una maggioranza, contro una forza molto superiore alle loro forze, per
la loro individualità; il problema di questo combattimento è che non si può
dire che gli ebrei abbiano perso la loro battaglia, tutt’altro.
Come ebreo, sulla base dei
miei sogni, sono convinto che gli ebrei dovrebbero riuscire a realizzare la
loro vera individualità, che è camuffata, perché così come il singolo, anche un
popolo, una società ha un processo di individuazione. E’ possibile che il mio contributo personale sia un contributo
al processo di individuazione dello spirito ebraico, del popolo ebraico, del
mito ebraico, che oggi è giunto ad un certo punto, e che è praticamente propagato nel mondo attraverso
il cristianesimo.
Una spiegazione generica
degli ebrei nei sogni dei non ebrei è essere perseguitati da un’individualità della quale loro nemmeno
sono consci. In questo caso, il contesto di questa donna era questo: il rabbino
le aveva raccontato che lui era ad Auschwitz, dove aveva scavato la sua propria
fossa con la vanga e stava pregando all’interno della fossa stessa; questo
gesto della preghiera aveva tanto impressionato l’ufficiale nazista, che lo
aveva lasciato fuggire.
Questo episodio è molto
interessante per me, perché nel quadro di Rembrandt, di Emmaus, che ho sul
letto e che Dora mi ha regalato nel ’34, i due seguaci di Gesù, che era loro fino ad allora sconosciuto, lo hanno
riconosciuto dal gesto della berachà,
la benedizione sul pane, che ogni ebreo fa ogni giorno, ad ogni pasto. Nello
stesso modo l’ufficiale nazista è rimasto impressionato dall’intensità
dell’atteggiamento religioso di questo rabbino, tanto che lo ha fatto scappare:
interessante. Il problema del sogno di questa donna era che questo rabbino
rappresentava un atteggiamento religioso intensissimo che questa donna ha in
realtà, mentre lei credeva di avere un problema sessuale.
In
questo ultimo periodo, della mia malattia, della morte e della rinascita, ho
nuovamente scoperto i Salmi.
I
Salmi sono oggettivamente l’espressione più spiccata della religiosità ebraica
e sono unici nel loro modo e hanno dato colore a tutte le espressioni di una
vera religiosità in campo ebraico e cristiano. Tutte le preghiere ebraiche e
cristiane, tutti i Corali, le grandi Passioni, le Messe, gli Oratori, sono
tutte basate sui Salmi. I Salmi sono stati la propaganda più importante della
religiosità ebraica e cristiana per tutte le civiltà, occidentali e anche
orientali.
Poco
fa, quando ero ancora ero a letto e non potevo muovermi, volevo liberare i
Salmi dalle scorie negative. Le scorie
negative mi sembravano le parti dei Salmi, presenti quasi in ogni Salmo, uno su
due, della vendetta, dell’aggressione contro il nemico, dell’invocazione a che
Dio distrugga i nemici; volevo fare una scelta dei Salmi eliminando queste
parti e lasciando le parti positive e di una bellezza insuperabile.
E’
rimasto il grave problema del nemico, dei Gentili, dei non ebrei, che mi ha
dato tanta noia, perché io sono del parere che questo si può risolvere solo con
l’amore, come è capitato a me: io non posso odiare i nazisti, non posso sperare
in una vendetta, per me è assurdo, a cosa serve? Potrei andare da loro e
renderli consapevoli, ed è ciò che faccio in pratica, per fare luce, per la
presa di coscienza collettiva. Ma come posso condannarli e sperare in una
vendetta, questo è del tutto alieno per me.
Per
cui ho capito i Salmi, nel senso che questo nemico, i Gentili che non hanno
riconosciuto e trovato Dio, si deve leggerlo e realizzarlo endopsichicamente:
in questo modo è tutto risolto, i Salmi sono perfetti.
I
Salmi esprimono proprio la lotta di una personalità inconscia in preda ai
valori collettivi di fronte a colui che ha capito Dio, che è arrivato alla vera
realtà divina che è, come detto nei Salmi, l’amore di Dio, la protezione
divina. Io ho salvato questo concetto che per me è l’essenza ebraica, malgrado
l’apparenza delle proibizioni, del peccato.
