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Isabella de’ Medici e Leonora di Toledo

12 Giugno 2023
Isabella de’ Medici e Leonora di Toledo
Una parvenza di eternità si è posata sulla vita e la tragica fine di due principesse vissute nel XVI secolo: Isabella de’ Medici , figlia del granduca di Toscana Cosimo I e Leonora di Toledo, sua cognata, moglie di Pietro de’ Medici

Una parvenza di eternità si è posata sulla vita e la tragica fine di due principesse vissute nel XVI secolo: Isabella de’ Medici , figlia del granduca di Toscana Cosimo I e Leonora di Toledo, sua cognata, avendo sposato uno dei fratelli, il più piccolo, Pietro de’ Medici. Senza dubbio Isabella e Leonora sono tra le figure femminili più ricche psicologicamente della storia. Poco importanti sono le conseguenze esteriori della tempesta emotiva che le travolgerà. Il focus della loro breve vita è centrato sulla loro sensibilità e intelligenza, così accentuate ed esposte che anziché risolversi in un’accettazione più consapevole del ruolo sociale e politico che ricoprivano, le conduce entrambe in un cono di ombre oscure da cui non riusciranno a liberarsi. Erano donne abituate a molti privilegi, con un forte senso teatrale della vita, e la loro esistenza ha un inizio felice. C’è un’altra circostanza: Isabella e Leonora erano legate da vera amicizia ed entrambe tradivano i rispettivi mariti che non amavano. Ma l’epoca in cui vissero, nonostante le loro qualità e la posizione sociale, le destinò entrambe a una vita di tragico fallimento e rapidamente alla morte.

 Su Isabella de’ Medici ha scritto una rigorosa biografia Caroline P. Murphy , “Isabella de’ Medici – La gloriosa vita e la fine tragica di una principessa dei Rinascimento” ( Il Saggiatore, 2008). Probabilmente se non fosse stata brutalmente uccisa dal marito Paolo Giordano Orsini, sarebbe emersa dalla moltitudine della società d’allora solo come una donna seducente, assai corteggiata, colta, dal temperamento impulsivo e insofferente. Era divenuta moglie dell’Orsini per ragioni politiche essendo una consuetudine consolidata nel 1500 che le famiglie più potenti accrescessero il loro prestigio e ricchezza con unioni matrimoniali con le casate più importanti non solo della Toscana ma anche con potentati esterni. E gli Orsini erano a Roma all’epoca una delle famiglie più in auge nell’ambito dell’aristocrazia cittadina. E’ così che Cosimo nel 1553 decide il fidanzamento dell’allora undicenne Isabella con Paolo Giordano Orsini che aveva dodici anni. “Et le ragioni che ci hanno addotto a fare tale parentado, sono l’essere quel signore, con lo Stato suo, molto bello di terre importanti et d’entrate et di vassalli, vicino al nostro; l’essersi anticamente fra la nostra et quella casa fatti altri parentadi.” 

 Il granduca non aveva previsto il carattere rabbioso e violento del futuro genero. Il matrimonio avviene cinque anni dopo, a settembre, nella villa di Poggio a Caiano con una cerimonia riservata alla cerchia parentale. E’ un matrimonio sobrio, organizzato secondo la volontà del granduca che ha già da subito deciso che la figlia Isabella non avrebbe seguito il marito a Roma. La decisione del granduca era dettata anche da ragioni economiche perché se Isabella seguiva l’Orsini avrebbe portato con sé la dote e Cosimo aveva perfettamente capito l’incapacità di Paolo Giordano a prendere iniziative oculate. C’era un altro motivo importante: Cosimo amava molto Isabella e non intendeva separarsene. Era la più bella delle sue figlie e fin da bambina spiccava per la sua intelligenza e amore per le arti e la musica. Perciò Isabella a sedici anni godeva di un’indipendenza particolare garantitale dal padre: poter vivere liberamente nella sua famiglia senza essere oppressa dall’autorità del marito, anzi tenerlo a distanza, quasi dimenticandolo concedendosi la libertà che riteneva opportuna, senza capire che condurre una vita fuori dalle regole del tempo poteva implicare in futuro seri rischi.

