Ferramonti "Quarto Paesaggio"?
In un interessante saggio di qualche anno fa (2019) Luoghi della Memoria e paesaggi contaminati da decontaminare e nel recente libro Decontaminare le Memorie (2021), Alberto Cavaglion, storico e saggista, analizzando criticamente sia il rapporto tra paesaggio e memoria, sia quello tra paesaggio e storia, offre alla nostra attenzione una nuova “concettualizzazione del paesaggio”.
La linea argomentativa è originale e convincente: Cavaglion non solo fa riferimento alla nozione di Lieu de mémoire di Pierre Nora (1), ma ricollegandosi alla classificazione delineata da Gilles Clément nel “Manifesto del terzo paesaggio” e utilizzando il concetto di “Paesaggio contaminato” di cui parla Martin Pollack, elabora la categoria di Quarto paesaggio.
Le tre definizioni -Luoghi della memoria, Terzo Paesaggio e Paesaggio contaminato- diventano, infatti, nel discorso di Cavaglion, categorie concettuali storiografiche, a mio avviso, utili perché sollecitano una apertura cognitiva necessaria a comprendere quale sia il Quarto paesaggio e convincenti per una lettura -sine ira ac studio- di Ferramonti.
Il libro di Cavaglion -dice bene l’italianista Robert Gordon esperto di Levi- si focalizza “ferocemente” su uno dei problemi più grandi, quello della Memoria e lo tratta in maniera particolare: “navigando tra Smemoratezza e Memoriosità”, i due estremi della Memoria nella interpretazione che ne fa la società odierna: polarità tra l’ossessiva attenzione alla Shoah e la crescita di vare forme di razzismo.
Diversamente da Valentina Pisanty che tra i due fenomeni individua un rapporto di causa ed effetto, Cavaglion immagina e suggerisce un terreno intermedio di incertezze ed errori, ma anche di possibilità e proposte risolutive (bellissima in proposito la terza parte del libro anticipata nel sottotitolo “Luoghi, Libri, Sogni).
Se teniamo conto, pertanto, della classificazione tipologica e topologica dei Luoghi della Memoria indicata da Pierre Nora, capiamo che è proprio l’eccedenza semantica del concetto “Luoghi della memoria” che genera la confusione nella comprensione del nesso tra Memoria e Paesaggio. Se inoltre per tale nesso consideriamo principio di ragion sufficiente la mutazione, il diventare altro del Paesaggio -per violenza dell’uomo e della storia- come specifica Clément nella sua classificazione dei paesaggi (2), comprendiamo più facilmente la portata del degrado sia della memoria storica sia del paesaggio: “Prendere coscienza della violenza che la Storia ha esercitato sul paesaggio, ritengo sia un impegno civile” così sottolinea Cavaglion a pag.15 del suo libro, proponendo la rimodulazione del percorso educativo della memoria, appunto perché la retorica memorialistica (quella del Mai-più) e l’abbandono-incuria hanno snaturato, sciupato i paesaggi, rendendo a volte incomprensibile il passaggio stesso della storia che ha, invece, inciso questi paesaggi, contaminandoli !
E’ tempo quindi di decontaminare i luoghi malati, eliminando retorica e magniloquenza della Memoria “per riportarla sul terreno del sentire e non soltanto del vedere”.
Occorre dunque rileggere il rapporto tra
Memoria e Storia perché sinora è prevalsa una memoria pubblica poco critica e
orientata “al solo confronto di scempi”: occorre sostituire la memoria rituale con il suo contrario, la memoria obliqua (3).
Occorre, cioè, uno sguardo libero che consenta di riconoscere i paesaggi
contaminati dall’abbandono e dall’incuria, dalla violenza della storia e dall’indifferenza,
per costruire un percorso di risanamento.
Occorre immaginare il ”quarto paesaggio” come convalescente perciò risanabile. Se dunque “quarto
paesaggio” è quello che, “nonostante“ sia stato per lungo
tempo un locus solus, abbandonato,
ferito dalla violenza della storia, può essere considerato convalescente” e perciò risanabile
per la cura costante di “giardinieri
della Memoria” (4), allora Ferramonti è un Quarto paesaggio!
