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Ferramonti. Quarto Paesaggio?

12 Giugno 2023
Ferramonti. Quarto Paesaggio?
Alberto Cavaglion, storico e saggista, analizzando criticamente sia il rapporto tra paesaggio e memoria, sia quello tra paesaggio e storia, offre alla nostra attenzione una nuova concettualizzazione del paesaggio

Ferramonti "Quarto Paesaggio"?

In un interessante saggio di qualche anno fa (2019) Luoghi della Memoria e paesaggi contaminati da decontaminare e nel recente libro Decontaminare le Memorie (2021), Alberto Cavaglion, storico e saggista, analizzando criticamente sia il rapporto tra paesaggio e memoria, sia quello tra paesaggio e storia, offre alla nostra attenzione una nuova “concettualizzazione del paesaggio”. 

La linea argomentativa è originale e convincente: Cavaglion non solo fa riferimento alla nozione di Lieu de mémoire di Pierre Nora (1), ma ricollegandosi alla classificazione  delineata da Gilles Clément nel “Manifesto del terzo paesaggio” e  utilizzando il concetto di “Paesaggio contaminato” di cui parla Martin Pollack, elabora la categoria di Quarto paesaggio. 

Le tre definizioni -Luoghi della memoria, Terzo Paesaggio e Paesaggio contaminato- diventano, infatti, nel discorso di Cavaglion, categorie concettuali storiografiche, a mio avviso, utili perché sollecitano una  apertura cognitiva necessaria a comprendere quale sia il Quarto paesaggio e convincenti per una lettura -sine ira ac studio- di Ferramonti. 

Il libro di Cavaglion -dice bene l’italianista Robert Gordon esperto di Levi- si focalizza “ferocemente” su uno dei problemi più grandi, quello della Memoria e lo tratta in maniera particolare: “navigando tra Smemoratezza e Memoriosità”, i due estremi della Memoria nella interpretazione che ne fa la società odierna: polarità tra l’ossessiva attenzione alla Shoah e la crescita di vare forme di razzismo. 

Diversamente da Valentina Pisanty che tra i due fenomeni individua un rapporto di causa ed effetto, Cavaglion immagina e suggerisce un terreno intermedio di incertezze ed errori, ma anche di possibilità e proposte risolutive (bellissima in proposito la terza parte del libro anticipata nel sottotitolo “Luoghi, Libri, Sogni). 

 Se teniamo conto, pertanto, della classificazione tipologica e topologica dei Luoghi della Memoria indicata da Pierre Nora, capiamo che è proprio l’eccedenza semantica del concetto “Luoghi della memoria” che genera  la confusione nella comprensione del nesso tra Memoria e Paesaggio. Se inoltre per tale nesso consideriamo principio di ragion sufficiente la mutazione, il diventare altro del Paesaggio -per violenza dell’uomo e della storia- come specifica Clément  nella  sua classificazione dei paesaggi (2), comprendiamo più facilmente la portata del degrado sia della memoria  storica  sia del paesaggio: “Prendere coscienza della violenza che la Storia ha esercitato sul paesaggio, ritengo sia un impegno civile” così sottolinea Cavaglion a pag.15 del suo libro, proponendo la rimodulazione del percorso educativo della memoria, appunto perché la retorica memorialistica (quella del Mai-più) e l’abbandono-incuria hanno snaturato, sciupato i paesaggi, rendendo a volte incomprensibile il passaggio stesso della storia che ha, invece, inciso questi paesaggi, contaminandoli !

E’ tempo quindi di decontaminare i luoghi malati, eliminando  retorica e magniloquenza della Memoria “per riportarla sul terreno del sentire e non soltanto del vedere” 

 Occorre dunque rileggere il rapporto tra Memoria e Storia perché sinora è prevalsa una memoria pubblica poco critica e orientata “al solo confronto di scempi”: occorre sostituire la memoria rituale con il suo contrario, la memoria obliqua (3). Occorre, cioè, uno sguardo libero che consenta di riconoscere i paesaggi contaminati dall’abbandono e dall’incuria, dalla violenza della storia e dall’indifferenza, per costruire un percorso di risanamento.

Occorre immaginare il ”quarto paesaggio” come convalescente perciò risanabile. Se dunque “quarto paesaggio” è quello che, “nonostante“ sia stato per lungo tempo  un locus solus, abbandonato, ferito dalla violenza della storia, può essere  considerato convalescente” e perciò risanabile per la cura  costante di “giardinieri della Memoria” (4), allora Ferramonti è un Quarto paesaggio!