Avviene così che Isabella dopo il matrimonio accetta subito un dinamismo frenetico continuando a frequentare amici che si disputano l’onore e il tempo di farle festa “con più spasso che si può”. Ricevimenti, battute di caccia, serate dedicate alla musica. “La musica era sia un intrattenimento di per sé, sia accompagnamento di altre espressioni artistiche…”. Isabella, come si nota da un ritratto commissionato intorno al 1565, è raffigurata con uno spartito in mano, quasi a rimarcare questa sua passione. Vivendo a fianco del padre Cosimo torna come per incanto quella che era sempre stata, una ragazza che si diverte a vivere e a inseguire le voglie che poi appaga. Perde il primo figlio dopo un mese di gravidanza senza troppo rammarico.

Per descriverla possiamo dire che era l’esatto contrario della madre, la spagnola Eleonora di Toledo, legatissima al marito, madre, amante, consigliera in un’epoca in cui le donne non condividevano le decisione politiche. Un concentrato di femminilità e moralismo impeccabile, in grado di parlare sempre a proposito, un decoro un po’ ottuso, una vita imbrigliata in monotoni problemi quotidiani, una riservatezza che destava rispetto, ma scarsa popolarità.

La figlia Isabella invece è un personaggio brillante, in rilievo. Di lei si parla per la sua eleganza, la sua varia erudizione, del suo amore per l’arte, della sua non banale bellezza, non certo per altre virtù: pazienza, serietà e soprattutto prudenza. Con la morte di Eleonora nel 1562, avvenuta a breve distanza dalla perdita per malattia, quasi sicuramente malaria, dei due figli Giovanni e Garcia, si inaugura a Firenze una nuova epoca per volontà del granduca. “La contegnosa corte medicea compiva una svolta libertaria...” e Isabella diviene la Signora di questa nuova Firenze, “di conseguenza i suoi favori e la sua benevolenza diventavano molto importanti in virtù del suo legame diretto con il padre.” Soprattutto si nota la sua passione per la musica e per l’intelligenza diplomatica con cui si è emancipata subito dalla sudditanza coniugale con un personaggio greve come Paolo Giordano Orsini, diventando più importante del marito. Fatto questo che indispettisce parecchio Francesco, il fratello maggiore, il futuro granduca di Toscana, e ancor di più Paolo Giordano Orsini. Tutto ciò si traduce in un rapporto tra Isabella e Paolo Giordano, sempre più conflittuale tanto che è certo che l’Orsini sembra osasse durante un litigio con la moglie prenderla a schiaffi, come soleva fare con le prostitute che frequentava a Roma secondo le cronache dell’epoca. Isabella non lo perdonerà mai, non certo per le infedeltà di cui non era affatto gelosa, ma per aver osato alzare le mani su di lei. L’Orsini è costantemente alla ricerca di denaro, pieno di debiti. Non ha nessun potere sulla moglie, perché c’è il suo “babbo” a proteggerla. Quindi Isabella riprende con disinvoltura la sua vita con una fretta che escludeva ogni possibile deviazione romantica. Il marito lo dimentica nei limiti che le sono consentiti, non più frenata nei suoi pericolosi slanci di vitalità dal fratello Giovanni, cui era legatissima.

 Nel Rinascimento e ancora nella metà del XVI secolo le donne godevano di notevole prestigio nella società che le riconosceva capacità intellettuali se non uguali, almeno simili, a quelle degli uomini. Isabella aveva una personalità squisitamente femminile, quindi vederla nell’ottica femminista è deviante, era la figlia del granduca di toscana e in quanto tale poteva affermare la sua volontà, sfuggendo dalla presenza di un marito del genere dell’Orsini, divenuto tra l’altro in pochi anni così grosso e pesante che riusciva a malapena a montare a cavallo. Ciò premesso, era inevitabile che prima o poi Isabella si innamorasse davvero. Non le mancavano coraggio e spregiudicatezza, ed è così che inizia segretamente una relazione importante con Troilo Orsini, cugino di Paolo Giordano. “Troilo era bello e affascinante, aveva impugnato le armi e compiuto imprese coraggiose…Agli occhi di Isabella, Troilo assomigliava al nonno, il leggendario Giovanni dalle Bande Nere, o a un eroe cavalleresco uscito da un racconto di Ariosto…”.

