In occasione della Giornata Mondiale della Poesia indetta dall’Unesco e della Giornata Internazionale delle Foreste del 21 marzo e in attesa dell’imminente inaugurazione del Parco Museo Virgilio al Forte di Pietole, può risultare interessante fare un approfondimento sul luogo che ha dato i natali al grande poeta latino, anche in relazione agli elementi naturali del paesaggio dell’antica Andes, oggi Pietole, che sono richiamati dal poeta nei suoi componimenti.
Virgilio poteva avere una casa in città a Mantova, comprata dal padre quando si era un po' arricchito o ereditata dal nonno materno. Ambrogio Teodosio Macrobio chiama Virgilio “a rure mantuano poetam“; Donato (come San Girolamo) chiamano Andes pagus, cioè villaggio di campagna; Valerio Probo la chiama vicus, un raggruppamento di case, tanto nel villaggio che in città. Concordia vi è tra i biografi nel dire che Virgilio nacque il giorno delle Idi di Ottobre, il quindicesimo del mese.
Dunque ad Andes, un villaggio a tre miglia da Mantova sul Mincio, nacque Publio Virgilio Marone, il 15 ottobre nel 684 dopo la fondazione, 70 anni prima di Cristo, sotto il primo consolato di Gneo Pompeo il Grande e di Marco Licinio Crasso. Questa data si ricava dall’iscrizione sepolcrale, che si leggeva ancora alla fine del l sec. d.C.. Prima di parlare del dibattito sul luogo natio di Virgilio ritengo utile fare un approfondimento sulla casa dove risiedeva la sua famiglia all’atto del concepimento del futuro poeta. Nel libro di Bruno Nardi “La giovinezza di Virgilio” si possono leggere tutte le conferme sulla tradizione virgiliana di Andes.
Il poeta, come afferma il professore, dedica alle Georgiche, all’inizio del terzo libro, versi commoventi alla terra mantovana; lontano dalla terra natale ha nostalgia di Mantova, rivede la pianura pianeggiante e il corso del Mincio, il fiume della sua fanciullezza e Virgilio promette di ritornare un giorno nella terra dei padri, con la gloria guadagnata con la sua poesia. Virgilio ricorda nell’impresa di Enea, che l’ eroe troiano sfida il tirannico giogo di Merenzio, e il poeta nel carme aggiunge alle schiere di Etruschi cinquecento mantovani; questi ultimi condotti da Ocno, fondatore della città di Mantova, che intestò alla figlia Manto. I suoi genitori erano campagnoli, secondo unanime testimonianza di antichi biografi. Sul mestiere del padre, tuttavia, vi sono notizie discordanti ma non però contradditorie. Probo lo indica come contadino di modesta condizione. Donato fabbricante di terracotta o vasaio, un figulus che deriverebbe da formax, fornace cosa non improbabile in una terra etrusca, come sostenne anche Plinio, affermando che Mantova era la sola città etrusca oltre il Po, dove era molto diffusa per l’abbondanza di creta utile per tale lavorazione, come poi hanno dimostrato i reperti ritrovati ed ora esposti nel Museo Virgiliano di Pietole.
Questa arte era comune a molti abitanti di Andes. Donato stesso aggiunge che per la sua diligenza, il padre di Virgilio si guadagnò la stima del suo padrone così da ottenere in moglie la figlia che, secondo Probo e Foca si chiamava Magia Polla. Questo matrimonio migliorò le condizioni del padre, tanto che affittò boschi e iniziò ad allevare api nel suo podere, industria assai diffusa in Valle padana. Auguste - Georges-Charles Cartault licenziando nel 1897 Etudès sur le Bucolianes de Virgile, suppone che il padre fosse il vetturale o corriere di qualche magistrato.