Bisogna
ridurre queste cose sui nemici
endopsichicamente a quelle parti dell’uomo che sono contro
l’individualità, contro la realizzazione del vero senso della nostra vita,
contro il riconoscimento dell’amore divino, che c’era, malgrado le apparenze,
anche nelle camere a gas; e così è tutto a posto.
Per
me è una liberazione enorme, perché ho nuovamente capito la mia vita da questo
punto di vista: devo difendere la realizzazione dell’amore divino in me, nel
mio destino contro tutti i valori collettivi e devo realizzarlo contro tutti i
miei avversari, dai nazisti fino alle associazioni ufficiali. Voglio dire io
posso solo contrapporre a tutto questo solo questa mia convinzione dell’amore
divino profonda, indistruttibile, centro di tutto.
Stamattina
ho tratto davvero un grande conforto dai Salmi, realizzandoli proprio per la
mia vita individuale, con tutte le delusioni, le complicazioni; e avevo una
tale sicurezza in questo momento, anche rispetto ai miei necessari confronti
con le associazioni ufficiali, con Zurigo: ero perfettamente calmo e sereno,
perché la mia realizzazione dell’amore divino basta. In tutto il mio lavoro
nelle associazioni, a Zurigo, ovunque, non ho mai fatto nient’altro: nel mio
lavoro psicologico volevo solo propagare l’amore divino.
Questo
ha causato tanti malintesi, Paolo l’ha fatto. Questo è accaduto perché Gesù ha
veramente pensato che domani sarebbe arrivato il regno dei cieli in terra –
concetto ebraico – e ha detto che ora non era più il caso di pensare a
nient’altro, cioè ora bisognava concentrarsi, fare penitenza ed essere pronti
per l’arrivo del Messia, del Regno dei Cieli. Allora ci si doveva concentrare
su quest’unico senso dell’attuale momento, per cui non c’era più problema di
sessualità, di amore umano: ora
bisognava solo abbandonare padre e madre
e prepararsi per il Regno dei cieli. In questa maniera, per un certo malinteso,
l’ascetismo cristiano è stato nutrito e poi si è allargato attraverso Paolo e
la Chiesa; ma è una situazione del tutto diversa da quella ebraica.
Allora
questi sono i Salmi. Purtroppo ho realizzato quest’idea solo in maniera
intuitiva. Il problema è che questi valori anti individuali sono talmente
soverchianti che si può anche rimanere crocifissi dal soverchiante potere dei valori collettivi in
questo momento.
A
proposito dei Salmi, oggi ho letto con un interesse speciale il Salmo 22, che
comincia: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”, che sono le parole di
Gesù nel Marco e Matteo, sulla croce, prima della morte. Io vorrei esprimere la
possibilità che queste parole di Gesù non siano state sua espressione
individuale sulla croce, perché poi finisce positivamente, non con il fatto che
Dio lo ha davvero abbandonato. E questo darebbe un'altra luce a queste parole
di Gesù, che sono certamente autentiche e che sono state già falsificate nei
Vangeli di Luca e Giovanni, perché davano molta noia e imbarazzo ai cristiani,
perché contengono la confessione che Gesù alla fine ha detto di essere stato
abbandonato da Dio.
Però
se la mia interpretazione fosse vera – non l’ho mai sentita da altri - potrebbe
essere un problema del tutto diverso, positivo. In questo Salmo, per esempio, è
scritto: “Hanno diviso tra loro i miei vestiti e hanno gettato i dadi sul mio vestito”, proprio l’anticipazione di
questa cosa che è descritta nella crocifissione. Questo motivo c’è anche nei
Babilonesi con Marduk. Questo è un
vecchissimo motivo archetipico simbolico, che naturalmente poteva anche
capitare, nessuno dice che non è vero; ma per me è sempre stato di grande
importanza capire che già nei Babilonesi
c’era la crocifissione, la condanna a morte di Marduk, e il gettare i dadi sui
suoi vestiti: certo per i cristiani dovrebbe essere molto imbarazzante trovare
questo già nei Babilonesi. E in questo Salmo c’è, proprio in questo Salmo che
comincia con “Mio Dio perché mi hai abbandonato”. Dovrei informarmi per capire
se nella critica protestante della Bibbia ci sia qualcosa su questo.