 E’ lo stesso Cosimo a permetterle di coltivare questo intenso amore da cui è quasi certo nascono i due figli particolarmente amati da Isabella: Nora e Virgilio senza che inizialmente il marito fosse a conoscenza che il padre non era lui. Troilo inoltre svolge vari incarichi diplomatici per conto del granduca e rappresenta brillantemente i Medici in Francia presso Caterina de’ Medici e il figlio prediletto Enrico. I due amanti tuttavia non avranno molti anni di felicità davanti a loro. Pur decisi ad andare avanti nel loro amore nascondendosi al mondo intero, grava sulla loro testa l’incognita della salute di Cosimo che in fretta e furia, senza avvertire i familiari, segretamente sposa Cammilla Martelli, una donna di buona famiglia ma non nobile. All’epoca del matrimonio Cammilla ha 25 anni e Cosimo 50. I figli rimangono sconvolti da questa unione, compresa Isabella, che quasi subito si rassicura perché il padre non ha nessuna intenzione di affidare alla giovane moglie ruoli pubblici. Isabella persevera quindi nella sua illusione di felicità, ma purtroppo nei primi mesi del 1573 la salute di Cosimo comincia a destare molta preoccupazione; soffre infatti di paresi parziali e tremori continui, tant’è che il 21 aprile di quell’anno muore. Lo strazio della figlia è indicibile, tremendo, essendo consapevole delle funeste conseguenze che ne potevano derivare. Con la morte del padre Isabella comprende infatti che “era in pericolo l’essenza stessa della sua identità, le viscere della sua esistenza rischiavano di esserle strappate.

 E così sarà. Malgrado che Cosimo avesse distribuito la sua eredità con lasciti che avrebbero assicurato alla figlia la stessa vita che conduceva prima, prendendo provvedimenti anche a favore dei due figli di Isabella, Francesco I, divenuto granduca di Toscana, non rende esecutivo il testamento del padre divenendo di fatto un temibile avversario della sorella, di cui fin da bambino era stato geloso. Isabella nelle notti insonni si chiedeva come sarebbe stata punita la sua relazione con Troilo conoscendo il carattere introverso e vendicativo del fratello. Sembrava pesasse sul loro amore un maligno incantesimo. Paolo Giordano Orsini poi godeva di una fama sinistra per i suoi sfrenati appetiti sessuali, l’abitudine di frequentare prostitute spesso maltrattandole se le donne osavano resistere alle sue perverse richieste.

 A fianco di Isabella de’ Medici c’è un’altra giovane donna disperata per la morte di Cosimo: Leonora di Toledo, considerata da tutti bellissima con i suoi capelli fulvi e i grandi occhi scuri “che di bellezza pareggiavano due stelle” e malauguratamente sposata per volontà di Cosimo con Pietro de’ Medici, che oltre ad essere poco attraente, era notoriamente considerato uno psicopatico, dissoluto e crudele. Per Isabella la giovane cugina era divenuta con il tempo un’amata sorella minore. Per di più sono davvero amiche in quei tempi malfidati e lo rimangono fino alla fine quando lo stesso tragico destino le travolge. Profondamente diverse per carattere e temperamento si attraevano per l’urto della diversità. Tra loro ci sono undici anni di differenza ma questo non significava molto. Leonora è affascinata dall’intelligenza e la prontezza di spirito di Isabella, dalla sua indiscutibile capacità diplomatica e sagacia, elementi questi che certo lei non possedeva. Ammira anche il suo contegno di certo più controllato del suo. Di contro Leonora, catapultata da Napoli suo malgrado alla corte medicea, pur non possedendo la cultura della cugina più grande “desiderava condividerne gli interessi intellettuali”. Leonora è la regina del lamento e del vittimismo certamente a ragione, ma senza quel minimo di ironia che la metta in guardia dal diritto di commiserare troppo se stessa e soprattutto riferirlo in giro.

