Pubblichiamo la sesta parte de : "Ernst Bernhard. Conversazioni sull'ebraismo. Le ultime parole di un saggio. Un messaggio di intelligenza e di speranza di respiro europeo" (leggi la prima, la seconda, la terza , la quarta e la quinta parte: "Introduzione" ; "Biografia" ; "Sogni, Jung, Ferramonti", "Una risposta alla psicosi collettiva: assimilare consapevolmente i miti" , "La relazione con il Cristianesimo" )
"Il professore Alessandro Orlandi,
La Lepre Edizioni
Caro Alessandro ,
Ti mando il contributo che Stanislao de Marsanich mi ha chiesto per i Parchi Letterari. Io sono molto lieta di contribuire a questa impresa che penso utilissima e appropriata per il nostro tempo. Si tratta di un passaggio delle conversazioni con Ernst Bernhard, il grande psicoanalista collega e continuatore di Jung del quale, portò il pensiero nel nostro paese tra gli anni 40 e gli anni 60 aprendo alla limitata cultura italiana di allora i grandi orizzonti della cultura europea. Queste pagine sono la registrazione delle ultime parole di quest'uomo illuminato e sereno, e indicano una strada diversa dalla continua contrapposizione tra fratelli nemici nella quale abbiamo continuiamo a cadere fino adesso,
Luciana Marinangeli
Roma lì 20 gennaio 2021"
La mistica ebraica nelle sue correnti principali di G. Scholem – dettato da Bernhard a Silvia il 12/1/1964
L'ultima fase della mistica ebraica. Il chassidismo in Polonia.
Il Chassidismo polacco ed ucraino dell'800 e '900 non ha niente a che fare con quello medioevale tedesco. Fu fondato dal famoso santo e mistico Israel Baal-Schem, morto nel 1760. Grandi parti dell'ebraismo russo-polacco sono state conquistate, specialmente fino al 1850 dal chassidismo e i grandi autori sono Simon Dubnow, Martin Buber, G. A. Horodezky, Jacob Minkins e altri. Il chassidismo è ancora oggi un fenomeno vivo e il suo mondo sentimentale attirò quegli spiriti che lottavano per un rinascimento spirituale dell'ebraismo, con grande forza. C’era molta più intensità che nell'ambiente del Maskilim, gli avversari razionalistici dei chassidim.
Sholem collega il chassidismo alle grandi correnti della mistica ebraica: si può partire dal tema della popolarizzazione della Kabbala, o, più largamente espresso, dalla funzione sociale delle idee mistiche. C'è un collegamento profondo tra la Kabbala luriana e il sabbathismo e la genesi e il successo del chassidismo. Nel fondo sono tre gradi dello stesso processo. Già la Kabbala luriana aveva la tendenza ad afferrare larghi ambienti le cui forme di vita determinò secondo le sue idee. Lo fece mettendo al centro delle sue idee mistiche l'elemento messianico. Così venne incontro al bisogno di larghi strati nel loro desiderio di liberazione. Sottolineò il contrasto tra le deficienze della nostra esistenza e la guarigione di quest'ultima attraverso la restaurazione della sua forma originaria nei processi del tikkun. Questa tendenza deviò dopo nel movimento sabbathiano. Il chassidismo ha tentato di aiutare a modo suo il mondo kabbalistico ad arrivare a un potere tra le masse.
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Dopo il crollo del sabbathianismo c'erano solo ancora tre strade possibili sulle quali la Kabbala poteva progredire. La prima era fingere che non fosse capitato niente. Su questa strada andavano molti kabbalisti ortodossi. Come seconda soluzione era possibile ritirarsi completamente da un tentativo di larga espansione. Questo fecero alcuni dei rappresentanti più importanti della Kabbala futura che riportavano la Kabbala dal mercato nelle tranquille celle semi-monastiche di alcuni eletti. Il centro importante era nella Galizia. Ci fu il grande periodo della "klaus in brody", poi Beth-el in Gerusalemme, dove fino agli anni 1930 si poteva avere una profonda impressione della preghiera ebraica.