  A Ferramonti, oggi diventato cuore pulsante del Parco Letterario intitolato all’illustre psicanalista (internato) Ernst Bernhard, ci sono ancora poche tracce, orme , segni della violenza della storia: due baracche fatiscenti al di fuori del cancello d’ingresso, un piccolo museo (di foto d’epoca e di copie di documenti), la saletta Fingesten e una piccolissima biblioteca  ubicati nei locali un tempo destinati alla direzione del Campo ed ora attenta cura dell’Amministrazione Comunale di Tarsia.

Ogni giorno noi volontari con attenzione “obliqua” impariamo a diventare “giardinieri della memoria”, soffermandoci sulla soglia con i visitatori, invitandoli  a meditare, leggendo insieme  qualche passo di lettre e diari degli internati, celebrando i Ferramonti-day (il giorno di arrivo al Campo dei prigionieri ) nella dimensione del Tiqqun ‘Olam.

Ringrazio, pertanto, il prof. Cavaglion per aver scritto questo libro che consiglio a tutti. Libro a tratti melanconico, in bilico tra pessimismo e speranza -come commenta  Gordon- e nel contempo luminoso, da cui ho imparato tanto: utilissimi suggerimenti per percorsi di rigenerazione che consentono di cogliere il tragico della storia, coltivando la speranza  fondata sulla solidarietà e sulla comunanza, a conferma della validità del concetto filosofico del “ciononostante (5)” e della funzione riparatrice, salvifica della Letteratura (6)!

 Teresina Ciliberti

   (1) L’espressione “Luogo della Memoria” appare nell’opera in tre volumi (1984-1992) dell’Accademico francese Pierre Nora: ”Luogo della memoria è una unità significativa di ordine materiale o ideale, che la volontà degli uomini o il lavoro del tempo ha reso un elemento simbolico di una qualche comunità.[…] Un luogo della memoria ha come scopo quello di fornire al visitatore, al passante, il quadro autentico e concreto di un fatto storico. Rende visibile ciò che non lo è: la storia […] e unisce in un unico campo due discipline, storia e geografia”. Le tipologie di “luoghi della memoria” individuate sono:    

-  luoghi materiali: monumenti, musei, biblioteche, spazi delimitati in cui prevale la relazione della memoria con la storia; anche i memoriali fanno parte     di questa prima suddivisione...
-  luoghi  simbolici  (anniversari, pellegrinaggi…geografia mentale del ricordo di una collettività ….
-  luoghi funzionali (autobiografie, diari collettivi, radiodrammi….  

(2) Nel   Manifesto del terzo paesaggio, Gilles Clément  distingue così: 

Il primo paesaggio è quello della natura incontaminata, non toccata dall’uomo.
Il secondo è il paesaggio delle arti figurative, della pittura, della poesia, della letteratura.
Il terzo paesaggio è quello dei luoghi abbandonati dall’uomo: non solo le grandi aree disabitate del pianeta, le  riserve naturali e i Parchi  “ma anche spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili, come le aree industriali dismesse dove crescono rovi e sterpaglie, le erbacce al centro di un’aiuola spartitraffico“.

Tali sono stati per lunghi anni i luoghi abbandonati, dove si è commesso un crimine, un eccidio, una strage, spazi nascosti dove innocenti sono stati reclusi a causa dei loro orientamenti  politici o per la loro diversità .

(3) Memoria obliqua è una nozione tratta da George Perec e adottata da Philippe LeJeune: essa è il contrario della memoria rituale. Obliqua è la memoria che “…evita la frontalità del ricordo imposto dall’alto, che si prende gioco delle regole della retorica classica”-

(4) Cavaglion “rivisita “ l’espressione di Valentina Pisanty Guardiani della Memoria e parla convincentemente  di Giardinieri-Bibliotecari della Memoria!

(5) La categoria del “ciononostante” fu coniata da Cesare Cases a commento di una frase di Thomas Mann in Morte a Venezia: “ Tutto  quanto di valido l’umanità ha prodotto, lo ha prodotto come un ciononostante le avversità, piegando queste alla propria volontà, traendo vigore  dal dolore  e dall’intelligenza della fatica”… Cavaglion la sintetizza significativamente così:  “Nonostante la sofferenza patita la speranza domina l’abominio"

 (6) Interessanti i riferimenti letterari , in particolare del romanzo Gli Aquiloni di Romain Gary


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Ferramonti di Tarsia (Cs)

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