Mentre Freud ha visto il Super-io esclusivamente in campo istintivo-collettivo e non ha fatto una differenziazione nemmeno in campo sessuale, in verità si devono introdurre tutte le differenziazioni in questo concetto del Super-io; il Super-io secondo la psicologia junghiana deve essere in primo luogo differenziato tipologicamente[9]: se il padre è più forte della madre, più forte del figlio, se il padre è un tipo di pensiero, il figlio un tipo di sentimento, allora questo basta, non è un problema di sessualità proibita, di castrazione. La castrazione consiste sempre nell’impedimento dello sviluppo dell’individualità. La cosa interessante è che all’organo sessuale maschile e femminile è legata sempre l’individualità, perché l’organo sessuale è la più grande somiglianza con Dio, è la vera creatività dell’uomo; l’uomo e la donna in questo modo creano un nuovo uomo come Dio ha creato l’uomo. La somiglianza più intensa, più importante dell’uomo con Dio è proprio questo ed essere privato di questo istinto, di questa possibilità è la distruzione totale.
Per gli ebrei il problema
dell’immortalità è risolto in uno stranissimo modo: per gli ebrei, che sono in
questo caso al contempo molto concreti e veramente religiosi, creare un figlio
basta per essere immortali. Lasciare un figlio o una figlia significa che io
sono eternamente vivo, nella supposizione che loro continueranno a fare figli.
Nel vecchio ebraismo del problema dell’immortalità non si parla, non esiste
questo problema, basta aver fatto un figlio, allora sono immortale. Però questa
immortalità non è solo concretistica come sembra, sotto c’è tutta la
metafisica, il grande mistero della vera immortalità spirituale in un altro
mondo, nascosto inconsciamente sotto questo concetto. Per questo fare un figlio
per gli ebrei, i rituali, eccetera., è di una grande importanza. Per esempio
Dio uccide i primogeniti maschi degli egiziani, mentre non quelli degli
ebrei; l’ uccisione dei primogeniti da
parte di Erode, da cui Gesù di Nazareth fu salvato, è sempre lo stesso
problema, corrisponderebbe a una
condanna, come oggi hanno fatto i nazisti, alla sterilizzazione; la castrazione e la
sterilizzazione sono la stessa cosa, vogliono dire simbolicamente far morire
definitivamente un’esistenza umana che non ha la possibilità di continuare la
sua esistenza per l’eternità.
Dunque la castrazione, la
sterilizzazione, l’impotenza, tutto questo è collegato sempre con
l’individualità. Il complesso di castrazione in fondo dice che un individuo ha
il complesso di essere soppresso nello sviluppo della sua individualità; questa
è la base di ogni conflitto nevrotico.
Gesù di Nazareth ha avuto talmente poco senso
di realtà da finire crocifisso e sono sicuro che la maggior parte dell’umanità
oggi non condividerebbe questo giudizio. Ci
sono destini autentici che hanno bisogno di una tale mancanza di realtà
per realizzare il (proprio) senso.
[1] forse del 1960, v. Mitobiografia, pag. 165-166
[2] Bernhard ricorda una immaginazione del 19-20
febbraio 1951, Mitobiografia, 153-154
[3] Mitobiografia, pag. 4, 1/2febbraio 1933,
[4]
“George Kreis”, di Stephan George, influente circolo letterario nato intorno
alla fine dell’800.
[5]
Theodor Herzl (1860-1904)
[6]
forse del 1960, Mitobiografia, pag.165-166
[7]
West-Oestlicher Divan, 1819
[8] La
tregua oppure Se questo è un uomo
[9] Bernhard si riferisce qui
alla differenza junghiana delle funzioni e dei tipi psicologici, per cui vedi
C.G.Jung, Tipi psicologici,
Astrolabio, 1950.
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Sul prossimo numero La mistica ebraica nelle sue correnti principali di G. Scholem – dettato da Bernhard a Silvia il 12/1/1964
Immagine di copertina, Ernst Bernhard nel suo studio di Via Gregoriana a Roma . Dalla copertina de I Ching di Ernst Bernhard a cura di Luciana Marinangeli, La Lepre ed. 2015.