A Ferramonti, oggi diventato cuore pulsante
del Parco Letterario intitolato all’illustre psicanalista (internato) Ernst Bernhard, ci sono ancora poche tracce, orme , segni della violenza della storia: due baracche fatiscenti al di fuori del cancello d’ingresso, un piccolo museo (di foto d’epoca e di copie
di documenti), la saletta Fingesten e una piccolissima biblioteca ubicati nei locali un tempo destinati alla
direzione del Campo ed ora attenta cura dell’Amministrazione Comunale di
Tarsia.
Ogni giorno noi volontari
con attenzione “obliqua” impariamo a
diventare “giardinieri della memoria”, soffermandoci sulla soglia con i visitatori, invitandoli a meditare, leggendo insieme qualche passo di
lettre e diari degli internati, celebrando i Ferramonti-day (il giorno di
arrivo al Campo dei prigionieri ) nella dimensione del Tiqqun ‘Olam.
Ringrazio, pertanto, il prof. Cavaglion per aver scritto questo libro che consiglio a tutti. Libro a tratti melanconico, in bilico tra pessimismo e speranza -come commenta Gordon- e nel contempo luminoso, da cui ho imparato tanto: utilissimi suggerimenti per percorsi di rigenerazione che consentono di cogliere il tragico della storia, coltivando la speranza fondata sulla solidarietà e sulla comunanza, a conferma della validità del concetto filosofico del “ciononostante (5)” e della funzione riparatrice, salvifica della Letteratura (6)!
Teresina Ciliberti
(1) L’espressione “Luogo della Memoria” appare nell’opera in tre volumi (1984-1992) dell’Accademico francese Pierre Nora: ”Luogo della memoria è una unità significativa di ordine materiale o ideale, che la volontà degli uomini o il lavoro del tempo ha reso un elemento simbolico di una qualche comunità.[…] Un luogo della memoria ha come scopo quello di fornire al visitatore, al passante, il quadro autentico e concreto di un fatto storico. Rende visibile ciò che non lo è: la storia […] e unisce in un unico campo due discipline, storia e geografia”. Le tipologie di “luoghi della memoria” individuate sono:
- luoghi materiali: monumenti, musei, biblioteche, spazi delimitati in cui prevale la relazione della memoria con la storia; anche i memoriali fanno parte di questa prima suddivisione...
- luoghi simbolici (anniversari, pellegrinaggi…geografia mentale del ricordo di una collettività ….
- luoghi funzionali (autobiografie, diari collettivi, radiodrammi….
(2) Nel Manifesto del terzo paesaggio, Gilles Clément distingue così:
Il primo paesaggio è quello della natura incontaminata, non toccata dall’uomo.
Il secondo è il paesaggio delle arti figurative, della pittura, della poesia, della letteratura.
Il terzo paesaggio è quello dei luoghi abbandonati dall’uomo: non solo le grandi aree disabitate del pianeta, le riserve naturali e i Parchi “ma anche spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili, come le aree industriali dismesse dove crescono rovi e sterpaglie, le erbacce al centro di un’aiuola spartitraffico“.
Tali sono stati per lunghi
anni i luoghi abbandonati, dove si è commesso un crimine, un eccidio, una
strage, spazi nascosti dove innocenti sono stati reclusi a causa dei loro
orientamenti politici o per la loro diversità .
(3) Memoria obliqua è una
nozione tratta da George Perec e adottata da Philippe LeJeune: essa è il contrario
della memoria rituale. Obliqua è la memoria che
“…evita la frontalità del ricordo imposto dall’alto, che si prende gioco delle
regole della retorica classica”-
(4) Cavaglion “rivisita “
l’espressione di Valentina Pisanty Guardiani della Memoria e parla
convincentemente di
Giardinieri-Bibliotecari della Memoria!
(5) La categoria del
“ciononostante” fu coniata da Cesare Cases a commento di una frase di Thomas
Mann in Morte a Venezia: “ Tutto
quanto di valido l’umanità ha prodotto, lo ha prodotto come un ciononostante
le avversità, piegando queste alla propria volontà, traendo vigore dal dolore
e dall’intelligenza della fatica”… Cavaglion la sintetizza significativamente
così: “Nonostante la sofferenza patita
la speranza domina l’abominio"
(6) Interessanti i riferimenti letterari , in
particolare del romanzo Gli Aquiloni di Romain Gary
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