La terza strada è stata quella dove è andato decisamente il chassidismo , specialmente nel suo periodo classico. Qui la mistica non rinunciava alla sua esigenza di portare il suo insegnamento verso il popolo, e non si ritirava in piccolissimi cerchi di mistici profondamente dotti che conoscevano tutti i campi della Torah. Al contrario il chassidismo crebbe dai cerchi senza cultura speciale verso una larga espansione. Il chassidismo rappresenta il tentativo di conservare quei contenuti della Kabbala che sono capaci di popolarità senza includere l'elemento messianico che dava l'effetto popolarizzante al periodo precedente. Dunque, l’ eliminzione del messianesimo, il collegamento di mistica e apocalittica, questo sembra a Scholem il punto decisivo per la comprensione del chassidismo. In collegamento con questo nuovo atteggiamento del chassidismo di fronte al messianesimo il Rabbi Baer von Meseritz, un allievo principale del Baal Schem, soleva pronunciare la strana opinione che sarebbe più facile, e perciò anche più realizzabile da parte dei pii, servire Dio nel galuth che in Palestina. Un altro cambiamento che , secondo me, è per la psicologia moderna di un enorme interesse, è che il vecchio insegnamento lauriano sul sollevare delle scintille sacre diventò spogliato del suo proprio significato messianico in quanto si introdusse una distinzione tra due aspetti della santificazione ( Heilserfuellung): l'uno riguardava la redenzione o la beatificazione dell'anima individuale, mentre l'altro era la vera e propria redenzione messianica che naturalmente includeva tutta la comunità di Israele e non solo l'individuo singolo. Già Rabbi Jacob Josef di Polna, il primo teologo chassidico, ha detto che il sollevare scintille potrebbe portare esclusivamente a una redenzione individuale, non però ad una messianica, che non poteva essere compiuta da una azione umana, ma soltanto da Dio.
C’è un altro punto molto importante nel quale si toccano il sabbatismo, il chassidismo riguardo alla loro differenza dalla scala dei valori rabbinici: riguarda la concezione del tipo ideale di guida. L’ebraismo rabbinico conosce il dotto della Torah. Il Rabbi dotto non ha bisogno di un risveglio da dentro per far vedere alla comunità la giusta via e interpretare alla comunità la parola di Dio , che è determinata una volta per sempre, bensì della profonda conoscenza delle fonti della legge. Al posto di questo maestro della legge entra ora nel centro del nuovo movimento il risvegliato, colui al quale Dio ha toccato il cuore e lo ha trasformato, il tipo del profeta. Ambedue i gruppi hanno anche dotti tra di loro, ma non è decisiva la conoscenza, bensì una qualità irrazionale, il carisma, il dono della grazia del risveglio. Il chassidismo ha tratto dal sabbatismo questo ideale della guida pneumatica, ma lo ha trasformato in una maniera straordinaria.
– L’importanaza e la trasformazione nel chassidismo dei concetti kabbalistici: lo tsimtsum di Dio, il sollevare scintille cadute, la devekuth come valore religioso più alto.
La manifestazione più visibile di questo entusiasmo mistico individuale è la preghiera chassidica, che appare come contrasto diametrale con la preghiera mistica dei kabbalisti sefarditi a Beth-el. Presso questi ultimi tutto si basa sul “contegno”; dai chassidim invece tutto si basa sul “movimento” . Si potrebbe forse parlare addirittura di un contrasto fra “meditazione” e “estasi”. Per la concezione chassidica debehut e kawwana rappresentano in prima linea valori di sentimento e acquistano in questa maniera un nuovo significato. Questo entusiasmo dell’incontto immediato col divino che trovò nella affermazione radicale della immanenza di Dio in tutte le cose tanto la sua motivazione quanto la sua espressione, dominava i primi cinquanta anni , il periodo eroico del chassidismo.
Lo sviluppo del zaddikismo durante il cambiamento del chassidismo in una organizzazione religiosa delle masse. Lo zaddikismo ha raggiunto la sua mèta senza confltti con le convinzioni essenziali della tradizione ebraica. Il sapore della potenza diventò un fattore importante. Tutti i misteri della Torah sono superati in splendore dall’immenso abbagliamento del grande gesto della potenza e del dominio. Lo zaddik è ancora un uomo spirituale, però questo non è più la cosa essenziale – essenziale è il mistero della sua potenza, della sua personalità magnetica e dominante, e non più il mistero del maestro affascinante.
Torniamo alla questione: cosa è accaduto essenzialmente nel chassidismo e cosa non è accaduto. Due cose ci danno nell’occhio: 1) su uno spazio geograficamente limitato e durante un periodo sorprendentemente breve è apparso dentro i ghetti un numero sorprendentemente di veri santi di individualità insolita. L’intensità incredibile con la quale si manifestò una forza creativa religiosa nel chassidismo fra il 1750 e il 1800 ha creato una ricchezza di tipi religiosi unici nel genere, ricchezza che superava largamente persino quella del periodo classico di Safed, secondo il nostro giudizio. Nel chassidismo originario si svolgeva veramente qualche cosa come una ribellione della produttività religiosa contro valori diventati senza vita.