Tornando a Donato, egli narra che dove nacque Virgilio venne piantata una verga di pioppo secondo l’uso del paese, chiamato “l’albero di Virgilio “, che ebbe un culto nella regione: le donne incinte e le puerpere andavano ad esso per trarre buoni auspici e sciogliere i voti. Questa tradizione confermata pure dal Foca e dal Brummer si mantenne fino al secolo XVIII, quando il pioppo era ormai sparito. In un documento del secolo XI studiato dal nobile di origine mantovana dottor Ferruccio Carreri si parla poi del “fossato Virgilii “, presente nella memoria popolare e dove Donato colloca la nascita del Poeta. Sempre il Carreri dice che il popolo chiamava le alture intorno al Forte Napoleonico di Pietole Mons Virgilii , presso la riva del Mincio, dove si estendeva la giurisdizione spirituale, la parrocchia di Cerese. In questa piccola altura si mostrava ai visitatori una vecchia casetta, che dicevano fosse del poeta. Il Nardi osserva, infine, che Il Mons., il Lacus e l’Arbor fossero i punti di riferimento limitanti il triangolo entro il quale Servio poneva le proprietà di Virgilio.
Questi parla dell’episodio di Quinto Arrio (71 a.C.), centurione romano, che usurpò il podere di Virgilio e si dice della fuga del poeta a nuoto attraverso il Mincio, accanto al quale terminava il podere. E non valgono, conclude il Nardi, le considerazioni che il podere di Virgilio fosse situato sulle colline moreniche, per esempio a Bande, come voleva Scipione Maffei o a Calvisano, come pretendeva il Robert Seymour Conway, professore di letteratura latina alla Victoria University di Manchester. Sempre il Nardi, in un testo di quattordici pagine dal titolo “Notizie sul paese natio di Virgilio”, riassume in maniera esaustiva la tradizione virgiliana di Andes. La più antica menzione, riporta lo studioso, è quella contenuta nella vita del poeta, premessa come traduzione al commento di Probo alle Bucoliche.
Intorno all’autenticità e al valore storico di questa vita vi sono state vivaci discussioni. Una delle ragioni per cui Edward Norden negava l’autenticità della vita di Virgilio attribuita a Probo è che in essa c’è scritto vico Andico, qui abest a Mantua milia passum XXX. Uno svarione che, come attesta Gaio Svetonio Tranquillo, non può attribuirsi al diligente Probo, in quanto lui possedeva un esemplare corretto dello stesso autore con indicato tre miglia, come sono concordi le notizie degli antichi biografi. Infatti, nella vita scritta da Donato, desunta da quella perduta di Svetonio, si legge che Andes era non lungi da Mantova. Tale notizia è confermata da San Girolamo in un codice del secolo IX e in un altro del secolo X. Anche il filosofo classico tedesco Ernst Diehl, professore nelle Università di Innsbruck e Halle, in Die vitae vergilianae un ihre antiquen Quelle afferma che le trenta miglia da Mantova sono sicuramente un errore, un non senso. L’edizione cinquecentesca dell’umanista veneziano Battista Egnazio (nome accademico di Giovanni Battista Cipelli) fatta a Venezia ha un grandissimo valore, perché scritta su un codice antichissimo trovato a Bobbio dall’umanista Giorgio Merula, in quanto evidenzia che Andes distava da Mantova tre miglia romane che coincidono esattamente con la tradizione popolare. Il Brummer sostiene, fra l’altro, che si può spiegare paleograficamente l’errore in diversi manoscritti, dove III diventa XXX.
Al di là dunque delle diverse tesi succedutesi nel tempo, possiamo affermare che questa ricerca incessante sulla casa di Virgilio ha da sempre avuto un solo obiettivo: far luce sulla vita e sul luogo di nascita e d’ispirazione del più grande poeta della latinità, che con i suoi scritti poetici ci ha regalato pagine memorabili che suscitano ancora oggi un incessante interesse grazie anche al binomio tra natura e poesia. Facilitatore di questo binomio, è il Parco Letterario Virgilio, che ormai dal 2017 è un punto di riferimento per la riscoperta dei paesaggi bucolici pietolesi e che ci restituisce ad ogni evento o manifestazione organizzata una lettura del territorio attraverso i caratteri della sostenibilità ambientale associati alla letteratura virgiliana.
Graziano Mangoni
Immagine: Du Bosc, Claude, A new et exact plan of Town and Citadel of Mantua ; 17.., 34x44 - St.Alb.B 1
...propter aquam, tardis ingens ubi flexibus errat Mincius et tenera praetexit harundine ripas. (Georg. III, 10-15)