«Le monde est aux flegmatiques» (1), soleva ripetere il cardinale Giulio Raimondo Mazzarino, uno dei ministri più potenti e allo stesso tempo più detestati che la Francia abbia mai avuto, eppure, per dirla con Georges Dethan, fu il più grande e sconosciuto “uomo di pace” del XVII secolo.
Originario di Pescina (Aq), un piccolo borgo nel cuore dell’Abruzzo, riuscì a scalare le vette del potere politico del Seicento europeo diventando il personaggio più influente e controverso del suo tempo. Se è vero che la sua carriera fu inizialmente determinata da scelte familiari assai oculate, è pur vero che riuscì a trarre vantaggio da ogni opportunità che il destino seppe offrirgli. La sua esistenza, a volte fortunata, a volte segnata dalla disgrazia, fu una straordinaria avventura, la più incredibile che un uomo possa mai vivere.
Il padre Pietro emigrò dalla Sicilia per lavorare come connestabile del principe Filippo I Colonna, il cui figlio, Girolamo, strinse una lunga e proficua amicizia con il giovane Giulio.
Il futuro statista italo-francese possedeva una rara intelligenza e sapeva adattarsi con estrema facilità agli ostacoli che incontrava, traendone spesso notevoli vantaggi. Difatti, nel 1628, durante la Guerra di successione di Mantova e del Monferrato, ebbe l'opportunità di mettere in luce le sue straordinarie doti diplomatiche, catturando l'attenzione di Richelieu, allora primo ministro del re di Francia, che lo scelse come segretario personale, nonché confidente.
In breve tempo, egli brillò nell’alta società francese, conquistandosi l’amicizia e il favore di tutti attraverso la gentilezza e la convivialità, atteggiamento che in molti scambiarono per ipocrisia. Quando il cardinale-duca morì, Mazzarino era al suo capezzale per raccoglierne l’eredità politica. Rimase al comando della Francia finché Luigi XIV (2) non ebbe l’età per governare, diventando successivamente suo principale ministro e mentore. Operò con impareggiabile astuzia e infinita pazienza nell’esclusivo interesse di un Paese che, nonostante tutto, fu ingrato.
Dopo la brillante mediazione nei negoziati di Vestfalia del 1648, trattati che disegnarono i confini geopolitici della moderna Europa, raggiunse il suo traguardo politico più significativo con la Pace dei Pirenei, che concluse definitivamente la Guerra dei trent’anni e trasformò la nazione francese nella potenza più temuta dell’epoca.
Tuttavia, ciò che appare estremamente singolare per il Cardinale, è che il suo potere e la sua onnipotenza non furono ereditati, egli stesso li creò dal nulla. Grazie alla scuola romana che gli aveva insegnato a «simulare e dissimulare», a lusingare con cinismo e maestria, Mazzarino sviluppò una sottile astuzia che ingannava persino i suoi più stretti alleati. Trascorse buona parte della sua esistenza a difendersi, dimostrando un’incomparabile maestria nel gestire i suoi detrattori (3) . Senza la sua straordinaria capacità di adattarsi alle circostanze, probabilmente sarebbe stato relegato a un ruolo di secondo piano (4).
Fu la sua determinazione a forgiare il futuro Re Sole, fu la sua ostinatezza a plasmarlo nel monarca più influente del suo tempo. Da straniero e senza coinvolgimenti emotivi seppe riconoscere le potenzialità di un regno che i suoi stessi sudditi non potevano vedere (5). La più grande generosità che ebbe nei confronti dei francesi, che non sempre riconobbero il suo impegno, la dimostrò quando impose l’esilio alla nipote Maria Mancini precludendole ogni possibilità di sposare Luigi XIV.
Malgrado tutto, la memoria di colui che fu l’arbitro dei destini del mondo è rimasta ancorata a una campagna di denigrazione perdurata quattro secoli, che ha sminuito l’eccezionale operato di una carriera votata alla riaffermazione della pace e degli equilibri nazionali.
Le difficoltà nel delineare la figura e l’opera di Giulio Mazzarino, infatti, vanno ricercate nella molteplicità delle interpretazioni, spesso contraddittorie tra loro, nella banalità dei pregiudizi e nel discredito generalizzato compiuto nei confronti di un forestiero al comando della Francia, dinamiche più o meno riconducibili a fenomeni di xenofobia che hanno snaturato la sua persona e manipolato impropriamente il costrutto psicosociale della memoria collettiva.