 In comune hanno una buona salute, un po’ di snobismo e l’ammirazione per gli uomini di cultura. C’era un’altra grande differenza: Isabella “stava ben attenta a non parlare male di Paolo Giordano…accettava che la sua vita di moglie corresse su un binario separato dai suoi veri sentimenti” per non correre troppi rischi, Leonora “viveva l’infelicità matrimoniale come un’afflizione e di conseguenza reagiva assai meno cautamente.” Ma sia l’accortezza di Isabella che l’imprudenza di Leonora non le risparmieranno. Entrambe pur cercando riparo nel silenzio, sono inconsciamente consapevoli che avrebbero perso, una nube oscura si stava addensando sulle loro teste: la vendetta dei rispettivi coniugi.

 Nei primi mesi del 1576 Isabella si illudeva ancora, malgrado la sensazione di una certa precarietà e disagio, “di essere approdata ad una nuova fase della sua vita” se non felice, sopportabile. Troilo è intanto fuggito in Francia non avendo altre alternative poiché neppure gli Orsini gli perdonavano la lunga relazione con Isabella. Se il marito non è il più temibile nemico, il fratello Francesco le è decisamente ostile, la sua accesa animosità, il suo antico rancore verso la sorella può ora manifestarsi apertamente. Isabella è sola, non ha alleati in grado di difenderla. Non si fa illusioni ma neppure avverte la necessità di pensare a strategie a lungo termine per proteggere la sua vita. Ma ogni giorno è come morire un poco prima che avvenga la morte vera.

 La prima a cadere è Leonora. L’ambasciatore ferrarese alla corte fiorentina, Ercole Cortile, già da un anno aveva comunicato al duca d’Este che Francesco de’ Medici ha intenzione di sbarazzarsi di lei. Il 3 giugno di quell’anno Cortile riferisce: “La Sig. Donna Leonora sta molto male di accidenti et fanno dubitare molto i medici quali dicono è male naturalmente.” Si diceva a Firenze che qualcuno volesse avvelenare la principessa; Pietro de 'Medici invece aveva contratto il mal franzese, l’incubo dell’epoca e molto diffuso nell’aristocrazia. La ragazza era infelicissima e non aveva perciò esitato a buttarsi fra le braccia Bernardino Antinori “essendo bellissimo giovane…”. La vita umana aveva scarsa rilevanza nella seconda metà del XVI secolo e duelli e assassinii erano a Firenze all’ordine del giorno, ma se con Cosimo de’ Medici la situazione era sotto controllo godendo fama di grande autorità, con Francesco I, di carattere schivo e solitario, l’anarchia si era gravemente acuita aprendo la possibilità di trame antimedicee come la congiura dei Pucci che solo per un caso fortuito viene sventata. Già Leonora aveva difeso Pierino Ridolfi implicato nella congiura spalleggiando la sua fuga, il presunto amore con il giovane Antinori è la goccia che fa traboccare il vaso. Francesco nervosissimo non aspetta altro per agire tanto più che Pietro pende dalla sua bocca. Era suo dovere “ripristinare un’immagine di equilibrio e ordine in seno alla famiglia Medici.” Ciò implicava l’omicidio di Leonora.

 La seconda settimana di luglio Pietro de’ Medici progetta una gita con la moglie alla villa di Cafaggiolo, simile a un castello medioevale, nel Mugello. Giunta in villa, Leonora comprende che non ha più scampo. Invano il padre Garzia e lo zio Luigi stavano progettando di allontanarla da Firenze venuti a sapere del pericolo che sovrastava la giovane donna. Ormai la situazione era fuori controllo. La mattina dell’11 luglio Pietro de’ Medici scrive al fratello queste testuali parole: ”Stanotte a sei hore è venuto huno acidente a mia moglie et la morte.” L’efferato delitto è stato commesso dallo stesso don Pietro che l’ha strangolata con una “lassa da cane alla gola…” . “La povera Signora, scrive Ercole Cortile al duca di Ferrara, per quello che s’è inteso, fece grandissima difesa come si vide dal letto, che fu trovato tutto stravolto, et per le voci che furono udite per tutta casa.” La versione ufficiale de’ Medici in tutte le corti d’Europa è completamente diversa: non strangolamento ma un’improvvisa morte naturale. Neppure il cattolicissimo re di Spagna, Filippo II, di cui Leonora era parente, potrà pretendere di conoscere la verità su quella morte sciagurata. Non era possibile contrapporsi al codice sociale e politico di quel secolo che condannava senza possibilità d’appello le mogli fedigrafe.