D’altra parte è ugualmente sorprendente che questa eruzione di religiosità mistica non era accompagnata da pensieri religiosi fondamentalmente nuovi, da nessuna nuova teoria di conoscenza mistica. Se mi venisse chiesto cosa fosse il nuovo insegnameto di questi mistici dei quali è attestato con maggior sicurezza da tutti i precedenti che avevano delle esperienze mistiche di prima mano, quali nuove idee avessero aggiunto alla vecchia Cabala, mi troverei in imbarazzo per dare una risposta.
Qui troviamo una relazione col materiale religioso più vecchio, una relazione riguardo alla quale si può parlare sia di una identità dei nuovi concetti con i vecchi, sia di un cambiamento degli stessi attraverso il medium del chassidismo.
Come Kabbala il chassidismo non è originale, se prescindiamo dal grande tentativo del rabbi Salman Ladi e della sua scuola del cosidetto chabad-chassidismo. Però proprio questo tentativo, qualcosa come un nuovo sistema cabalistico che unisce Isaac Luria e il Maggid di Meseritz, ci porta forse al punto centrale della nostra discussione. La vera passionalità del nuovo sistema della scuola di Chabad non si trova più nella parte teosofica della mistica, bensì con pieno accento in quella psicologica. Tutti i misteri della divinità e le sue infinite coperture e cammuffamenti e mondi , tutto questo assume un colore perfettamente nuovo in quanto viene rappresentato come psicologia mistica. L’uomo sperimenta in se stesso, se scende nelle profondità del proprio Sè, tutte le dimensioni del mondo.
Essenzialmente importante nel chassidismo è solamente ancora la via, la mistica della vita personale. Quasi tutti i concetti della Kabbala acquistano un rapporto con tali valori della vita personale nell’uomo. Perciò tutte le idee ed i concetti che riguardano una relazione del’individuo con Dio acquistano una immensa intensificazione. Perciò anche i pochi concetti che il linguaggio religioso del chassidismo ha creato – come hithlahabuth, l’ardere dell’estasi, o hitchaskuth, la auto-confermazione- hanno sempre un riferimento a questa sfera. L’espressione di Buber nel primo dei suoi libri chassidici, che il chassidismo è la Kabbala diventata ethos, centra molto bene questo stato di cose.
In breve, l’originalità del chassidismo si sviluppò dal fatto che i mistici che avevano realizzato in sè la via mistica, i quali quindi, kabbalisticamente parlando, avevano sperimentato il mistero della vera debekuth, con questa loro esperienza, la loro kabbala diventata ethos, si avvicinarono alla gente semplice e, invece di andare per la via più personale di tutte solo per se stessi, intrapresero a insegnarla a tutti gli uomini di buona volontà.
Fra il cosidetto zaddikismo, il dominio o regno di un uomo dotato di un immenso potere religioso nella comunità dei suoi credenti, e il cosidetto chassidismo vero, non si può erigere una differenza essenziale che separi. Questo vero chassidismo non sarebbe mai stato capace di vita. In realtà, il sorgere del zaddikismo era già preformato ed implicito nella natura del cammino che il chassidismo intraprese. Il credente non aveva più bisogno della Kabbala. Egli realizzava la sua via in quanto si faceva guidare da determinate qualità che il santo o lo zaddik che parlava con lui aveva messo al centro del suo contatto personale con Dio. Certi concetti della vita religiosa furono tanto intimamemente differenziati e riempiti di fede e di vita che la loro realizzazione bastava per portare l’uomo all’ esperienza mistica della debekuth. Il vecchio paradosso di solitudine e comunità qui ( nella vita realizzata del chassid) dà prova della sua verità e realizzabilità. "Chi è arrivato al più profondo grado di solitudine, chi veramente è capace di stare solo con Dio, colui è il centro vero e proprio della comunità, colui ha raggiunto il punto dal quale ogni vera comunione e comunità è possibile. Vivere sotto uomini mediocri e nello stesso tempo essere solo con Dio, parlare in modo profano e nello stesso tempo attingere dalla fonte primordiale di ogni essere, attingere forza dalla radice mistica dell’anima- questo è il paradosso che solo il vero pio è capace di realizzare e che lo fa diventare il centro della comunità umana.
Riassumendo brevemente i punti che sono importanti, visti storicamente, per la caratterizzazione del chassidismo: I) una eruzione di entusiasmo religioso originario in un movimento di risveglio, il quale ha i suoi centri più importanti nei cerchi dei non dotti o poco dotti; 2) la tensione fra il vero risvegliato che nello stesso tempo si presenta come guida popolare, come centro di una comunità, e i fedeli che concentrano la loro vita intorno alla religiosità personale del risvegliato. Da questa tensione si doveva sviluppare necessariamente lo zaddikismo; 3) le teorie mistiche del movimento sono prese dal tesoro delle idee cabalistiche, prendono però un colore popolare che sovente è collegato con la preferenza per la applicazione inesatta dei concetti originari; 4) i valori della vita personale diventano decisamente il punto centrale del pensiero originale chassidico. Da idee generali diventano valori etici personali.