Considerato sorti de bas lieu, (di umili origini), il primo ministro italo-francese fu insultato, calunniato e minacciato di morte durante il suo ministero, diffamato attraverso les mazarinades (6), demolito dai manuali scolastici, disprezzato dai grandi storici e gambizzato definitivamente da Alexandre Dumas padre, i cui romanzi ne hanno tramandato un’immagine assai distorta.
Le più ignominiose accuse rivolte al cardinale-ministro, considerato inadeguato per la politica francese e incline a una governance basata principalmente su stratagemmi, ebbero terreno fertile all'ombra di un livore diffuso nei confronti del dispotismo reale.
A partire dagli anni Cinquanta, a far luce sulla mole di menzogne che hanno oscurato la memoria storica di Giulio Mazzarino è stato il prezioso lavoro della ricercatrice francese Madeleine Laurain-Portemer , la quale ha dedicato buona parte della sua vita a ribaltare l’immagine esistente del Cardinale. Insieme al giornalista Giuseppe Buccella e all’ingegnere Gervasio Rancilio, si è prodigata finanche per raccogliere i fondi utili alla ricostruzione della casa natale del Cardinale a Pescina, luogo in cui oggi ha sede la Casa Museo Mazzarino.
Al revisionismo storiografico hanno contribuito, inoltre, gli scrittori Pierre Gobert, Claude Lelong, Simone Bertière, Stefano Tabacchi e in particolare George Dethan, il primo studioso che ha esaminato e analizzato le centinaia di missive scritte dal Cardinale, sottolineando il suo incontestabile valore.
Oggi, l’eredità mazzariniana ha oltrepassato i confini politici, permeando il tessuto stesso della cultura e dell'arte europea del XVII secolo. Il Cardinale amò profondamente la Francia, e certamente anche la sua regina, ma mantenne comunque quella spiccata predilezione per il gusto italiano che lo inserisce tra gli influencer ante litteram (8). Le sue iniziative come mecenate e la sua passione per l'arte non solo arricchirono il patrimonio culturale francese, ma posero le basi per un dialogo interculturale che ha influenzato le generazioni successive.
Il più grande insegnamento che la sua singolare esistenza ha lasciato alle future generazioni è la dimostrazione che il vero potere risiede sempre nella disposizione ad adattarsi e rinnovarsi, impegnandosi costantemente per trasformare obiettivi ambiziosi in risultati concreti.
Richelieu, del resto, lo aveva compreso sin dal loro primo incontro, tant’è che affermò più volte che «il Cardinale, con la sua virtù e con la sua fortuna avrebbe superato non solo il suo Maestro, ma quanti sublimi intelletti abbino diretti Stati e monarchie». (9)
Alina Di Mattia
[1]. «Il mondo è degli
imperturbabili». Il proverbio trae origine dalla seconda beatitudine del
Vangelo: «Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terrant», ovverosia «Beati i
miti, perché essi erediteranno la terra». Matteo 5,4.
[2].
Luigi XIV di Borbone, detto
le Roi Soleil o Louis Le Grand (1638-715), è stato re di Francia e Navarra dal 1643 al
1715. Alla morte di Mazzarino, accentrò tutti i poteri nella sua persona.
[3]. M. Laurain-Portemer, Etudes
Mazarines, Une tête à gouverner
quatre empires, Paris, J. Laget, Paris 1997.
[4]. O. Poncet, Mazarin l'Italien, Tallandier, Paris
2018.
[5]. G. Dethan, Mazarin, un homme de paix à
l'âge baroque,
Imprimerie Nationale, Paris 1981, p.118.
[6]. Con il
termine mazarinades si intendono circa 6.000 pamphlet diffamatori,
pubblicati in Francia durante la Fronda, indirizzati al cardinale Mazzarino,
attualmente conservati presso la Bibliothéque Colbert e la Bibliothéque
Nationale di Parigi.
[7]. M. Laurain-Portemer
(1917-1996), storica e ricercatrice francese, direttrice della Bibliothèque
Mazarine di Parigi, dal 1941 al 1964.
[8]. Termine coniato dal prof. Aldo Antonio Cobianchi, storico e ricercatore,
segretario generale della S.I.D.E.F.
[9].G. Priorato, Historia del Ministerio del cardinale Giulio Mazzarino, Severgnini, Pistoia 1669