 A Firenze intanto Isabella attendeva con apprensione la venuta del marito che intendeva portarla con sé a Bracciano contro la sua volontà. Al suo arrivo Paolo Giordano decide di andare a Cerreto Guidi, casino di caccia de’ Medici e luogo molto isolato in mezzo alla verdeggiante campagna toscana. Isabella non può rifiutare di partecipare con il marito ad una gita venatoria e non ha del resto alcun sospetto su ciò che l’avrebbe attesa. Sulle prime è contenta anzi di evitare la partenza verso il castello di Bracciano che detestava, ma il modo di procedere del fratello che avvertirà dopo tre giorni non lei, bensì il marito della morte di Leonora, le insinua il dubbio che il rischio di essere uccisa può diventare reale. Era un esempio della slealtà di Francesco o un segnale convenuto tra lui e Paolo Giordano? Inganno e tradimento, armi esemplari usate da Francesco per liberarsi della brillante sorella che poteva diventare nelle sue contorte elucubrazioni un polo di coalizione per i suoi oppositori, quasi tutti fuggiti a Parigi sotto le protezione di Caterina de’ Medici. Isabella sarebbe potuta fuggire subito da Cerreto Guidi verso Pisa per poi imbarcarsi a Livorno, ma il pensieri dei figli la trattiene dal prendere una decisione immediata e la sua incertezza la condanna a morte.

 E’ il 16 luglio, la campagna ribolliva di caldo, erano appena passati cinque giorni dall’uccisione di Leonora, quando Paolo Giordano avverte il granduca che Isabella era morta nel tardo pomeriggio dopo essersi lavata la testa “subitamente”. Anche lei in realtà soffocata in camera dallo stesso marito aiutato da un certo cavalier Massimo che si era nascosto sotto il letto. La fedele domestica Elicona che l’aveva seguita a Cerreto Guidi per non destare sospetto insieme al nano Morgante, caro amico da sempre della principessa, quando gli viene chiesto di portare dell’aceto “vide la povera signora appoggiata al letto in terra” e disse “ Ah! Se l’avete morta! Che bisogno avete d’aceto o d’altro?”. Paolo Giordano la minaccia allora di morte se avesse osato parlare.

 Come per Leonora la versione che fa trasmettere il granduca di toscana a Firenze e altrove è quella di una morte improvvisa e accidentale della sorella con dichiarazioni di tenero affetto. Niente di più falso, le sue parole non stavano in piedi, erano sincere quanto l’acqua torbida e nessuno ovviamente gli crede. Ma tutti tacciono pensando che un giorno o l’altro avrebbero potuto fare la stessa fine. Ancora più detestabile e sconfortante malgrado i tempi di inaudita violenza, è il trattamento che Francesco I riserva al cadavere della sorella esponendolo in iniziale stato di decomposizione, considerando l’afa di quei giorni, agli occhi del popolo. Così “la signora Isabella de’ Medici di anni 33 in circa (era nata d’agosto) bellissima di corpo, splendida e liberale…” , viene usata quale macabro monito per chi avrebbe osato contrapporsi a Francesco de’ Medici. Senza dimenticare il desiderio di rivalsa di Paolo Giordano Orsini che non aspettava che un cenno del granduca per uccidere la moglie “tanto odiata”.

Raramente del resto a quei tempi la morte di una persona di rango era ritenuta naturale. Vero è che l’adulterio maschile e femminile fin dall’antichità è stato giudicato con due e due misure, in questo caso la feroce uccisione di Isabella de’ Medici e di Leonora di Toledo passò per delitto d’onore, anche se la realtà era ben diversa, più cupa, sinistra, terrificante. 

Paola Benadusi Marzocca  


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