Tutto lo sviluppo trova la sua espressione più nobile nella figura individuale del santo chassidico, il che è un fatto completamente nuovo. Il contenuto dell’insegnamento è tramutato totalmente in personalità e quello che si perse in questa maniera di razionalità , fu guadagnato in forza di efficacia. E’ più imortante quello che si sente sul carattere di uno zaddik che quello che riguarda la sua mera erudizione. Non più il suo sapere, ma la sua esistenza gli dà valore La sua persona è completamente diventata Torah viva.
Secondo il tipo individuale del santo i diversi gruppi del chassidismo svilupparono una fisionomia totalmente diversa. Il chassidismo si rivolgeva al sentimento originario nell’ebreo e tentò di portarlo fino all’estasi. Questo si sviluppò fino a rovesciarsi: Rabbi Mendl di Kozk odiava l’emotività. Quando gli veniva chiesto della via dell’uomo verso Dio, citava apertamente e laconicamente dalla Scrittura Santa (N 31, 53): “I soldati facevano i saccheggi ognuno per se stesso”.
La questione perchè il chassidismo non è caduto in un conflitto molto più grave con l’ebraismo rabbinico, dato che lo zaddik era considerato una fonte religiosa canonica, un medium di rivelazione, la ragione sarebbe che le guide erano troppo profondamente collegate con le loro comunità e, contraddizione paradossale, si erano fatte difensori della fede immediata e non deformata dell’uomo semplice e hanno glorificato quella fede come valore più alto. Un uomo tanto profondo come Rabbi Nachman di Bratzlaw si è dedicato con sommo zelo al compito di difendere la semplicità dappertutto…Il chassidismo ha risolto il problema entro l’ebraismo di collegare il tipo religioso dell’uomo pneumatico, cioè dell’uomo che sa, nel quale vive il santo spirito , e che si presenta con quelle esigenze che un tale sapere gli presta, con la vecchia comunità religiosa: la tensione fra questi due rimanga sentita però diventa nello stesso tempo fertile per la vita religiosa stessa.
Il chassidismo non è nato da una teoria, neanche da quelle della Kabbala, ma semplicemente da un’esperienza religiosa immediata, dato che gli uomini ai quali capitò questa esperienza religiosa erano uomini piuttosto semplici e non complicati, anche la loro espressione era essenzialmente più primitiva di quella dei kabbalisti più antichi. L’insegnamento dell’immanenza di Dio in tutte le cose non è l’insegnamento centrale del chassidismo, ma la primitività con la quale esso viene rappresentato, l’entusiasmo con il quale il sentimento che Dio circonda tutto e riempe tutto supera e sfonda tutte le pareti divisorie.
Ancora due punti: 1) L’intrecciarsi stretto di mistica e magia nel movimento chassidico….Il Baal Schem è un vero maestro della Kabbala pratica, della magia. I tentativi moderni di voler eliminare questo fatto, come da parte di Buber, sono errati e anti-storici. 2) La rinascita di un nuovo mito nel mondo del chassidismo trae in gran parte la sua forza da questo collegamento fra le capacità magiche dei suoi eroi e le loro estasi mistiche trasmesse. Questo mito stesso è in fondo la più grandioa creazione del chassidismo. Al posto di sviluppi teorici o almeno in viva concorrenza con essi si pone il racconto chassidico. Il raccontare, e i racconti sui zaddikim diventarono addirittura un nuovo valore religioso, e un tale raccontare ha qualche cosa di un compimento di (inintelligibile) in tali racconti ( inintelligibile)….Il racconto che i chassidim stessi raccontano sui gradi di sviluppo dello chassidismo (manca il resto della frase)….
Commento di Bernhard al testo di Scholem: “Mi sono posto il compito di riferire sulle correnti principali della mistica ebraica in quanto la conosciamo. Parlare invece sul destino e la trasformazione mistica che ci sia ancora destinato – e credo che una tale trasformazione ci sarà ancora riservata- nella grande catstrofe che ha sopraffatto il popolo ebraico in questa generazione più profondamente che mai fin oggi nella sua lunga storia – , questo è compito non dei professori ma dei profeti”.
Salmo 8
Nota : Martin Buber, Die Legende des Baalschem, trad.it. La leggenda di Baal-Shem, Milano, Gribaudi 1995, con introduzione di Enzo Bianchi.
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Immagine di copertina, Ernst Bernhard nel suo studio di Via Gregoriana a Roma (foto 2 Stanislao de Marsanich) . Dalla copertina de I Ching di Ernst Bernhard a cura di Luciana Marinangeli, La Lepre ed. 2015.